giovedì 25 settembre 2014

Iside Regina

"Oh Regina del cielo, sii tu Cerere alma, Creatrice prima delle messi, tu che nella gioia d'aver ritrovato tua figlia eliminasti l'antica usanza di nutrirsi, come delle fiere, di ghiande, rivelando così agli uomini un cibo più mite, e ora frequenti le zolle di Eleusi; sii tu Venere celeste, che agli albori del mondo congiungesti i sessi in contrasto, generando Amore e propagando con frutti sempre novelli l'umana stirpe, e ora sei onorata nel santuario di Pafo che il mare circonda; sii tu la sorella di Febo, che alleviando con le tue cure il parto alle donne incinte, hai fatto nascere intere popolazioni, e ora sei venerata nel tempio illustre di Efeso; sii tu la venerabile Proserpina che la notte con le tue urla e col tuo triforme aspetto freni l'impeto delle larve, sbarri le porte di sotterra, erri qua e là per le selve e accogli propizia le varie cerimonie di ossequio; tu che con la tua femminile luce rischiari ovunque le mura delle città e col tuo rugiadoso splendore alimenti la rigogliosa semente e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore; con qualsiasi nome, con qualsiasi rito, sotto qualsiasi aspetto sia lecito invocarti, concedimi finalmente la tua assistenza nell'ora della estrema rovina, rinsalda la mia afflitta fortuna e, dopo tante disgrazie che ho sofferto, dammi tregua e riposo, basta con le fatiche, basta con i pericoli. cancella l'orrido aspetto del quadrupede, rendimi agli occhi dei miei, rendi a me quel Lucio ch'io ero, e, se un dio mi perseguita con implacabile crudeltà per un'offesa che gli abbia fatta, mi sia almeno concesso di morire, se non mi è concesso di vivere".

Ma non avevo ancora chiuso completamente gli occhi ed ecco di mezzo al mare una divina figura emergere, levando un volto degno di essere adorato dagli dèi medesimi. Mi parve poi che, a poco alla volta, tutta la persona, come una luminosa statua, si rizzasse dinanzi a me, scuotendo l'onda marina.

"Io sono la genitrice dell'universo, la sovrana di tutti gli elementi, l'origine prima dei secoli, la regina delle ombre, la prima dei celesti; io riassumo nel mio volto l'aspetto di tutte le divinità maschili e femminili; sono io che governo col cenno del capo le vette luminose della volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi dell'Averno.
Indivisibile è la mia divina essenza, ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme, con riti diversi, sotto differenti nomi.
Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano Madre degli dèi, adorata in Pessinunte;
gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;
i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo;
i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;
i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;
gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea;
alcuni Giunone; altri Bellona; gli uni Ecate; gli altri Rammusia.
Ma le due stirpi degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi nascenti del sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli Egiziani il cui antico sapere conferisce potenza, mi onorano con riti che appartengono a me sola, e mi chiamano col mio vero nome
:
 

Iside Regina".

le Metamorfosi o l'Asino d'oro - Apuleio





Ritratto di Donna, Sacerdotessa, Dea

Luca Bagatin: Sei legatissima alla spiritualità. Sia Orientale che Occidentale. Come ti sei avvicinata alla figura dell'iconografia Indù, in particolare? Che cos'è per te la spiritualità e come può, questa, fondersi con l'erotismo e l'amore?

Debdea Shakti: Sono sempre stata dotata di un forte richiamo verso la spiritualità e fede in quella che potremmo chiamare divina provvidenza. Insomma, credo in un’intelligenza superiore che ci trascende, ma questa visione non mi è mai bastata, la sentivo incompleta e la mia cultura non mi dava modo di integrarla con altri aspetti che sentivo altrettanto veri: se c’era un Dio Padre, lassù nei Cieli, doveva esserci anche una Dea Madre, un principio immanente che si manifesta in ogni aspetto della creazione, a partire da quaggiù, la Terra. E forse, se ci sono una Madre e un Padre, l’essere umano è un Dio Figlio che gode di entrambi questi aspetti, potenzialmente androgino. La divinità è quindi nei cieli, nella terra e si sposa in noi. Questa visione la trovo completa e riscontrare che in oriente viene usata, in riferimento all’iconografia di Shiva, Shakti e Ganesha, una triade divina indù (una sacra famiglia, in effetti), ad esempio, mi ha riempita di gioia. Come a dire che a volte quando non ci si riconosce nella religione del luogo in cui nasciamo, preferiamo rinunciare a fede e spiritualità tout court, professarci atei o agnostici, che lo trovo un atteggiamento molto infantile. Te lo metto sotto metafora: un figlio accetta fino a un certo punto gli insegnamenti impartiti in famiglia, per poi maturare una sana ribellione, andare per il mondo a cercare la propria verità e infine pacificarsi con la famiglia d’origine, salvando ciò che di buono gli ha trasmesso e superando quella visione, arricchendola della propria esperienza personale. Se si ferma a recriminare tutta la vita per gli insegnamenti ricevuti in famiglia, a combatterli o rinnegarli, diventa un eterno bambino dipendente, per contrapposizione, esattamente da una visione distorta di quegli stessi insegnamenti.
Riguardo al legame tra spiritualità e sessualità, già credo di averti risposto: per me sono due aspetti complementari e inestricabili. E’ attraverso la sessualità che entriamo nel mondo, quindi già per questo è sacra. Ma è attraverso l’energia sessuale correttamente indirizzata che possiamo rinascere, ricrearci come esseri umani liberi e integri, e per questo è ancora più sacra. Diciamo che sesso e spirito sono due poli che si attivano a vicenda. Non c’è Shiva senza Shakti e viceversa, potremmo dire. Non c’è energia spirituale senza energia sessuale, né principio maschile senza quello femminile. E’ un dualismo che va ricomposto in una dualità di opposti complementari che vivono l’uno grazie all’altro, come il simbolo dello yin/yang. Per questo è pericoloso separarli: il sesso senza spirito diventa ben presto bestiale o meccanico, la spiritualità priva di una corretta gestione dell’energia sessuale è effimera, sterile. Non puoi trovare Dio se rinneghi la Dea e il suo aspetto più importante, cioè l’energia sessuale e creatrice.




Luca Bagatin: In privato mi hai detto che il tuo obiettivo è quello di "ristabilire il culto dell'Amore e dell'Eros". Come si sostanzia questo tuo obiettivo ?

Debdea Shakti: Sai, un tempo, se mi avessi chiesto che avrei voluto fare da grande, ti avrei risposto: la scrittrice. A un certo punto ho capito che volevo e potevo essere soltanto la protagonista della narrazione della mia vita. In effetti, mi limito a incarnare il modello di donna che vorrei tornasse ad essere legittimato nel mondo: la Sacerdotessa del culto dell’Amore e dell’Eros, qualcuno per cui sesso e sacralità vanno sempre di pari passo, che suscita rispetto non ‘nonostante’ sia associata al sesso, ma esattamente per questo. Il sesso deve essere restituito alla sua sfera di competenza: il Sacro e con esso le sue sacerdotesse (etimologicamente: coloro che conducono al sacro). 

Se Gandhi aveva ragione, essere il cambiamento che vorrei vedere manifestarsi nel mondo dovrebbe bastare.

Tratto dall'intervista di Luca Bagatin a Debdea Shakti in Ritratti di Donna, Ipertesto Edizioni






Colei che è Vita, Coscienza, Esperienza

La mia Runa si chiamava Ingwaz. 

