martedì 31 marzo 2015

Rex et Sacerdos

Dal Culto della Dea Madre deriva il simbolo della Dea Doppia.

Presente in tutto il mondo, l'Archetipo della Dea Doppia espande il nostro modo di intendere l'antica autonomia e sovranità femminile.

Se collocati in un più ampio contesto, tutti gli sfrenati gruppi di indomite e profetiche Sacerdotesse-sciamane estatiche possono essere visti come elementi di un antico e universale Culto della Dea, tramandato da una precedente civiltà matristica legata alla terra, che era stata distrutta e costretta a migrare in tutte le direzioni. La cività delle isole, come quella di Malta, delle Cicladi, di Creta e di Cipro, divenne l'ultima roccaforte dei riti sciamanici della Dea, prettamente femminili, in un tempo in cui le culture continentali erano state decimate da violenti invasori.

Il Tempio Oracolare di Delo (luogo di nascita di Apollo e Artemide, i gemelli della Grecia classica) era il centro sacro del cerchio formato dalle isole cicladi, da cui trassero il loro nome. In quei luoghi, le donne si truccavano il volto e probabilmente officiavano la maggior parte dei più importanti riti religiosi (se non tutti), comprese le Rivelazioni delle Profezie Oracolari e i rituali funerari.

In questi luoghi, le Sacerdotesse estatiche potrebbero aver praticato anche riti sessuali di tipo tantrico, come avvenne molto tempo dopo, quando yogini tibetane e indiane altamente evolute officiavano le loro sacre pratiche magiche nei cimiteri e negli ossari, con canti estatici collettivi che stimolavano la percezione.

Tirando le somme di tutte queste ipotetiche connessioni, diventerà finalmente possibile tracciare una discendenza diretta e ininterrotta degli antichi Misteri Femminili della Dea Doppia, da Catalhoyuk nel VII a. C. fino ai Misteri Eleusini che si svolgevano nell'Atene classica, al "fiorire della civiltà occidentale".

La Dea Doppia - Vicky Noble


lunedì 30 marzo 2015

il Divino Androgino

Inanna è stata ritratta in veste di Guerriera, Gran Sacerdotessa, Amante. Ora, in una sezione dell'inno, Essa crea un rito specifico per onorare l'aspetto cerimoniale delle persone dalla definizione sessuale ambigua.

Inanna
vestendo una vergine
entro le stanze delle donne
abbraccia con cuore pieno
la giovane fanciulla dall'aspetto di uomo prestante.

Enheduanna descrive la giovane fanciulla con la parola sumera la-la che significa: "il vigore di un giovane uomo nel suo pieno rigoglio". Il termine inglese "handsome" (avvenente; uomo prestante) traduce al meglio il significato cross-gender, come possiamo comprendere in contesto proseguendo nella lettura. La giovane donna dell'inno, a causa delle sue sembianze maschili, ha subito in Sumeria lo stesso ostracismo che molti androgini sopportano ancora oggi. L'Androginia cerimoniale ha una lunga storia. In Mesopotamia, nei testi letterari collegati al rituale del Tempio, il personale del tempio che venera la Dea è spesso descritto come degli Androgini, sessualmente ambivalenti, eunuchi, ermafroditi o travestiti. Nei tempi moderni, alcune culture native americane hanno creato una figura per manifestare la sacralità cross-gender, come ad esempio quella della 'berdache', o lesbica sacra.

La Sacerdotessa o il Sacerdote Cross-Gender possiede l'abilità di "passare dall'altra parte, di rivelare i due mondi essenzialmente diversi l'uno all'altro".

Il culto veniva praticato da personale di genere ambiguo entro i limiti imposti dal rituale del tempio. Contenuto in questa maniera questo strappo nel tessuto della realtà consentiva ai veneratori di contemplare la fragilità della loro realtà costituita e di far spazio all'instabilità nel loro mondo prevalentemente stabile.

... "Trasformare un uomo in donna / una donna in uomo / sono cose Tue, Inanna".

