giovedì 15 gennaio 2015

una Storia d'Egitto - capitolo VII



La Regina si svegliò all'alba, sotto una spessa coltre di grigia nebbia. 
Aveva pianto tutte le lacrime che aveva potuto e non le restava altro che dirigersi a palazzo e affrontare i due Padri usurpatori.

Entrò annunciata da un guerriero messo a vigilare l'accesso alla Sala del Trono. Per quanto lacera e malvestita, il suo sguardo rifulgente della Luce della Divina Iside suscitava ancora quel sacro rispetto a cui nessun mortale aveva mai saputo sottrarsi, in nessuna delle infinite galassie senza tempo. Si trovò di fronte il suo antico allievo, quel giovane tanto bello e fiero da sembrare un angelo ribelle. Mai era riuscita ad addomesticarlo, ma non se ne rammaricava, perché certe nature umane nascono con l'impronta del divino Osiride impressa a fuoco nella coscienza, e non possono essere piegate, ma solo saggiamente dirette. Guai a indirizzarle in una direzione pericolosa per la terra e i suoi figli, questo era ciò che Lei e tutte le sue antenate sapevano essere il Sacro Mistero di quell'energia interamente indomita e virile.

"Che cosa hai fatto.."

Il giovane Re la guardò superbo. Non aveva preso bene la sua decisione di abbandonare il Regno, perché nella sua arroganza autosufficiente era riuscito tuttavia a presagire che l'Energia di Iside era fondamentale per mantenere coesa una comunità.

"Che t'importa. Te ne sei andata, non ti riguarda più".

debdeashakti (continua)