Ingwaz è un altro nome della Dea Nerthus, la Grande Madre primordiale, fonte di tutta la vita, e ne simboleggia la Vulva in una rappresentazione simile a quella della Dea irlandese Sheela-Na-Gig, presente in molte chiese dell'isola, e a quelle delle incisioni rupestri rinvenute in Francia e risalenti a oltre tremila anni fa. Significa fertilità e indica un nuovo sentiero attraverso il quale l'eroina, o l'eroe, giunge alla Dea. Rappresenta tanto i magici poteri di rinascita che scaturiscono dal suo grembo quanto i suoi occhi che tutto vedono. E' quindi un simbolo del dono della seconda vista e anche un emblema della sessualità femminile e del potere di creare la vita dall'abisso. Denota la necessità di liberarsi dai vincoli del passato e dalle limitazioni imposte da educazione e cultura.

il Sentiero della Dea - Phyllis Curott

Il significato della Creazione è contemplare la forma portatrice e generatrice.
Allora una Donna meravigliosa emerse dall'oceano.
La meravigliosa forma della Donna,
la portatrice della prima parte.
Essa è l'Energia dinamica
che emerge dal primo al di là.
il suo nome è MahaKali,
contemplazione della meravigliosa forma della Donna.
(Kalika Khaned)

Essa è la forma di tutto ciò che è cosciente.
L'origine della conoscenza, la percezione della realtà, l'istigatrice dell'intelletto.
(Devi Bhagavata)

Da Me proviene il cibo che si mangia, ciò che si vede, ciò che si respira, ciò che si ode.
Coloro che mi ignorano vengono distrutti.
Ascoltate quindi e meditate con rispetto quanto dico.
Io Sono la gioia degli dèi e degli uomini.
Rendo ciascuno come desidera essere, timoroso o generoso, un uomo di intuizione o di intelletto...
Io pervado il Cielo e la Terra.
Io do nascita al Padre. Sono la sua testa.
Nasco dalle acque primordiali: da là mi sono diffusa nell'universo.
Con il mio corpo tocco il cielo. Quando creo i mondi, soffio come il vento.
La mia grandezza supera il Cielo e la Terra.
(Rg Veda)

La Creazione nasce dalla manifestazione della triplice potenza di Realtà (Lakshmi), Coscienza (Sarasvati), Esperienza (Durga).
Secondo il Piano concepito nello spirito divino, l'Energia (Shakti) sorse dall'irraggiamento di Realtà-Coscienza-Esperienza.
Dall'Energia scaturì la vibrazione primaria (nada), il punto limite, inizio della manifestazione (bindu).
(Shri Bhagavati-tattva)

"Colei che dà la Vita, Colei che dà la Forma" - Luciana Percovich





mercoledì 24 settembre 2014

Anasyromai, la sacralità di un gesto dimenticato - 2

Nel pensiero taoista, l'idea che i genitali femminili siano l'Origine di tutta la vita nell'universo è espressa dalle seguenti parole tratte dal Tao Teh-Ching:

Lo Spirito della Valle non muore,
è la Misteriosa Femmina.
La Porta della Misteriosa Femmina
è la scaturigine del Cielo e della Terra.
Perennemente dentro di noi in ogni momento
puoi attingervi finché vuoi, non si esaurisce.

Lao Tzu - la Regola Celeste

L'idea della Vagina come origine simbolica dell'universo si esprime anche nel linguaggio. Il termine sanscrito per indicare i genitali femmini è Yoni, parola che significa 'grembo', 'origine', e 'sorgente'.
Se si consulta un dizionario o un'enciclopedia, si vede che la definizione di Yoni è stratificata. Il primo significato fa riferimento ai "genitali femminili, visti come simbolo divino del piacere sessuale, matrice della generazione e forma visibile di Shakti". Il secondo significato rinvia a un' "immagine dei genitali femminili in quanto oggetto di venerazione". Il più celebre testo erotico indiano, il Kamasutra (redatto da Vatsyayana intorno al IV secolo d.C. ) parla della Yoni come di "un'area sacra, un cuscinetto di piacere, una regione occulta che merita venerazione e un simbolo dei Misteri cosmici". Un antico testo indù informa inoltre che coloro che venerano la Vagina, "questo altare dell'Amore", vedranno esauditi tutti i loro desideri.

Questo modo reverenziale e religioso di concepire la Vagina ha dato origine a numerosi miti e rituali. Ogni giorno in India pellegrini si recano al tempio e alla grotta di KamaKhya Pitha vicino a Gauhati, nello stato dell'Assam, per venerare un luogo sacro che considerano l'Axis Mundi, il centro dell'Universo. L'Axis Mundi è lo Yonimandala, una roccia collocata all'interno della grotta che ha la forma di una Yoni ed è "mestruata" una volta all'anno, quando da essa sgorga acqua di colore rosso. Durante il resto dell'anno la Yoni è mantenuta umida da una sorgente naturale sotterranea. Secondo la mitologia indù, lo Yonimandala rappresenta il luogo in cui cadde la Yoni della Dea Shakti quando il suo corpo smembrato precipitò sulla Terra. un tempio fu quindi eretto in onore della sua Yoni.
La "mestruazione" annuale viene interpretata dai fedeli come una naturale conferma dell'importanza di venerare la Vagina e come la prova che la Terra è una Dea. Il "sangue" della roccia sacra è il risultato del traboccamento della sorgente sotterranea all'inizio della stagione dei monsoni, e la colorazione rossa è attribuita alla presenza di ossido di ferro. Altre formazioni naturali e grotte che ricordano la Yoni vengono venerate in diverse zone dell'India, dove i genitali femminili sono considerati Simboli Sacri della Divinità Femminile. Due delle più importanti Dee indù, Durga e Kali, sono celebrate come incarnazioni dei poteri di Vita e di Morte, creazione e distruzione, della Vagina. Anche la versione indiana del Paradiso, l'isola di Jambu, ha la forma di una Vagina.

Il fatto che il Culto della Vagina abbia ancora un ruolo nella coscienza pubblica fa sì che le immagini raffiguranti il gesto di mostrare la Vagina (simili alle fanciulle Sheela-Na-Gig) siano considerate Sacre.

Storia di V, biografia del sesso femminile - Catherine Blackledge



martedì 23 settembre 2014

Arianna, la sposa del Dio delle Donne

Nell'antica Grecia così come nel mondo romano alcuni dei rituali e delle Feste Dionisiache avevano carattere pubblico ed erano aperte a un grande numero di persone, tuttavia tali occasioni non erano celebrate col fine di ottenere quegli stati entusiastici che apportavano la conoscenza divina di cui si è già parlato. Invece erano riti segreti e destinati a un ristretto numero di candidati scelti (di solito si trattava esclusivamente di donne) a portare all'Iniziazione, ovvero a permettere di intraprendere un cammino spirituale che avrebbe potuto condurre a conoscere modi d'essere superumani.
Il senso di un'Iniziazione può essere ravvisato anche grazie all'etimologia di tale parola. Infatti il verbo 'iniziare' sembra venire dal latino in-ire, ovvero andare, entrare dentro e potrebbe avere il senso di cominciare, grazie all'incontro con un Maestro o una Maestra in grado di farlo, un nuovo percorso che consenta di accedere a una dimensione sconosciuta, di scoprire all'interno di sé una parte in grado di dare inizio a una vita diversa. L'etimologia suggerisce l'ingresso di una nuova Forza all'interno dell'adepto, un'Energia che viene fatta entrare, risvegliata in colui che comincerà a percorrere una Via di trasformazione e trascendenza.