Inanna, Signora dal Cuore Immenso - Betty De Shong Meador




sabato 28 marzo 2015

Dabar

Gli antichi Babilonesi ( 1600 a. C. circa) veneravano il dio Mithra, che era rappresentato come un leone che teneva nelle sue fauci un’Ape

Ape infatti, nella lingua locale, si pronunciava “Dabar” e “Dabar” era anche il termine per indicare la “Parola” (divina). Questo termine verrà utilizzato successivamente anche dagli antichi ebrei per invocare il Messia. In ebraico, la parola che indica l'Ape, "Dbure", ha origine dal termine "Dbr", ossia discorso, e perciò, tra i primi credenti ebrei, le Api simboleggiavano l'eloquenza e l'intelligenza. La Torah afferma: "Lo spirito dell'uomo è la candela del Signore", la stessa Terra promessa era descritta come il “Paese ove scorre latte e miele". 

Nel mondo cristiano le Api erano spesso un simbolo di Cristo, con il loro miele e pungiglione a rappresentare la sua misericordia e giustizia. L' Alveare divenne metafora cristiana della vita casta, caritatevole e regolata dalle comunità monastiche. L'errata credenza secondo cui le Api (che in realtà si accoppiano in imponenti sciami volanti) si riproducono costantemente come i fiori che impollinano, le rese emblemi della Vergine Maria
L 'Alveare simboleggiava anche le celle dei monasteri dove i monaci vivevano e lavoravano. Anche abitazioni preistoriche comuni scoperte sull' isola di Creta sono di struttura ad Alveare

In Grecia, lo stesso Zeus sarebbe stato nutrito dalle Api, o meglio nutrito di solo miele da sua madre Melissa. Il nome di Melissa deriva dal greco meli, “miele” e significa letteralmente “Colei che è datrice di miele”, “Colei che offre il miele”. Melissa, in origine, era dunque considerata un’Ape mellifera, ed al contempo la Regina di tutte le Api. Nelle leggende greche, Ella ci viene descritta come una bellissima principessa cretese, certe volte come una materna Ninfa del Miele, che aveva nutrito il piccolo Zeus nel tempo in cui il grande dio patriarcale non era ancora l’onnipotente padre degli Dei, ma il grazioso figlio della "vergine Dea".

Melissa fu definita proprio "Vergine Dea" perchè aveva la facoltà di essere autogenerativa, proprio come le Api, che possono riprodursi senza l' unione sessuale con il maschio. Quando Zeus crebbe, per ringraziare la principessa delle sue dolci cure, decise di liberarla del suo semplice corpo di donna mortale e la trasformò in Ape. Si racconta anche che le Api chiesero a Zeus (quando divenne un dio) di poter avere un pungiglione per potersi difendere dagli uomini che rubavano loro il miele. Zeus non gradì la loro richiesta, ma le accontentò, avvertendole che qualora avessero usato il pungiglione avrebbero pagato con la vita. 

Secondo un’altra leggenda, Melissa era una Sacerdotessa dedicata a Demetra, depositaria delle segrete conoscenze e dei Sacri Riti Misterici della Dea, sui quali aveva giurato di mantenere l’assoluto silenzio. Infastidita da un gruppo di curiose, che la istigavano a rivelare i suoi saperi, ella negò senza mai cedere, fino a quando le donne, deluse ed infuriate, la uccisero facendola a pezzi. La Dea vide ciò che era accaduto e trasformò il corpo straziato della sua amata figlia in uno sciame lucente di Api, che si levò leggero e volò verso l’infinito per ricongiungersi a Lei. Le sacerdotesse della Grande Dea Madre Demetra a Eleusi erano proprio chiamate "Api". I greci antichi ritenevano che le Api fossero nate spontaneamente da cadaveri di animali, e che perciò simboleggiassero la Resurrezione e la Rinascita. Le veneravano in quanto sacre messaggere che portavano le preghiere dalla Terra al Cielo, ogni cosa creata da queste sacre creature, come il miele o la cera, era considerata un dono degli dei. Secondo le leggende nordiche esse affioravano sulla terra da un sotterraneo mondo incantato, dove vivevano insieme alle fate. Si riteneva che possedessero virtù profetiche, per questo se ne osservava il volo per divinare e determinare il futuro, e che fosse portatrice del fuoco divino.

