martedì 25 novembre 2014

25 novembre 2014: #sìalrispettodellafemminilitàdivina

Guardami, Guerriero.
Guardami.
Sono indifesa.
Il mio corpo è fragile.

Mostro la mia carne seminuda in trasparenza.
Adesso aspetta un attimo, rifletti prima di rispondere alle mie domande.
Sai posare i tuoi occhi su di me senza desiderare di ferirmi in un modo qualunque?
Sai desiderare senza imporre?
Sai toccare senza pretendere?
Chiudi gli occhi ora.
Parla con Lei, quella parte di te che è Donna.
Che è Libera, impetuosa, fluida, amorevole.
Oggi sei qui, in un corpo di uomo, in una cultura che asseconda la tua sete di predominio su tutto ciò che è femminile: i corpi delle donne, la Natura stessa.
Ma il tuo dominio è Illusione.
Possiederai il Femminile quando saprai immaginarti in corpo di Donna e trattare ogni creatura più fragile con la stessa delicatezza che vorresti fosse riservata a te.

debdeashakti



la Donna Pagliaccio e il Predatore, modelli di Genere a confronto

Recentemente durante la lettura di due testi che considero fondamentali nell'educazione letteraria  e psicologica di una donna (e successivamente di un uomo) mi è capitato di imbattermi in questi due tipi di Archetipi, uno femminile l'altro maschile
Un confronto è stato subito inevitabile.

Il primo testo si chiama "Le figlie della Donna di Rame", una sorta di racconto mitologico e archetipico che proviene da un'antichissima Cultura Matriarcale di indigene canadesi

Il secondo è il celeberrimo "Donne che corrono con i Lupi", dell'analista junghiana e cantadora Clarissa Pinkòla Estès.

La Donna Pagliaccio era la Sciamana del villaggio, la Donna di Potere della comunità. Il suo Potere non aveva nulla a che fare con l'odierno modo di intendere questo concetto. L'Essenza del suo Potere era nell'essere sostanzialmente priva di un'identità riconoscibile. Era, di fatto, una Mutaforma. Fin da piccola questa sua dote emergeva spontaneamente: era sua abitudine andare dietro agli altri membri della comunità e, qualora li cogliesse in fallo mentre davano prova di un difetto da correggere, Lei prendeva a imitarli, esacerbando quella loro caratteristica. Così, silenziosamente, senza rimproveri né punizioni, coloro che si lasciavano andare a intollerabili inclinazioni, come la gelosia, l'invidia, la possessività, l'avidità di beni materiali, venivano redarguiti mostrando loro quello stesso difetto ingigantito in modo che, guardandosi come in uno specchio, comprendessero quanto fosse grottesco e se ne liberassero con una risata. a missione compiuta, la Donna Pagliaccio mutava nuovamente forma e diventava l'Ombra di qualcun altro...

La figura del Predatore viene introdotta invece nel secondo libro attraverso la celebre favola di Barbablù

Un uomo ricco e potente chiede in sposa la minore di tre sorelle. Lei, fragile e ingenua, ma desiderosa di godere del benessere materiale e della condizione privilegiata di nobildonna, accetta, anche se il personaggio è alquanto inquietante e circolano strane storie sul suo conto. Un giorno il marito deve partire per un viaggio e le lascia in consegna il castello e un mazzo con tutte le chiavi. L'avverte però di non aprire una piccola porticina in cantina, mentre avrebbe potuto avere libero accesso a qualunque altra stanza. Incoraggiata dalle sorelle, la ragazza cede alla curiosità e apre proprio la piccola porta, scoprendo la stanza in cui il feroce Barbablù aveva nascosto i cadaveri delle sue precedenti mogli, tutte uccise esattamente perché avevano violato quell'unica regola, proprio come lei. Certamente ognuno di voi conosce il seguito della storia, pertanto non mi dilungo. Ma è bene notare come questa forza psichica, che la Estès definisce 'Predatore', è un aspetto censore della psiche, riconducibile a un aspetto della cultura misogina e patriarcale che vuole tenere a freno la curiosità femminile, l'unica Forza che invece, facendo leva sull'Intuizione, ricollega direttamente le donne soprattutto (ma anche gli uomini che ne siano dotati) con le facoltà dell'Anima. E' inevitabile il parallelo con il divieto biblico di cogliere la mela dall'albero della conoscenza del bene e del male e che sia stata proprio la forza femminile a infrangere il divieto e suscitare le ire del dio patriarcale per eccellenza. Di fatto, dice la Estès, quando il Predatore domina in un cultura, tutte le donne sono in grave pericolo, perché le loro facoltà intuitive e animiche verranno ferocemente ostacolate fino alla punizione dell'uccisione o emarginazione (che è un'uccisione psichica agli occhi della comunità di appartenenza). E' un dato di fatto che il Predatore sia la forza psichica più potente nelle culture di matrice patriarcale e maschilista, che impongono alle donne una morale e un comportamento rigidamente controllati dall'alto. Se le donne interiorizzano questo Predatore nella loro stessa psiche sono perdute, in quanto la forza mutevole e multiforme della Donna Selvaggia (di cui la Donna pagliaccio è uno degli aspetti sicuramente più potenti), la summa dell'Energia Femminile pienamente espressa, è in loro inibita.
 

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