Il verbo greco per designare l'Iniziazione, ovvero 'teléo', ha il duplice senso di nascere, sorgere, cominciare qualcosa di nuovo, come quello di morire, finire, portare a termine, questo tema della fine e della morte potrebbe riferirsi alla condizione precedente e ordinaria che viene abbandonata. Inoltre tale verbo ha anche il senso di portare a compimento un'azione in modo perfetto, ineccepibile, di concludere un'impresa con pieno successo e raggiungere un obiettivo, ed in questo si potrebbe ipotizzare si nasconda un'allusione all'Iniziazione come un modo per ritrovare il migliore e il più completo senso dell'esistenza.

Per riassumere si potrebbe intendere a questo punto un'Iniziazione come il coraggioso inizio di una nuova vita, che condurrà, grazie ad un insegnamento, ad abbandonare la parte umana con cui solitamente ci si identifica, a far morire il proprio io, per rinascere ad una condizione spirituale più alta, che permetterà di vivere la propria vita in funzione di dimensioni divine e trascendenti, grazie soprattutto a ciò che di divino e non personale alberga dentro coloro che hanno le qualificazioni per intraprendere questo cammino.

Dioniso e le Donne, ovvero la gioiosa follia - Leda Bearné






lunedì 22 settembre 2014

la Lupa

Cominciammo la ricerca del selvaggio, da piccole o da adulte, perché nel pieno di una qualche ardente impresa sentimmo che era vicina una presenza selvaggia e confortevole. sentimmo all'interno della psiche il rumore di un respiro familiare che veniva da lontano, sentimmo tremiti attraverso la terra, e istintivamente sapemmo che qualcosa di possente e d'importante, una selvaggia libertà dentro di noi, era in movimento.
Prendemmo a seguire come ombre la Donna Selvaggia, e Lei amorevolmente fece altrettanto. ululava, e cercammo di risponderle, prima ancora di ricordare come si parla il suo linguaggio, prima ancora di sapere esattamente con chi avremmo parlato. Lei ci attese, e ci incoraggiò. Questo è il miracolo della natura selvaggia e istintuale. 


Prive di piena conoscenza, sapemmo. 

Prive di una completa visione, comprendemmo che una forza miracolosa e amorosa esisteva al di là dei confini dell'Io.

Donne che corrono coi lupi - Clarissa Pinkola Estés





giovedì 18 settembre 2014

Lady Debdea Shakti & Lord Don Juan el Morya Shiva, Love Mistress&Master, from Venus

There's only three men that I'ma serve my whole life
It's my Daddy and Nebraska and Jesus Christ.


Lady Gaga - You & I


We are the crowd,
We’re c-coming out
Got my flash on it’s true
Need that picture of you
It’s so magical
We’d be so fantastical
Leather and jeans a watch on my wrist,
Not sure what it means,
But this photo of us
It don’t have a price
Ready for those flashing lights,
Cause you know that baby i

I'm your biggest fan
I’ll follow you until you love me
Papa-paparazzi,
Baby there’s no other superstar
You know that i’ll be your
Papa-paparazzi

Promise i’ll be kind,
But i won’t stop until that boy is mine
Baby you’ll be famous
Chase you down until you love me
Papa-paparazzi

I’ll be your girl
Backstage at your show,
Velvet ropes and guitars,
Yeah cause you’ll know
I’m staring between the sets
Eyeliner and cigarettes

Shadow is burnt
Yellow dance and return
My lashes are dry
But with teardrops I cry
It don’t have a price
Loving you is cherry pie
‘Cause you know that baby I

I'm your biggest fan
I’ll follow you until you love me
Papa-paparazzi,
Baby there’s no other superstar
You know that i’ll be your
Papa-paparazzi

Promise i’ll be kind,
But i won’t stop until that boy is mine
Baby you’ll be famous
Chase you down until you love me
Papa-paparazzi

Real good
(We dance in the studio)
Snap, snapped
(That xxxx on the radio)

Don’t stop boy, rewind
We’ll blast it but we’ll still have fun!

I'm your biggest fan
I’ll follow you until you love me
Papa-paparazzi,
Baby there’s no other superstar
You know that i’ll be your
Papa-paparazzi

Promise i’ll be kind,
But i won’t stop until that boy is mine
Baby you’ll be famous
Chase you down until you love me
Papa-paparazzi


Lady Gaga - Paparazzi


Don't be a drag, just be a queen
Whether you're broke or evergreen
You're black, white, beige, chola descent
You're Lebanese, you're orient
Whether life's disabilities
Left you outcast, bullied, or teased
Rejoice and love yourself today
'cause baby you were born this way


I'm beautiful in my way
'Cause God makes no mistakes
I'm on the right track, baby
I was born this way


Lady Gaga - Born this way




martedì 16 settembre 2014

Tempo Ordinario, Tempo Magico

L'aspetto più radicante della Tradizione del Drago Trasparente è sicuramente l'unione dei due Mondi: quello Ordinario e quello Magico.
Sono anche detti lato destro e lato sinistro: il primo è quello in cui viviamo ordinariamente, il mondo conosciuto ed accettato socialmente, questa realtà definita; si può dire in senso lato che è più maschile, e vi rientrano le emozioni come le intendiamo comunemente; secondo gli insegnamenti della Tradizione esso è legato agli esseri umani come lo erano in origine, cioè i cosiddetti Cavalieri del Drago. Il lato sinistro, invece, è il mondo magico, quello dell'altra percezione, della sensibilità e sensitività, dei sogni, dove due più due non fa quattro ma, come diceva l'angelo Eugenio, forse il cielo stellato: è più femminile, ed è legato agli spiriti e al Popolo fatato della Terra.
Questi due aspetti si comprendono molto meglio quando si osservano e sperimentano come "tempi": il tempo ordinario (o tempo della dimenticanza) e il tempo magico (o tempo del sogno). ogni volta che ci muoviamo, siamo o nell'uno o nell'altro tempo, il che è essere in un mondo piuttosto che in un altro, dove vigono regole diverse, valori diversi, percezioni diverse.
Lo sforzo della Tradizione è quello di rendere comprensibile per le persone la differenza tra questi due stati dell'essere (essere inteso non solo come persona, ma come Tutto), riconoscerli, e integrarli in un vissuto il più possibile armonico. La ricerca dell'unità tra maschile e femminile, cielo e terra, yin e yang, potrebbe essere la risonanza di questo antico ricordo.