In un' immagine poetica di bruciante desiderio, Kama, il dio hindu dell'Amore, appare con una corda d'arco fatta di Api. Nell'arte indu, Vishnu viene anche ritratto come un'Ape posata su un loto e Shiva come un'Ape sopra un triangolo. Le antiche Dee mediterranee delle Api in Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma sono connesse con la Dea indiana Hindu: Brahmari Devi, la Dea delle Api, nelle sue connessioni con gli insegnamenti inerenti i chakra. Questi sette reami della coscienza emanano dal primo suono - il pulsare del tamburo cosmico - il battito del cuore della Dea. La Maha Devi (o Grande Madre), la Kundalini, si manifesta in forma di suono come un'Ape Regina (Brahmari Devi) circondata da nuvole di api ronzanti.

tratto da: http://www.mutatemente.com/api.html




Debora - Gustave Doré

 

Tribute to Marija Gimbutas

Marija Gimbutas iniziò i suoi studi di archeologia, religioni antiche e folklore presso l'Università di Vilna (Lituania), quindi frequentò le Università di Vienna, Innsbruck e Tubingen, dove ha conseguito la laurea nel 1946. Nel '50 fu nominata docente di Archeologia e nel '62 di Etnologia all'Università di Harvard. Ottenne infine la docenza all'Università di Los Angeles, dove è anche curatrice della sezione di Archeologia presso il Cultural History Museum. Ha scritto più di venti opere, ed è inoltre autrice di oltre duecento pubblicazioni che spaziano dalla preistoria e dalla mitologia dell'Est europeo fino alle origini degli Indoeuropei. Tra il 1975 e il 1985 ha realizzato un lavoro di ricerca che Ashley Montague ha definito "pietra miliare nella storia della civiltà", pubblicato nel 1980, 'The Language of the Goddess', quindi nelle edizioni italiane (Longanesi 1990 e Neri Pozza 1997) con il titolo 'Il Linguaggio della Dea'.
L'Autrice - considerata una pioniera dell'Archeomitologia: una nuova scienza che comprende archeologia, mitologia e folklore - ha raccolto ed esaminato bel 2000 manufatti dell'Europa arcaica (che ha poi riportato nel citato libro), intesi a comprovare l'importanza e la diffusione del Culto della Grande Madre, che dal Paleolitico Superiore e fino al I-II millennio avanti Cristo precedette nell'intera Europa (ma anche nel resto del mondo) la religione del Dio Padre.

Lo studio della Gimbutas è minuzioso all'estremo e documentatissimo ("una costruzione imponenente", ha giustamente commentato Sabatino Moscati). Marija suddivide l'opera in quattro parti. Nella prima ci descrive la Grande Dea nella Sua raffigurazione simbolica ornitologica (Dea-Uccello Acquatico) e perciò quale "Dispensatrice di Vita"; nella seconda, sotto l'aspetto fecondativo-materno; nella terza, quale "Signora della Morte e della Rigenerazione" (cfr. Kali); ed infine, nell'ultima parte, attraverso il simbolismo dell'energia e dello sviluppo.

Poiché anche una ridotta recensione dell'opera sarebbe lavoro immane e richiederebbe un'altra pubblicazione, non possiamo far altro che raccomandarne l'attenta consultazione da parte delle più interessate Lettrici, nonché dei più interessati Lettori: specie se maschilisti...

Fratelli e Sorelle per l'Età dell'Acquario, né Patriarcato né Matriarcato - Eugenio Mazzolla




giovedì 26 marzo 2015

Inanna, Venere, Kali: i diversi aspetti di Shakti

Oltre a indicare Vie per la Salvezza dell'individuo, ''Signora dal Cuore immenso'' rivela anche il compito essenziale della Gran Sacerdotessa e cioè quello di rappresentare Inanna al popolo come la natura paradossale su cui posano le credenze mesopotamiche. Enheduanna si fece carico dell'adorare, contenere, appagare ed emulare questo Paradosso chiamato Inanna, portando avanti fedelmente i rituali degli Dei.

 ... L'assira Ishtar è un ''Potere Divino che agisce nell'uomo'' e deve essere compreso ''nei termini della Sua manifestazione umana: Lei è l'emozione che muove il profeta, il respiro che emana dal 'Cuore' di lui o lei". Da questo punto di vista Ishtar è paragonabile allo Spirito Santo cristiano o all'ebraica Shekinah. Non conosciamo le origini di queste idee teologiche, ma alcuni aspetti di Inanna possono essere rintracciati nelle Dee Neolitiche. Un flusso di credenze si estende dal VI millennio a. C. fino al presente; nel contesto di questo continuum, Enheduanna non è soltanto una poetessa e una pensatrice intelligente, ma anche una donna mistica ispirata nello scrivere dalla sua esperienza con la Divina Inanna.

