domenica 10 luglio 2016

Le Magiche Icone del Tarot

Durante tutto il Rinascimento l'idea-forza sottesa alle speculazioni sull''Arte della Memoria" (l'Ars Memorandi) - rappresentata ai suoi livelli più estremi e interessanti  ancora una volta nelle opere di Giordano Bruno - fu che il Mago può comprendere l'Universo e il suo funzionamento ricreando all'interno della propria anima un Teatro di immagini che rifletta gli Archetipi radicali dell'Essere. Un Teatro composto da figure, lettere, forme geometriche, numeri e colori combinati e ricombinati secondo griglie interattive capaci di contenere tutti i possibili rapporti tra enti, esseri e cose e tra i loro diversi aspetti. Attraverso questo processo magico e gnostico la coscienza illuminata avrebbe potuto raggiungere una sorta di simbiosi sincronica con il Cosmo e le sue leggi e quindi uno stato di onniscienza virtuale.
La fase successiva implicava il passaggio magico dal virtuale al reale, dalla potenza all'atto, traducendosi nella possibilità di ricombinare le componenti del Sistema e di ricreare il mondo, prima sullo specchio della propria anima rigenerata e poi nella natura e nella storia: il grande sogno degli Eretici, dei Maghi e delle Streghe di ogni tempo. All'interno di questa concezione la memoria non va intesa naturalmente come mera facoltà del ricordare, ma quale potere della Coscienza che, debitamente educato e magicamente potenziato da concatenazioni immaginali archetipiche, può realizzare una perfetta identità con i meccanismi di controllo su ogni realtà naturale o divina.

Negli stessi anni in cui la Rinascenza neoplatonica rielaborava le tecniche immaginali dell'Ars Memorandi iniziò a diffondersi nelle corti dell'Italia settentrionale un gioco di carte conosciuto fin dal 1442 come Ludus Triomphorum (il 'Gioco dei Trionfi'), le cui immagini avevano stretta relazione con i criteri iconografici mnemotecnici; sarà solo a partire dal XVI secolo che i 22 Trionfi del Ludus cominceranno a essere noti come Tarocchi. Quali che siano le incerte origini storiche e iconografiche del sistema tarotico, le sue 22 Figure - o Lame - o Arcani Maggiori - esprimono nella loro radice archetipica altrettante forme jeroglifiche di connessione con un tessuto di Sapienza e Sacralità ancestrali ampiamente diffuso nel mondo occidentale.
Questo sistema o 'macchina immaginale', le cui prime Icone compaiono in Italia come carte da gioco verso il Quattrocento, ha assunto la propria configurazione sequenziale classica all'interno delle Scuole Esoteriche europee già dalla fine del Settecento, a opera innanzitutto dell'archeologo e scrittore massone Antoine Court de Gebeliun (1725-1784), che ne propose l'origine da un arcaico quanto mitico documento sacro egizio: il Libro di Thoth. E' importante a tal proposito comprendere che la "remota antichità" di queste 22 Icone va intesa in senso archetipico, antropologico, meta-psicologico ed eventualmente magico-iniziatico, non strettamente storico. Il Libro di Thoth è infatti un Codice virtuale che è stato scritto e sarà continuamente riscritto in una dimensione a-temporale. Le letture e variazioni iconografiche delle 22 Figure Tarotiche sviluppate all'interno delle Scuole Iniziatiche dalla seconda metà dell'Ottocento in poi sono state realizzate soprattutto attraverso una connessione analogico-attributiva ad altri sistemi o sequenze simboliche di origine sacra che ne integrano o delucidano l'esplicazione.

Il Revival egizio ovvero Il Figlio Sempre Veniente alla luce dei Tarocchi - Frater Achad