Molte risorse ci sono negate nel viaggio che compiamo sulla Terra proprio perché abbiamo dimenticato il tempo magico: la società ha scelto di escluderlo, e noi abbiamo deciso con essa. Di conseguenza le verità, sia personali che comuni, hanno seguito un'impronta, quella del tempo ordinario, che però è completamente relativa, non assoluta. Il disagio che percepiamo spesso dentro deriva dalla mancanza di contatto e valorizzazione del mondo magico, che poi in realtà è nient'altro che il vero stato dell'essere della Terra: gli alberi, gli animali selvatici, tutta la Natura vive nel tempo magico, ed è per questo che spesso stentiamo a riconoscerne il valore e a volte la vita stessa (pensando ad esempio che le pietre non abbiano una consapevolezza o che gli animali siano esseri inferiori). Ciò chiarisce ancora di più le nostre difficoltà a vivere su questo pianeta.
Il tempo ordinario è il tempo della mente, con cui abbiamo definito il Tutto, il tempo magico è il tempo del sentire, con cui ci apriamo al momento presente, all'ignoto, al sacro.
Secondo la Tradizione il punto è togliere il velo che separa le due realtà, che divide il Tutto: effettivamente non c'è una vera separazione tra i due aspetti, e tutto riguarda semplicemente la vita e il nostro vissuto, anche se non li vediamo, il mondo ordinario e quello magico sono costantemente presenti, perché sono nella stessa realtà. Il Tutto è semplicemente il Tutto, e siamo solo noi che lo dividiamo e possiamo esplorarlo utilizzando la mente, oppure l'immaginazione, la fantasia, il potere personale, la Visione interiore.
Questa traccia dalle infinite sfaccettature ha effettivamente percorso tutto il lavoro compiuto negli anni con i gruppi della Tradizione, sia che si trattasse di esplorare le dimensioni interiori, sia che riguardasse invece la gestione di tematiche della vita quotidiana (relazioni, emozioni, lavoro, ecc.). A livello pratico secondo la Tradizione se non vediamo la compresenza dei due aspetti, e soprattutto non la facciamo nostra, per lo più dobbiamo poi rifare i conti, con noi stessi e con le situazioni in gioco: la vita cerca sempre di colmare il disequilibrio chiedendoci di pagare le bollette, avere più cura dei nostri figli, o riconsiderare e valorizzare la nostra sensibilità interiore e l'esistenza dello spirito, attraverso anche una grave malattia.
Ricercare l'integrazione del lato destro e del lato sinistro, del tempo magico e del tempo ordinario è qualcosa che riguarda tutte le singole vicende che ci troviamo ad affrontare quotidianamente. Ma trovarla stabilmente è l'obiettivo di una vita, o forse più.

Si dice che quando ricordiamo l'unione del lato destro e del lato sinistro, il patto tra Cavalieri del Drago e Popolo Fatato, ritroviamo noi stessi".


il Risveglio della Dea Rossa-la Tradizione degli Eroi Guerrieri dell'Amore, Roberto Giordano




lunedì 15 settembre 2014

UomaN

Sono una Donna di sinistra con un Uomo di destra dentro di Sé.

E anche questo mi pare abbastanza.


debdeashakti



Vergini Arcaiche, le mediatrici divine tra i due Regni

Del resto, se il significato della verginità è così profondamente mutato, come la sua etimologia ci mostrerà chiaramente, al punto che essa viene equiparata ad una castità fisica, questo fatto rivela di per sé anche il cambiamento radicale e totale avvenuto nella considerazione del femminile e della femminilità.
...oggi, per una fanciulla che desiderasse, magari più di ogni altra cosa, avvicinarsi realmente e non attraverso la fantasia o la ragione, ad uno stato di verginità, così come essa veniva intesa nell'antichità, potrebbe essere oltre misura difficile conseguire questo obiettivo; quest'ultimo infatti potrebbe coincidere con una condizione raggiungibile solo prescindendo da qualsiasi rapporto di soggezione ad un uomo, ritrovando in se stessa una femminilità pura e al di là di ogni morale e forse in contrapposizione totale alle moderne concezioni in proposito. Si tratterebbe di ritrovare quello stato d'essere superiore e superumano che sembra aver caratterizzato alcune antiche Sacerdotesse, fuse e identificate totalmente con una di quelle arcaiche Divinità Femminili legate all'Eros, alla Natura e alla Gioia, che potevano essere differenti, ma in definitiva sovrapponibili forme di un'unica ed eterna Dea androgina primordiale, Sovrana del mondo naturale, delle sue infinite meraviglie, e datrice di felicità.


le Vergini Arcaiche, Leda Bearné


L'aspetto più radicante della Tradizione del Drago Trasparente è sicuramente l'unione dei due mondi: quello ordinario e quello magico.
Sono anche detti lato destro e lato sinistro: il primo è quello in cui viviamo ordinariamente, il mondo conosciuto ed accettato socialmente, questa realtà definita; si può dire in senso lato che è più maschile, e vi rientrano le emozioni come le intendiamo comunemente; secondo gli insegnamenti della Tradizione esso è legato agli esseri umani come lo erano in origine, cioè i cosiddetti Cavalieri del Drago. Il lato sinistro, invece, è il mondo magico, quello dell'altra percezione, della sensibilità e sensitività, dei sogni, dove due più due non fa quattro ma, come diceva l'angelo Eugenio, forse il cielo stellato: è più femminile, ed è legato agli spiriti e al Popolo fatato della Terra.
 

Si dice che quando ricordiamo l'unione del lato destro e del lato sinistro, il patto tra Cavalieri del Drago e Popolo Fatato, ritroviamo noi stessi".

il Risveglio della Dea Rossa, la Tradizione degli Eroi Guerrieri dell'Amore - Roberto Giordano


domenica 14 settembre 2014

Jana, la Dea della Soglia


Uno dei principi cardinali della visione al femminile dell'universo è che la dinamicità della natura e il suo periodico rinnovamento fondano sull'equilibrio degli opposti, in cui la Dea incarna sia l'unità, sia la dualità delle varie nascite e morti, vivendo nella trinità della sua natura la sintesi finale di tutte le opposizioni.
Nella concezione di un Dio femminile, l'ordinamento delle realtà manifestate possiede una regolarità verificabile nei principali mutamenti che si ripetono in cicli giornalieri, mensili e annuali con le fasi di discesa ascesa della luce nei due solstizi, corrispondenti all'inizio dell'estate e dell'inverno, a simboleggiare una rigenerazione cosmica di tutto il creato. da qui deriva il simbolismo delle 'porte solstiziali' che aprono le varie fasi del cammino della luce (...)
Secondo René Guénon, era la Dea Jana o Diana a dirigere le cerimonie di morte e resurrezione, in cui la Luna era considerata Porta del Cielo e Porta degli Inferi (Diana ed Ecate) e il passaggio dalla condizione umana a quella divina si effettuava in armonia con la ciclicità delle stagioni e dei ritmi vitali. Sappiamo che gli esseri umani regolavano i loro incontri e le loro preghiere secondo i cicli naturali, le differenti stagioni, le diverse posizioni della terra rispetto agli altri pianeti, dove probabilmente l'incontro segnava il saluto, la gioia di rivedersi in armonia con le congiunzioni del creato.


