domenica 7 settembre 2014

Venus

Afrodite, invece, di provenienza sicuramente fenicia, è una trasformazione della divinità semita Astarte/Asherah, le cui tracce sono molto presenti in tutto il bacino del Mediterraneo e non solo, perché il suo culto fu portato ovunque arrivassero i Fenici. Il suo primo luogo di culto in Grecia fu Citera, l'isola posta subito sotto al Peloponneso, di cui fu considerata Regina, e poi Cipro e Corinto. La provenienza da Cipro è probabilmente la più nota, perché lì il mito la fece nascere dalla schiuma provocata dalle onde del mare: di lei, ancora nel Rinascimento, Botticelli ha fatto una delle icone più note dell'arte occidentale. Essere stata inserita nell'Olimpo come Dea dell'Amore è sicuramente legato al fatto che nei templi dedicati alla fenicia Astarte si praticavano riti di fertilità e feste connesse con la sacralità del sesso, che i pudibondi studiosi dell'antichità hanno definito "prostituzione sacra" non riuscendo a immaginare un'altra lettura del fenomeno.
Essere diventata "Dea dell'Amore", congelando un solo aspetto della vicenda cosmica di Eros, pathos e generazione in una ristretta visuale di pulsioni umane, è un ulteriore esempio della parcellizzazione dell'immagine primigenia della Dea e dello strappo tra una visione panica e l'universo meramente umano sancito dagli Olimpi.
Anche Afrodite aveva in origine la facoltà di profetare ed era presente sui campi di battaglia, era cioè ben diversa dall'innocua e molle etèra che poi è stata fatta diventare. E' interessante il binomio che forma con Adone, suo fratello o paredro, che fu ucciso da un cinghiale (come Osiride).
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L'essere nata dalla schiuma del mare ha fatto sì che le statue di Venere o Afrodite venissero tutte fatte in marmo bianco. In onore di Galatea, una delle forme in cui veniva raffigurata Afrodite, si facevano delle celebrazioni sacre, i 'Riti Oscoforiani', in cui la statua di marmo bianco veniva unta con olio d'oliva e gli uomini si travestivano da donne e viceversa, come in un'altra festa importante, l'Hybristica, dedicata a Themis, che celebrava il rito di passaggio della pubertà. Si tratta in entrambi i casi di riti di iniziazione; il cambiarsi d'abito in questa circostanza è collegato con l'abbandono da parte degli adolescenti maschi del mondo delle donne per entrare nel mondo negli uomini. Quanto all'ungere la statua di marmo bianco con l'olio d'oliva, la tradizione è continuata nella chiesta cristiana greco-ortodossa, in cui ancora la statua della Madonna viene unta con olio d'oliva per tributarle una forma particolare di venerazione.
Secondo alcuni, la statua della Venere di Milo, che ha un braccio solo, manca dell'altro non perché perso accidentalmente, ma perché le fu mozzato in quanto quel braccio reggeva una lancia: si trattava cioè della sua antica raffigurazione, che però ormai dava fastidio rispetto al cliché che doveva rappresentare, cioè una perfetta e provocante amante che, se con la lancia in mano, non era quanto di più rassicurante potesse desiderare un maschio.

Oscure Madri Splendenti, le radici del sacro e delle religioni - Luciana Percovich


L'ultima Dea, Afrodite, è colei che rappresenta la categoria Centrica. Se le Dee Indipendenti si concentrano su se stesse, le Dee Dipendenti sugli altri, Afrodite né l'uno né l'altro: lei si centra sulla relazione. La Dea della bellezza e dell'amore nei miti che la descrivono non è mai stata schiava dell'oggetto amato, né ha mai rifuggito i sentimenti: lei ERA il sentimento. In quanto tale, era l'unica veramente libera, capace di amare profondamente ma rimanere sempre fedele a se stessa, il perfetto equilibrio tra fuori e dentro il cerchio: il perimetro, cioè il cerchio stesso. Indipendente come una Vergine, ma in rapporto come una Dea Dipendente. Afrodite è anche descritta come Dea Alchemica, in quanto il suo potere esercita cambiamento, trasformazione: la relazione profonda che riesce ad instaurare è foriera di evoluzione, ben descritta da una crisalide che si schiude per dar vita a una farfalla. Tutto ciò che è toccato dall'Amore si trasforma. Il desiderio di unione, di fusione, di conoscere ed essere conosciuti che coinvolge la sfera fisica, emotiva e spirituale: Afrodite è tutto questo. Ed è proprio questo suo gran potere il suo limite. Troppo pericolosa per la stabilità del patriarcato, è stata relegata e marchiata con la lettera scarlatta: tutto ciò che attiene alla sensualità, al sesso, all'erotismo, è stato bollato nel tempo come tabù; il fascino e la capacità seduttiva della donna come armi diaboliche, sinonimo di perdizione, il pretesto di innumerevoli roghi. Oggi Afrodite è marchiata come prostituta, come malata, come sbagliata. Tutto questo per soffocare il suo grande potere, che è l'unico in grado di salvarci da quello che la società oggi sta diventando. La sfida di Afrodite – la sfida di tutte le donne, ma anche degli uomini – è forse la più ardua in assoluto: riscoprirsi, e manifestarsi pienamente, senza paura delle conseguenze. In una parola: Amare.

Le Dee dentro la Donna, una nuova psicologia femminile - Jean S. Bolen