Inanna viene descritta spesso come una Dea dell'Amore, simile a Venere, in cui si incontrano le immagini della seduttiva Afrodite o di una Marilyn Monroe. Inanna può ammantarsi di seduzione, ma è la Dea dell'Amore in un senso più ampio: è quel desiderio roboante che ''genera l'energia dell'universo''. Inanna assomiglia incredibilmente alla Dea indiana Kali. Secondo la credenza hindu, Kali è il Principio Primevo Creativo alla base del cosmo; è la forza energica di tutte le divinità, di ogni essere e di ogni cosa. L'immagine di Kali che si unisce al Suo Dio, con Lei in posizione superiore, è l'immagine della Forza Divina che genera l'Universo.

 Inanna, Signora dal Cuore immenso - Betty De Shong Meador




mercoledì 25 marzo 2015

come in Cielo, così in Terra

Nel culto assiro di Ishtar, la Dea entra nel regno umano e, esattamente come la Sophia gnostica, è imprigionata nel corpo. Il compito del devoto è quello di liberare questo 'Spirito Santo' dagli appetiti e dai limiti del corpo. Il contatto con la Dea può essere compiuto mediante le emozioni, perché, come sostiene Parpola, Ishtar ''occupa il Cuore, il centro del corpo visto universalmente come la sede delle emozioni''. Enheduanna descrive una Vita spirituale che richiede Devozione. In questo poema lei ci offre un ritratto delle quattro Vie Spirituali che una donna può seguire. Queste direzioni sono le quattro che Inanna stessa benedice e incarna: Guerriera, Sacerdotessa, Amante, Androgino.

Enheduanna ha efficacemente creato l'ufficio della Gran Sacerdotessa.
Per i cinquecento anni successivi alla sua morte, la figlia del Re in carica divenne Gran Sacerdotessa ad Ur e seguì l'esempio di Enheduanna. Per Enheduanna, il ruolo di Gran Sacerdotessa significava vivere i precetti impliciti nel carattere della Dea Inanna. Enheduanna si identificò così tanto in Inanna da vedersi, in quanto Gran Sacerdotessa sulla Terra, come uno Specchio dell'immagine di Inanna Gran Sacerdotessa nei Cieli.

Lei dice di Inanna:

"Le tue mani afferrano i Sette Grandi Poteri,
giustamente sei la Gran Sacerdotessa".

Inanna, Signora dal Cuore immenso - Betty De Shong Meador



Preparazione alla Pasqua

Presso i Sumeri la Dea Inanna - raffigurante la Madre Terra - ebbe una grande diffusione. Ed è del VI millennio a.C. una Dea della Fecondità e della Maternità adorata dagli Ittiti (ma questi adoravano pure la Gran Madre Ishtar).
Altra Dea della Fecondità fu l'Iranica Anahita, che influenzò poi la religione greco-romana, diventando Afrodite per i Greci e Magna Mater (la Grande Madre) per i Romani.
I Sacchèi adorarono la Dea Madre Anaide, in onore della quale si tenevano delle feste molto licenziose. 
Alla mitologia pre-Ellenica dell'Asia Minore appartiene Cibele, Dea della Terra, designata all'inizio con il nome di Gran Madre. Nel Suo culto, al solito, prevalse il carattere orgiastico e le feste in Suo onore celebravano il ritorno della Primavera e il risorgere della Natura.
Le prime raffigurazioni della Dea Cibele sono del II-I millennio a.C.
In seguito il culto di Cibele sarebbe stato ripreso dalle grandiose Feste Adònie dei Fenici (in onore di Adone il giovane Dio "che muore e poi risorge") nonché - non ci stancheremo di ripeterlo - si sarebbe poi riattualizzato nella nostra "Pasqua di Resurrezione".
Ben altra fu la Pasqua nelle civiltà matriarcali!
"Le feste agricole" scrive il Briffault "e soprattutto quelle connesse alla semina e al raccolto delle messi, in ogni luogo del mondo e in ogni epoca, presentano i più larghi esempi di licenza sessuale".
"Le popolazioni agricole algerine protestano vivamente, per ogni restrizione imposta alla licenziosità delle loro donne, poiché credono che cercare di limitare e costringere la morale sessuale sia nocivo al successo dei lavori agricoli".
I Thesmophoria, o Feste della semina, conservano in forma attenuata l'originale carattere magico della fertilità. Le donne portavano emblemi fallici e pronunciavano parole oscene. I Saturnàlia erano le feste romane della semina e ad esse seguì, nell'Europa del Sud, il carnevale, di cui i simboli fallici erano i segni caratteristici fino a poco tempo fa".