Rosa Mistica - la Tradizione della Dea nel Nuovo Testamento, Elisa Ghigghini





sabato 13 settembre 2014

Memorie di un'Etrusca

Sembra, ad ogni modo, che il germe generatore del racconto sia stata un'usanza immemorabile, secondo la quale la donna etrusca, come si praticava nella società Cretese ed Egiziana, aveva - per Tito Livio - il privilegio di "fare i Re, quasi che la legittimità monarchica dipendesse dalla designazione e dalla consacrazione da parte della Regina.
(...)
Se Teopompo scriveva che gli Etruschi mettevano le donne in comune, sì che nascevano figli della cui paternità non si aveva certezza, coglieva un aspetto della posizione della donna nella società etrusca, vista nell'ottica di un greco. Esaminata invece con mentalità più aperta, la promiscuità di figli e figliastri può essere considerata come una naturale conseguenza dell'assoluta indipendenza di vita della donna. La quale non si poneva scrupoli moralistici, ma riteneva di avere diritto - almeno alla pari degli uomini - a vivere la sua vita, non quella imposta da regole e confini stabiliti fuori della sua volontà.
(...)
Presso alcuni templi, quelli dedicati ad Afrodite in particolare, esisteva la Prostituzione Sacra. Detta forma di prostituzione si estese al culto di Astarte (corrispondente siro-fenicia di Venere, la Dea dell'Amore). Recentemente è stata acclarata l'esistenza, nell'area del santuario di Gravisca (nei pressi di Tarquinia), di un culto di Astarte che accredita l'esistenza di forme di prostituzione sacra anche in quest'ultima località. Nel tempio di Afrodite di Gravisca è stata rinvenuta recentemente una ceramica riportante la dedica di una 'prostituta', Ramtha Veratres, indirizzata alla Dea dell'Amore. Negli ultimi anni la studiosa Antonia Rallo ha osservato che esiste "un testo che indirettamente potrebbe gettare uno spiraglio di luce sul problema di una Classe Sacerdotale Femminile in Etruria".
(...)
la Dea etrusca dell'Amore era Turan (la greca Afrodite, equivalente alla Venere latina), che letteralmente significava "la Signora", esprimendo l'idea base del Potere. A Turan erano dedicati santuari di vario livello, fra cui quello di Gravisca, dove di recente è stata accertata l'esistenza di pratiche di prostituzione sacra. E se il massimo nume etrusco Voltumna era rappresentato come mostro o come dio e guerriero, in Turan gli Etruschi riconoscevano l'onnipotenza e la duttilità dell'intervento divino nei fatti umani e nei cicli biologici naturali e, dunque, anche nei tempi e nei modi riguardanti il sesso. (...) Il mondo etrusco non conosceva quello che noi chiamiamo il senso del peccato. Fare all'Amore non solo non era peccato e non conduceva a perdizione eterna, ma paradossalmente potremmo affermare che era invece peccaminoso non farlo, rifiutare di conoscerlo, perché la divinità della procreazione e dell'abbondanza avrebbero potuto offendersi. Questi concetti, in qualsiasi società i tipo agricolo, erano i più alti concepibili e ammissibili(...) Siamo noi sessuomani di oggi che - portandoci appresso ancora, nel subcosciente, retaggi di prevenzioni, pregiudizi, repressioni in parte trasmessi agli esseri umani da concezioni religiose chiuse e spasmodicamente severe in materia di sesso - pretendiamo di spiegare, con la nostra mentalità, l'atteggiamento e il comportamento insiti nelle usanze d'altri tempi.
(...)
...si può arguire che gli Etruschi conoscessero tecniche amorose stravaganti, senza per questo avvertire una diversità rispetto ad altre popolazioni. Non avevano alcuna ragione di porsi un problema riguardante le antiche popolazioni. Erano pervenuti ad un tale stadio di civiltà per cui il sesso non costituiva un tabù, comunque fosse praticato. E proprio le annotazioni di Aristotele, di Dionigi d'Alicarnasso o di Teopompo, stanno a dirci che gli Etruschi possedevano una mentalità diversa dai Greci e dai Latini e perciò, in tema di rapporti sessuali, non trovavano alcun motivo per autolimitarsi o autocompiangersi.
Fu Platone, vissuto in epoca successiva all'apogeo della civiltà etrusca, a trasferire il tema dell'Amore dal piano immediato del desiderio e del godimento erotico (quale evidentemente era stato ovunque sino a quel momento praticato e considerato) ad un livello più alto: quello del Desiderio del Sapere. Fu il filosofo greco ad introdurre il concetto di bellezza purificata da ogni connotazione corporale e ad apprezzare la bellezza delle anime, sicché il desiderio, pur restando amoroso, può raggiungere il suo oggetto ideale. Platone si esprimeva da filosofo, eppure descriveva questo Amore tanto intenso quanto immateriale persino con le parole della generazione sessuata, mirando ad un altro tipo di generazione: quella dei discorsi, dei pensieri, dei progetti tendenti ad una immortalità d'ordine intellettuale. E l'attività intellettuale si lasciò, con Platone, rappresentare fino in fondo, addirittura in termini di concepimento, parto e allattamento. Il trasferimento della funzione generatrice da sòma (corpo) a psyche (mente-anima), portava a femminilizzare il desiderio di Sapere.

la Donna etrusca. Bella, Sensuale, Colta, Indipendente - la condizione femminile in Etruria, Ciriaco Di Giovanni


venerdì 12 settembre 2014

la Donna che vi fu data

"La donna è rara, dice Giradoux. dal momento che la maggior parte degli uomini sposa una mediocre contraffazione dell'uomo, un po' più scaltra, un po' più remissiva, questi, in realtà, sposano se stessi. Vedono se stessi passare per strada, con un po' più di seno, un po' più di anche, il tutto avvolto in jersey di seta, allora inseguono loro stessi, si abbracciano, si sposano. E' meno freddo, dopotutto, che sposare uno specchio.

La Donna è rara, genera le piene, rovescia i troni, arresta gli anni. la sua pelle è il marmo.
Quando ve n'è una, ella chiude ogni sbocco al mondo... dove vanno i fiumi, le nuvole, gli uccelli isolati? A gettarsi nella Donna... ma Ella è rara...
Bisogna fuggire quando la si vede, perché se Lei ama, se Lei detesta, è implacabile. La sua compassione è implacabile... ma Lei è rara.

La vera Donna, quella che viene dalla notte dei tempi, la donna che ci fu data, appartiene interamente ad un universo estraneo a quello dell'uomo. Ella risplende all'altra estremità del Creato. Ella conosce i segreti delle acque, delle pietre, delle piante e degli animali. Fissa il sole e vede chiaro nella notte. Ella possiede le chiavi della salute, del riposo, delle armonie della materia. E' la Strega bianca intravista da Michelet, la fata dai larghi fianchi umidi, dagli occhi trasparenti, che aspetta l'uomo per ricominciare il Paradiso terrestre.
Se si concede a lui, è attraverso un gesto di sacro panico, aprendogli in tal modo, nella calda oscurità del suo ventre, la porta di un altro mondo.
E' la fonte di virtù: il desiderio che Ella ispira consuma l'eccitazione. Immergersi in Lei ridona la castità.
Ella è sterile, perché ferma la ruota del tempo. O piuttosto è Lei che insemina l'uomo: lo dà di nuovo alla luce, reintroduce in lui l'infanzia del mondo. Lo restituisce al suo lavoro di uomo, che è quello di risalire al più alto gradino di se stesso.
Si dice 'Superuomo', non si dice Superdonna, perché la Donna, quella vera, è Colei che fa l'uomo superiore a quel che realmente è. A Lei basta esistere per essere con pienezza. L'uomo deve passare attraverso di Lei per pervenire all'Essere, a meno che non scelga altre ascesi, dove la incontrerà ancora, sotto forme simboliche..."


