sabato 28 marzo 2015

Dabar

Gli antichi Babilonesi ( 1600 a. C. circa) veneravano il dio Mithra, che era rappresentato come un leone che teneva nelle sue fauci un’Ape

Ape infatti, nella lingua locale, si pronunciava “Dabar” e “Dabar” era anche il termine per indicare la “Parola” (divina). Questo termine verrà utilizzato successivamente anche dagli antichi ebrei per invocare il Messia. In ebraico, la parola che indica l'Ape, "Dbure", ha origine dal termine "Dbr", ossia discorso, e perciò, tra i primi credenti ebrei, le Api simboleggiavano l'eloquenza e l'intelligenza. La Torah afferma: "Lo spirito dell'uomo è la candela del Signore", la stessa Terra promessa era descritta come il “Paese ove scorre latte e miele". 

Nel mondo cristiano le Api erano spesso un simbolo di Cristo, con il loro miele e pungiglione a rappresentare la sua misericordia e giustizia. L' Alveare divenne metafora cristiana della vita casta, caritatevole e regolata dalle comunità monastiche. L'errata credenza secondo cui le Api (che in realtà si accoppiano in imponenti sciami volanti) si riproducono costantemente come i fiori che impollinano, le rese emblemi della Vergine Maria
L 'Alveare simboleggiava anche le celle dei monasteri dove i monaci vivevano e lavoravano. Anche abitazioni preistoriche comuni scoperte sull' isola di Creta sono di struttura ad Alveare

In Grecia, lo stesso Zeus sarebbe stato nutrito dalle Api, o meglio nutrito di solo miele da sua madre Melissa. Il nome di Melissa deriva dal greco meli, “miele” e significa letteralmente “Colei che è datrice di miele”, “Colei che offre il miele”. Melissa, in origine, era dunque considerata un’Ape mellifera, ed al contempo la Regina di tutte le Api. Nelle leggende greche, Ella ci viene descritta come una bellissima principessa cretese, certe volte come una materna Ninfa del Miele, che aveva nutrito il piccolo Zeus nel tempo in cui il grande dio patriarcale non era ancora l’onnipotente padre degli Dei, ma il grazioso figlio della "vergine Dea".

Melissa fu definita proprio "Vergine Dea" perchè aveva la facoltà di essere autogenerativa, proprio come le Api, che possono riprodursi senza l' unione sessuale con il maschio. Quando Zeus crebbe, per ringraziare la principessa delle sue dolci cure, decise di liberarla del suo semplice corpo di donna mortale e la trasformò in Ape. Si racconta anche che le Api chiesero a Zeus (quando divenne un dio) di poter avere un pungiglione per potersi difendere dagli uomini che rubavano loro il miele. Zeus non gradì la loro richiesta, ma le accontentò, avvertendole che qualora avessero usato il pungiglione avrebbero pagato con la vita. 

Secondo un’altra leggenda, Melissa era una Sacerdotessa dedicata a Demetra, depositaria delle segrete conoscenze e dei Sacri Riti Misterici della Dea, sui quali aveva giurato di mantenere l’assoluto silenzio. Infastidita da un gruppo di curiose, che la istigavano a rivelare i suoi saperi, ella negò senza mai cedere, fino a quando le donne, deluse ed infuriate, la uccisero facendola a pezzi. La Dea vide ciò che era accaduto e trasformò il corpo straziato della sua amata figlia in uno sciame lucente di Api, che si levò leggero e volò verso l’infinito per ricongiungersi a Lei. Le sacerdotesse della Grande Dea Madre Demetra a Eleusi erano proprio chiamate "Api". I greci antichi ritenevano che le Api fossero nate spontaneamente da cadaveri di animali, e che perciò simboleggiassero la Resurrezione e la Rinascita. Le veneravano in quanto sacre messaggere che portavano le preghiere dalla Terra al Cielo, ogni cosa creata da queste sacre creature, come il miele o la cera, era considerata un dono degli dei. Secondo le leggende nordiche esse affioravano sulla terra da un sotterraneo mondo incantato, dove vivevano insieme alle fate. Si riteneva che possedessero virtù profetiche, per questo se ne osservava il volo per divinare e determinare il futuro, e che fosse portatrice del fuoco divino.

In un' immagine poetica di bruciante desiderio, Kama, il dio hindu dell'Amore, appare con una corda d'arco fatta di Api. Nell'arte indu, Vishnu viene anche ritratto come un'Ape posata su un loto e Shiva come un'Ape sopra un triangolo. Le antiche Dee mediterranee delle Api in Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma sono connesse con la Dea indiana Hindu: Brahmari Devi, la Dea delle Api, nelle sue connessioni con gli insegnamenti inerenti i chakra. Questi sette reami della coscienza emanano dal primo suono - il pulsare del tamburo cosmico - il battito del cuore della Dea. La Maha Devi (o Grande Madre), la Kundalini, si manifesta in forma di suono come un'Ape Regina (Brahmari Devi) circondata da nuvole di api ronzanti.

tratto da: http://www.mutatemente.com/api.html




Debora - Gustave Doré

 

Tribute to Marija Gimbutas

Marija Gimbutas iniziò i suoi studi di archeologia, religioni antiche e folklore presso l'Università di Vilna (Lituania), quindi frequentò le Università di Vienna, Innsbruck e Tubingen, dove ha conseguito la laurea nel 1946. Nel '50 fu nominata docente di Archeologia e nel '62 di Etnologia all'Università di Harvard. Ottenne infine la docenza all'Università di Los Angeles, dove è anche curatrice della sezione di Archeologia presso il Cultural History Museum. Ha scritto più di venti opere, ed è inoltre autrice di oltre duecento pubblicazioni che spaziano dalla preistoria e dalla mitologia dell'Est europeo fino alle origini degli Indoeuropei. Tra il 1975 e il 1985 ha realizzato un lavoro di ricerca che Ashley Montague ha definito "pietra miliare nella storia della civiltà", pubblicato nel 1980, 'The Language of the Goddess', quindi nelle edizioni italiane (Longanesi 1990 e Neri Pozza 1997) con il titolo 'Il Linguaggio della Dea'.
L'Autrice - considerata una pioniera dell'Archeomitologia: una nuova scienza che comprende archeologia, mitologia e folklore - ha raccolto ed esaminato bel 2000 manufatti dell'Europa arcaica (che ha poi riportato nel citato libro), intesi a comprovare l'importanza e la diffusione del Culto della Grande Madre, che dal Paleolitico Superiore e fino al I-II millennio avanti Cristo precedette nell'intera Europa (ma anche nel resto del mondo) la religione del Dio Padre.

Lo studio della Gimbutas è minuzioso all'estremo e documentatissimo ("una costruzione imponenente", ha giustamente commentato Sabatino Moscati). Marija suddivide l'opera in quattro parti. Nella prima ci descrive la Grande Dea nella Sua raffigurazione simbolica ornitologica (Dea-Uccello Acquatico) e perciò quale "Dispensatrice di Vita"; nella seconda, sotto l'aspetto fecondativo-materno; nella terza, quale "Signora della Morte e della Rigenerazione" (cfr. Kali); ed infine, nell'ultima parte, attraverso il simbolismo dell'energia e dello sviluppo.

Poiché anche una ridotta recensione dell'opera sarebbe lavoro immane e richiederebbe un'altra pubblicazione, non possiamo far altro che raccomandarne l'attenta consultazione da parte delle più interessate Lettrici, nonché dei più interessati Lettori: specie se maschilisti...

Fratelli e Sorelle per l'Età dell'Acquario, né Patriarcato né Matriarcato - Eugenio Mazzolla