La "Prostituzione Sacra", oltre che per Afrodite, Ishtar e Mylitta, era praticata anche in onore di altre Dee: Anaitis, Innini, Athagatia e altre ancora.

Dice lo psicologo Ferene Schuch: "Le civiltà arcaiche usavano i simboli erotico sessuali più audaci per propiziare la raccolta del grano, la nascita dei figli, la prosperità in generale. I tabù giudeo-cristiani hanno poi drasticamente messo all'indice questi simboli bollandoli come peccaminosi e abominevoli, creando così il piacere proibito della "pornografia" (in greco: raffigurazione di cose sporche); o meglio: rendendo sporco quello che prima era semplicemente naturale, come mangiare e bere. E aggiunge lo Stacul: "Fin quando gli uomini furono incapaci di comprensione logica e di dominio tecnico della Natura, il problema dominante della loro esistenza non fu quello di modificare le cose, per trarne maggiori vantaggi, ma di riaffermare - attraverso riti magici e pratiche cultuali - l'unità biologica e la solidarietà organica con tutte le forme viventi.
Di qui si spiega anche il valore cultuale attribuito alle figurazioni femminili orgiastiche, che si ritrovano durante il Neolitico; connesse ai riti di fecondità e rigenerazione. Le Veneri di Tell Brak e di Tell Halaf - che sollevano le mammelle con le mani od ostentano il sesso, scostando le gambe - erano intese a rafforzare, con l'atteggiamento e il gesto, il potere magico dei loro attributi".

Erodoto e Strabone ci parlano della Dea Madre Universale Mylitta degli Assiro-Babilonesi; questa si identifica con l'Ashtart dei Fenici, l'Afrodite dei Greci, l'Alitta degli Arabi e la Derceto dei Filistei.
Tutti i popoli del Medio Oriente arcaico adoravano la Dea Ishtar, seppure con differenti denominazioni. Infatti Essa si identifica con l'Iside Egizia, l'Astarte fenicia, la Venere babilonese, con Athar; la Venere dei Minèi sudarabici, con la "Dea dei Serpenti" dei Cretesi, con la Tanit dei Cartaginesi e con l'Astarotte dell'Antico Testamento. Fu ancora assimilata - parliamo sempre di Ishtar - con l'Inanna sumera, con le greche Afrodite, Cibèle, Hera e con la Venere Ericìna dei Romani.

Fratelli e Sorelle per l'Età dell'Acquario. Né Patriarcato né Matriarcato - Eugenio Mazzolla 



lunedì 23 marzo 2015

la più antica Poetessa della Storia

...Enheduanna, la più antica poetessa conosciuta.

Settimana dopo settimana, per diversi anni, Meador arrivò con le sue nuove traduzioni, doni scintillanti che ispiravano e inchiodavano. Alcune parti erano bizzarre e a prima vista totalmente misteriose - frasi di una Poetessa il cui nome pareva impronunciabile e la cui posizione ufficiale durante la sua vita, "Gran Sacerdotessa del Dio-Luna della città di Ur", appariva esotica e lontana quanto i racconti di fantascienza. Alcune delle frasi di questa poetessa erano provocatorie, sconcertanti e scomode. 
Come testimoni di Meador rimanemmo scioccati di fronte all'incredibile nudo potere delle immagini, che nella nostra esperienza non avevamo mai associato al Femminino.