Tantra - l'altro sguardo sulla vita e sul sesso, André Van Lysebeth




giovedì 11 settembre 2014

Memorie di un'Egizia

Sono arrivata! Immediatamente, percepisco la figura di luce di un essere celeste: la mia metà complementare! La sua forza d'attrazione irresistibile mi chiama a sé e, con gioia e felicità mi fondo in lui, nel suo cuore, in perfetta unità. Sono cosciente del fatto che Egli è sempre stato Me, ed Io Lui, immagine dualistica proiettata dal mio vero Sé divino. In quello stato dualistico, guardavo a Dio come ad un essere separato da me e lo sentivo come un "Tu". Ora, in quest'unione paradisiaca, sento che sto per diventare quella potenza invisibile che fino ad ora ho chiamato Dio. Un disco di fuoco comincia a girarmi attorno, ed è nel suo asse immutabile, nella mia colonna vertebrale, che abita il mio Sé autentico, IO.
Sento la mia colonna vertebrale bruciare come un arco di fuoco, come un ponte di corrente vitale che irradi una luce abbagliante in ognuno dei miei sette centri di energia ed animi tutto il mio corpo.
Fuori dal tempo e simultaneamente, vedo l'interminabile catena di tutte le forme di vita in cui mi sono incarnata fin dalla prima separazione dall'unità paradisiaca, forme che costituiscono il lungo, lunghissimo cammino dello sviluppo, tutto ciò che sono stata, tutto ciò che ho vissuto fino a quel momento. Osservo che le mie innumerevoli vite sono state, sono e saranno sempre legate agli stessi spiriti; gli eventi delle vite precedenti hanno creato nuove relazioni, nuovi sviluppi, nuovi rapporti che si completano reciprocamente, simili alle tessere di un grande mosaico.
Riconosco i legami che mi uniscono alla mia metà complementare, con Ptahotep, con Atothis, con Ima, Bo-Ghar e tanti altri. In tutte queste relazioni che abbiamo vissuto, vedo come anime più avanzate ci abbiano aiutati, come ci siamo aiutati reciprocamente, come abbiamo assistito quelli che erano meno avanzati di noi, come abbiamo lavorato per la spiritualizzazione della Terra sviluppando la nostra coscienza nella materia, nel corpo. L'esperienza che abbiamo accumulato nel corso di tutte queste vite e di cui tutti beneficiamo, serve ad allargare e ad approfondire la coscienza nel corpo che, progressivamente, diventa più spirituale e più bello. La materia che compone le nostre varie forme di manifestazione si fa più elastica, più morbida e risponde sempre meglio alla volontà e alle radianze dello spirito, fino a che il corpo diventa, finalmente, il servo obbediente del Sé che non maschera e non trattiene più alcun raggio luminoso dello Spirito.
Comprendo il Mistero della piramide perché sono diventata piramide usando la materia, il corpo, esclusivamente come base solida, ma che manifesta costantemente il Divino.


Iniziazione: memorie di un'Egizia - Elisabeth Haich


Un anelito di assoluta libertà, un arbitrio senza limiti, caratterizza il pensiero Egiziano.
Nessuna necessità cosmica, logica, spirituale, lo vincola: è signore del proprio destino. Crea mediante la parola pronunciata dalla sua bocca. Medi
ante uno sforzo della volontà magica raggiunge l'onnipotenza divina. Sente che nulla può resistergli in quanto vive nell'eterno. (...) L'Egiziano nega ogni possibile distinzione tra realtà e possibilità. Il concetto di impossibile non esisteva per lui; in altri termini, la sola cosa impossibile per questo antico popolo era giustamente ed effettivamente... l'impossibile. Hathor è "la Madre di suo Padre e la Figlia di suo Figlio"; Tum-Ra-Horchuti è "il Padre di sua Madre"; Ta-Urt è "la Madre di colui che l'ha generata con sua Madre", ecc.
Tutti i componenti del Mondo visibile e invisibile si amalgamavano, si univano in una simbiosi simile a un processo alchemico inverosimile (...) questa attitudine spirituale compenetrava tutto il Cosmo Egiziano di un'atmosfera di libertà, di plasticità, di esuberanza artistica.


Introduzione al Libro dei Morti degli Antichi Egiziani - G. Kolpaktchy, D. Piantanida

"Non sai, o Asclepio, che l'Egitto è l'immagine del Cielo, proiezione, qui nel profondo, di tutto l'ordinamento celeste? Tuttavia, sappilo, tempo verrà nel quale saranno reputati vani tutti i culti praticati, con tanta fede, dagli Egiziani ai loro dèi e tutte le loro sante invocazioni saranno considerate sterili e prive di senso. La Divinità lascerà la terra per risalire in cielo, abbandonando l'Egitto Sua antica dimora, che rimarrà privo di religione, orbato dalla presenza degli dèi... allora, questa terra consacrata da tanti santuari e templi, apparirà ricoperta di tombe e di morti.
Oh, Egitto, Egitto! Della tua religione altro non rimarrà che un fiabesco racconto, al quale i posteri più non presteranno orecchio, e sola testimonianza della tua fede, mute parole incise sulla pietra..."

Ermete Trismegisto

Siamo Dèi nel corpo di Dio, verità e amore il nostro destino.
E allora andate e portate la bellezza nel mondo, accendete una luce nell'oscurità.


"Inno ad Hathor", da "il risveglio di Osiride" - Libro egizio dei morti




mercoledì 10 settembre 2014

il Risveglio della Dea, il mio Calendario senza Tempo

Il Calendario 201* - il Risveglio della Dea è un itinerario da contemplare e si rivolge soprattutto a coloro che hanno "occhi per vedere". Non è scontato infatti saper vedere oltre il velo, oltre la superficie, anche quando è un riflesso bellissimo del creato.

La forma, quella femminile per eccellenza, è come una "terribile schiera spiegata a vessillo", direbbe il Cantico dei Cantici, la sua forza evocativa è tremenda, tanto da volerla dominare, anziché conoscerla fino in fondo, e l'uomo se ne accosta con "timore e tremore", come davanti all'esperienza del sacro. Ogni uomo o donna che sia ne può essere soggiogato o liberato al contempo.

E' dunque un Cammino Iniziatico, un itinerario di trasformazione, quanto viene proposto dall'artista protagonista profondamente Femmina, Donna e Dea, che lo offre "aperta-mente", come testimoniano le antiche immagini dei templi indù che cantano l'eterna unione cosmica del Maschile e del Femminile.

Nelle sue pose, di volta in volta sempre più oscene, di un'ostentazione però mai banale o costruita, c'è un invito ad 'andare oltre', un disvelamento del Mistero non per fermarsene alla soglia, ma per cogliere tutta la sua sapienza. Solo i "forti" possono davvero contemplarlo e al tempo stesso fruirne appieno.

Volutamente qui c'è una sfida che va accolta e oltrepassata. I veli della femminilità sono tolti e per questo il Mistero si fa ancora più grande e torna ad essere velato per chi giudica coi soliti parametri del bene e del male, o semplicemente guarda per puro e semplice godimento.

Anche la scelta dei simboli che accompagnano questo nudo che si offre a chi guarda con purezza e devozione, senza ambiguità, va intesa in questo senso.

Un monito a saper vedere il Divino proprio in quelle forme al cospetto delle quali siamo maggiormente propensi a dimenticarcene, rigettandole scandalizzati.
Nulla è profano però, lo è solo ciò che non si riesce a riscattare dal banale, dallo scorrere incosciente del tempo e delle cose e pertanto lo si rende un peccato, lo si sciupa.

Ecco che le immagini qui proposte sono decisamente e volutamente "forti", abbinate anche in modo provocatorio per far "disarticolare la mente", troppo ristretta e chiusa in confini abituali e forse troppo materiali. Un invito a uscire dal "Tempio fatto di pietra" per incontrare la realtà del "Tempio fatto di carne".

Questo è anche il messaggio del Tantra e del Cristianesimo stesso, proposti qui attraverso dei simboli, la rappresentazione nuda e cruda del Lingam, la Yoni femminile, il Rosario.

Due Vie queste, il Tantra e il Cristianesimo stesso, viste come antitetiche, ma che in realtà sono unite dal Mistero del Divino che prende forma nel corpo dell'Uomo e di cui la Donna è custode sacra e tramite di salvezza.

Non è meno scandalosa la "discesa nella carne" di cui narra il Vangelo con l'Incarnazione, rispetto al Tantra, nel considerare il corpo umano segno e psicodiagramma del cosmo divinizzato: la Shakti potenza stessa di Shiva.

L'autrice di questo Calendario e queste mie righe di commento vogliono testimoniare questa possibile trasformazione iniziatica dove la sessualità, la passione e la bellezza, la religione e la spiritualità, sono considerate un'unica Via di Redenzione, non tralasciando nessun passaggio dall'impuro al puro, perché di fatto questa distinzione non esiste, ma c'è solo un unico cammino di maturazione e Risveglio personale al Divino.

Il Calendario 201* - Il Risveglio della Dea
vuole farci cogliere la potenza iniziatica del femminile, così vicina alla vita, non avendone paura, ma amandola fino in fondo.

 
Divya Shakti (Alberto C.), Teologo, Antropologo, Scrittore e Maestro di Yoga
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martedì 9 settembre 2014

fanciulla Maddy, fanciulla Kore

Gesù esaltò molti valori tipici delle società matriarcali, messi in evidenza dall'archeologa Marija Gimbutas: l'antica abitudine di condividere anziché opprimere, di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, valori di affiliazione e di unione e non di dominio, valori di giustizia e bellezza in una società pacifica e ugualitaria, tutti raggiungibili se si ha una concezione globale della realtà umana, dove i confini tra ciò che è visibile e ciò che non lo è sono labili, in una dimensione spesso identificata con l'acqua del mare, ossia con l'inconscio. Un segno di riconoscimento dei primi cristiani fu inoltre il 'pesce', simbolo identificativo anche di Persefone. Maria Maddalena, considerata dagli gnostici come Sofia, aveva come simbolo il 'pesce', animale acquatico e connesso con il mare. Il mutismo del pesce simboleggiava inoltre il silenzio a cui era obbligato l'iniziato, che doveva eliminare tutti gli ostacoli che si frapponevano alla sua visione interiore.
Karol Kerényi, nel suo studio 'Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia', afferma che in connessione con la festa dei Misteri in Eleusi si rappresentava l'emergere di una Dea dal mare: una fanciulla nasceva da una conchiglia simboleggiando come Afrodite, fanciulla divina, l'amore nella sua forma fisica. Si dice che la bella Phryne fosse una 'prostituta'. Il riferimento alla prostituta rimanda alla figura della Maddalena, nell'accezione di cui abbiamo già avuto modo di discutere. Ricordo, infatti, che per gli gnostici questo ruolo simboleggiava l'aspetto di Sofia che, inconsapevole della sua natura divina, si concedeva a molti amanti, mostrando la sua natura infedele; ma allorquando Sofia conquistava la consapevolezza della sua origine divina, un principio informatore di carattere spirituale guidava la sua vita e la prostituta, una volta redenta, trovava la sua vera Madre divina.


Maria Maddalena fu quindi considerata una prostituta probabilmente perché aveva svolto lo stesso ruolo di Phryne nei Misteri della Dea; nella parte finale dei Misteri eleusini avveniva il ricongiungimento della fanciulla 'prostituta' con la sua origine divina, ossia con la sua Dea Madre e con la Dea dei morti, in modo da ritornare alla Trinità degli aspetti Persefone-Demetra-Ecate. Questo ricongiungimento era la Risurrezione, la nuova nascita, che comportava l'apparizione di un bambino divino.


Rosa Mistica, la Tradizione della Dea nel Nuovo Testamento - Elisa Ghigghini


lunedì 8 settembre 2014

Shakti, Donna Tantrica, Donna Orgasmica 2/2

Nelle principali religioni tradizionali i rapporti sessuali sono visti come ostacolo al progresso spirituale, qualcosa da superare e da trascendere. Vi sono, tuttavia, due Sentieri orientali che hanno una prospettiva alquanto diversa e sono, rispettivamente, il Tantra e il Taoismo. Ambedue affermano che non è necessario rifiutare il corpo e i suoi desideri, anzi, considerandoli come sacramenti e mezzi di trasformazione spirituale, conducono sulla via dell'illuminazione.
(...)
il sesso infatti controbatte lo stato di depressione, facendo acquisire forza ed energia vitale. Per questo motivo è stato sottoposto, nei millenni, a regole sociali e religiose rigide, proprio come forma di controllo e di potere sull'intera popolazione da parte di chi emanava tali regole. Nel tempo questa situazione ha portato a una distorsione della sessualità, allontanandola dal significato di unione sacra destinata alla creazione di una prole migliore e vincente, sia in termini personali che in termini di evoluzione della specie.
(...)
Anche se si è figli della rivoluzione sessuale sessantottina, si è largamente condizionati dal sistema di convinzioni che instilla, fin dall'infanzia, colpevolezza, paura, insicurezza, vergogna.
Questi imprinting negativi, anche se confinati nel subconscio, raramente permettono un viaggio sereno nel potenziale spirituale dell'amore sessuale. Così come è vissuto comunemente, l'atto sessuale non è un atto d'amore. Lo si vive in modo colpevole, con un atteggiamento repressivo, o in fretta, per concluderlo al più presto, quasi a volersene sbarazzare subito. Se non c'è amore, l'atto sessuale è un atto frettoloso. In questo caso si usa l'altra persona, che diventa un semplice strumento. E' uno sfruttamento reciproco, anziché una fusione. A causa della repressione alla quale il sesso è stato sottoposto finora, geneticamente se ne ha paura, sembra pericoloso.
(...)
Il Tantra rappresenta un esempio unico per un vivere intenzionale e amorevole. Offre uno stile di vita passionale ed espansivo per coloro i quali cercano di vivere la propria sessualità in maniera positiva e centrata, in una maniera che celebra la libertà dello spirito unita a quella del corpo. Vivere finalmente liberi dalle terribili catene di repressione, radicate in noi da secoli di oscurantismo, paure, inibizioni e tabù, per andare oltre le barriere di divieti e regole, abitudini mentali e profondi condizionamenti che limitano le potenzialità umane.