Volendo collocare la Poetessa Sumera in uno spazio temporale, Enheduanna visse diciassette secoli prima di Saffo, undici secoli prima di Omero e cinque prima di Abramo, datando la nascita di quest'ultimo nel 1700 a. C. Ehneduanna scrisse le sue opere molto presto in quella che è considerata l'evoluzione della scrittura, forse trecento anni dopo che il vocabolario cuneiforme si era sufficientemente sviluppato per esprimere concetti linguistici. Possedere quattromilacinquecento versi di un'autrice così antica - la madre della poesia scritta - è come versare acqua fresca nel pozzo da cui bevono tutti gli scrittori.
L'antica Sumeria ha prodotto la scrittura più arcaica conosciuta e con la pubblicazione di "Inanna, Signora dal Cuore Immenso", abbiamo il privilegio di incontrare la scrittrice più antica a noi nota.

(...)


Con il ritrovamento di Saffo, i classici dalla Grecia produssero un nuovo miracolo: una Donna Scrittrice proveniente dall'antichità. I suoi personaggi erano gli Dèi, i rituali appropriati, le donne e l'amore; il suo era uno stile lirico. Fulcro dell'attenzione di Saffo era la Dea Stellare, Venere in lingua latina, Afrodite in greco, la sua lingua nativa. Saffo era insegnante in una scuola per giovani donne, al pari di Enheduanna, Sacerdotessa e Devota alla Dea identificata con il Pianeta Venere: Astarte in Siria, Ishtar in Accadia e Inanna in Sumeria.

(...)

Nella pratica religiosa sumera, i Sacerdoti-En erano al servizio delle Dee e le Sacerdotesse-En erano al servizio degli Dèi.

Inanna celebrava la sua Vulva, fondava l'orticultura e portava tutti i Princìpi della sua cultura nel suo "Vascello del Cielo". Il mito della sua discesa, raccolto accuratamente da Kramer servendosi dei molti frammenti, balza all'attenzione come percorso di vita con una guida profonda per le scelte compiute dalle donne e le situazioni di vita femminile che richiedono l'arrendersi a un Principio più grande. Improvvisamente, lo scisma Maschio-Femmina del mito greco fu sostituito da una storia "nuova"; in questa il Femminino non è spezzato, non è trascinato qua e là in battaglie, non è in attesa, non è "tutto ciò che è gentile", non viene ucciso dai suoi stessi figli, non viene maledetto né oltraggiato.

Il riapparire, al giro di boa del Nuovo Millennio, di questo lavoro germinante colpisce in modo particolare. La tempistica di Enheduanna è impeccabile.

Judy Grahan, Introduzione a "Inanna, Signora dal Cuore Immenso", di Betty De Shong Meador




la Fonte Arcana della Bellezza

La possibilità di Nuova Vita veniva data dalla Madre Celeste, come Gesù ribadisce nel Vangelo di Tommaso (log. 50): "Poiché mia madre mi diede menzogna, ma la mia Vera Madre mi diede la Vita". 

In questo passo Gesù distingue chiaramente il personaggio storico della madre, una donna mortale destinata agli errori della sua cultura di appartenenza, e l'Archetipo Celeste della Vera Madre, Colei che sta al di là delle illusioni e delle apparenze della vita spirituale, l'Intuizione, la Premonizione, la Profezia. Gesù fu un Iniziato ai Misteri della Dea che contemplavano la nascita di un "Figlio della Camera Nuziale", come si afferma nel Vangelo di Filippo (67): "L'Anima e lo Spirito sono nati dall'Acqua, dal Fuoco. Dall'Acqua, dal Fuoco e dalla Luce nacque il Figlio della Camera Nuziale. Parlo non di questo fuoco che non ha forma, ma di quell'altro che ha la forma bianca della bella Luce e della Bellezza".

Si tratta evidentemente di un ritorno alla Fonte Arcana della Bellezza.