Tantra - Alice Ki




Shakti, Donna Tantrica, Donna Orgasmica 1/2

...ho intervistato molte dakini, donne di ogni ceto sociale, che avevano seguito i corsi di tantra e lo praticavano nella quotidianità. Dai loro racconti avevo ricavato l'impressione che fossero molto più orgasmiche delle tante altre che mi avevano raccontato la loro vita sessuale. Mi erano anche apparse insolitamente felici ed energiche, indipendentemente dall'aspetto, che era del tutto normale, e assomigliavano assai poco ai modelli convenzionali di bellezza. Sembravano però molto soddisfatte della loro femminilità e della loro sessualità.
Man mano che ne sapevo di più, mi accorgevo che le pratiche tantriche si accordavano in maniera sorprendente con le ultime ricerche scientifiche sul cervello e sull'endocrinologia. Evidentemente, secoli e secoli fa, i maestri tantrici avevano individuato i punti chiave del corpo femminile che corrispondono a importanti circuiti neurali: "il punto sacro" per esempio combacia con il punto G. I testi taoisti dell'antica Cina consigliavano agli uomini di succhiare i capezzoli femminili, perché così facendo la donna si rilassava nel corpo e nella mente: ora la scienza ha dimostrato che la suzione dei capezzoli stimola la produzione di ossitocina, l'ormone del rilassamento. I maestri tantrici e taoisti avevano identificato fluidi vaginali significativi che, pur avendo nomi esotici, sembrano corrispondere alle tracce, rilevate di recente degli scienziati, di sostanze chimiche e ormoni nei fluidi corporei. Avevano identificato anche l'eiaculazione femminile, che soltanto ora l'Occidente ha cominciato a studiare. E soprattutto, le donne che avevano frequentato i corsi di tantra avevano ottenuto sul piano sessuale risultati empirici davvero notevoli.
(...)
A questo punto ho chiesto a Caroline Muir se riteneva ci fosse un nesso tra vagina e creatività.
"Sì, naturalmente", ha detto senza esitare. "L'energia sessuale femminile non è la miccia che accende l'energia creativa, è essa stessa l'energia creativa. Shakti, ovvero il femminino, è un'energia trasferibile. Shakti è la forza creativa. nella combinazione giusta, crea la vita. Noi donne abbiamo questa forza vitale creativa, di natura femminile; io ho rafforzato la mia capacità di infondere al mio cervello l'energia yoni. Quanto più forte è il rilascio vaginale - non clitorideo - tanto più una donna si sentirà spinta a cambiare il mondo, a salvare i propri figli, a lasciare la propria orma su questo pianeta. "Il risveglio di energia non è necessariamente orgasmico. A ogni gesto d'amore che desta i tessuti vaginali, il vostro risveglio cresce. Può darsi che non ve ne accorgiate per una decina di volte. Ma poi, ooh!"


Vagina - una storia culturale, Naomi Wolf




domenica 7 settembre 2014

Venus

Afrodite, invece, di provenienza sicuramente fenicia, è una trasformazione della divinità semita Astarte/Asherah, le cui tracce sono molto presenti in tutto il bacino del Mediterraneo e non solo, perché il suo culto fu portato ovunque arrivassero i Fenici. Il suo primo luogo di culto in Grecia fu Citera, l'isola posta subito sotto al Peloponneso, di cui fu considerata Regina, e poi Cipro e Corinto. La provenienza da Cipro è probabilmente la più nota, perché lì il mito la fece nascere dalla schiuma provocata dalle onde del mare: di lei, ancora nel Rinascimento, Botticelli ha fatto una delle icone più note dell'arte occidentale. Essere stata inserita nell'Olimpo come Dea dell'Amore è sicuramente legato al fatto che nei templi dedicati alla fenicia Astarte si praticavano riti di fertilità e feste connesse con la sacralità del sesso, che i pudibondi studiosi dell'antichità hanno definito "prostituzione sacra" non riuscendo a immaginare un'altra lettura del fenomeno.
Essere diventata "Dea dell'Amore", congelando un solo aspetto della vicenda cosmica di Eros, pathos e generazione in una ristretta visuale di pulsioni umane, è un ulteriore esempio della parcellizzazione dell'immagine primigenia della Dea e dello strappo tra una visione panica e l'universo meramente umano sancito dagli Olimpi.
Anche Afrodite aveva in origine la facoltà di profetare ed era presente sui campi di battaglia, era cioè ben diversa dall'innocua e molle etèra che poi è stata fatta diventare. E' interessante il binomio che forma con Adone, suo fratello o paredro, che fu ucciso da un cinghiale (come Osiride).
(...)
L'essere nata dalla schiuma del mare ha fatto sì che le statue di Venere o Afrodite venissero tutte fatte in marmo bianco. In onore di Galatea, una delle forme in cui veniva raffigurata Afrodite, si facevano delle celebrazioni sacre, i 'Riti Oscoforiani', in cui la statua di marmo bianco veniva unta con olio d'oliva e gli uomini si travestivano da donne e viceversa, come in un'altra festa importante, l'Hybristica, dedicata a Themis, che celebrava il rito di passaggio della pubertà. Si tratta in entrambi i casi di riti di iniziazione; il cambiarsi d'abito in questa circostanza è collegato con l'abbandono da parte degli adolescenti maschi del mondo delle donne per entrare nel mondo negli uomini. Quanto all'ungere la statua di marmo bianco con l'olio d'oliva, la tradizione è continuata nella chiesta cristiana greco-ortodossa, in cui ancora la statua della Madonna viene unta con olio d'oliva per tributarle una forma particolare di venerazione.
Secondo alcuni, la statua della Venere di Milo, che ha un braccio solo, manca dell'altro non perché perso accidentalmente, ma perché le fu mozzato in quanto quel braccio reggeva una lancia: si trattava cioè della sua antica raffigurazione, che però ormai dava fastidio rispetto al cliché che doveva rappresentare, cioè una perfetta e provocante amante che, se con la lancia in mano, non era quanto di più rassicurante potesse desiderare un maschio.

Oscure Madri Splendenti, le radici del sacro e delle religioni - Luciana Percovich


L'ultima Dea, Afrodite, è colei che rappresenta la categoria Centrica. Se le Dee Indipendenti si concentrano su se stesse, le Dee Dipendenti sugli altri, Afrodite né l'uno né l'altro: lei si centra sulla relazione. La Dea della bellezza e dell'amore nei miti che la descrivono non è mai stata schiava dell'oggetto amato, né ha mai rifuggito i sentimenti: lei ERA il sentimento. In quanto tale, era l'unica veramente libera, capace di amare profondamente ma rimanere sempre fedele a se stessa, il perfetto equilibrio tra fuori e dentro il cerchio: il perimetro, cioè il cerchio stesso. Indipendente come una Vergine, ma in rapporto come una Dea Dipendente. Afrodite è anche descritta come Dea Alchemica, in quanto il suo potere esercita cambiamento, trasformazione: la relazione profonda che riesce ad instaurare è foriera di evoluzione, ben descritta da una crisalide che si schiude per dar vita a una farfalla. Tutto ciò che è toccato dall'Amore si trasforma. Il desiderio di unione, di fusione, di conoscere ed essere conosciuti che coinvolge la sfera fisica, emotiva e spirituale: Afrodite è tutto questo. Ed è proprio questo suo gran potere il suo limite. Troppo pericolosa per la stabilità del patriarcato, è stata relegata e marchiata con la lettera scarlatta: tutto ciò che attiene alla sensualità, al sesso, all'erotismo, è stato bollato nel tempo come tabù; il fascino e la capacità seduttiva della donna come armi diaboliche, sinonimo di perdizione, il pretesto di innumerevoli roghi. Oggi Afrodite è marchiata come prostituta, come malata, come sbagliata. Tutto questo per soffocare il suo grande potere, che è l'unico in grado di salvarci da quello che la società oggi sta diventando. La sfida di Afrodite – la sfida di tutte le donne, ma anche degli uomini – è forse la più ardua in assoluto: riscoprirsi, e manifestarsi pienamente, senza paura delle conseguenze. In una parola: Amare.

Le Dee dentro la Donna, una nuova psicologia femminile - Jean S. Bolen