Rosa Mistica, la Tradizione della Dea nel Nuovo Testamento - Elisa Ghigghini




domenica 22 marzo 2015

Reviving Hatshepsut, la più nobile delle Dame

Ho fatto trascrivere, decifrare e tradurre quelle tavolette della Regina Hatshepsut.
Questo genere di lavoro è un triplice tradimento. Al limite, noi non potremmo mai contornare il Suo pensiero con le nostre parole moderne e in lingua straniera. Checché ne sia, sottopongo più avanti gli scritti della Regina Faraone dove ho scoperto il Suo Diario intimo. Sono io che lo qualifico così. Sono meravigliata di constatare che il Suo stile assomiglia molto alla poesia di Barca. Hatshepsut scriveva di nascosto senza dichiararsi Lei stessa, alla luce del Sole, come "scriba". Ecco perché non saprei dire chi ha influenzato chi, o chi ha ispirato chi.
Riproduco alla rinfusa quelle osservazioni della Regina Faraone che potrebbero essere dei "poemetti in prosa", o delle "visioni" dell'aldilà, dei frammenti su cui meditare. Poiché le tavolette non erano datate, ho optato per un ordine arbitrario, così come le ho trovate nello zaino di Barca. L'essenziale, è dare la Parola alla Regina... Forse l'ultima parola della fine che è, in fin dei conti, l'Inizio della Storia.

(...)

Seconda Tavoletta

Non c'è che un solo Dio. I Suoi profeti verranno a diffondere le Sue parole divine attraverso il mondo. Gli uomini creati ad immagine di Dio si chiederanno: "Perché non siamo Noi al Suo posto?". Io, mi sono consacrata ad Amon, il solo Dio che conosca.
Gli uomini faranno eternamente la guerra perché vogliono occupare il posto di Dio! Che follia! Che menzogna!
Restituire la parte di Dio in noi a Dio stesso: in ciò consiste la Pace. Avere il coraggio di seguire la Verità che è in Lui.
In lontananza, il cammelliere passa dondolandosi... guida la sua cavalcatura... onda calma... al di là del Sole.
All'infinito, conduco il mio popolo...
Occhio del giorno si dissolve nella dolcezza orientale...
Fonda l'aurora... vittoriosa nella notte, tempo degli incontri.
Si dice che ho avvelenato mio padre e mio marito per mettermi la Doppia Corona sulla testa. E' falso. Sono tutti e due morti nel loro letto. Gli affari di Stato della Doppia Corona sono stati una vera tegola in testa. Sole divino del Destino che ho sposato nella gloria di Dio. Ma perché sono stata scelta?
Il Mio Nome impressiona i sacerdoti e il popolo: Khememet-Imen-Hatshepsut. Luminosa semenza che s'unisce a Dio. La più nobile delle Dame governa sul Trono di Colui che mi ha generata.
La mia fede in Dio e la mia diplomazia mi hanno salvata dalle bufere e dalle meschinità. La Mia Maestà si dirige verso il Bene, la Giustizia, l'Efficacia... Come una figlia che svolge funzioni utili a Colui che l'ha messa al mondo.

Io Sono la Protettrice della Perfezione di Dio.

La Donna Faraone - Hédi Bouraoui







Inanna, Dea dell'Amore

Inanna è la Dea dell'Amore, ma non appartiene a nessuno. Si "aggira" come una prostituta. Lei è la Dea delle prostitute; indugia nelle taverne. Enheduanna la lusinga dicendo: "Ho approntato il Tuo letto nella taverna", il regno delle prostitute. Ciononostante, Lei vigila sul matrimonio: "Avere un marito/avere una moglie/prosperare nella bontà dell'Amore/sono cose Tue, Inanna".
Inanna presiede a tutte le manifestazioni dell'Amore.

Inanna, Dea importante in Sumeria per migliaia di anni, bilancia ampiamente l'unilateralità tipica delle divinità maschili delle attuali culture monoteistiche e costituisce un esempio dell'elemento femminile mancante nella Natura Divina. Il Suo essere multi-sfaccettato colma una parte vitale dell'identità delle donne.
Gli alti stendardi di Inanna si ergono come bandiere svettanti tra i bastioni di quelle credenze tradizionali che limitano le donne. Io Sono una di quei milioni di donne che ovunque nel mondo stanno cercando di ridefinire loro stesse e le loro culture in modi che accolgano il Pieno Potenziale Creativo Femminile

Nel mio primo incontro con Lei fuori dai miei sogni la scoprii cantare un'ode alla Sua Vulva:

"Fissa la Mia Vulva
il Mio corno stellato dell'Orsa
ormeggia la mia esile barca del Cielo
la Bellezza della Mia Vagina, nuova Luna crescente"

Inanna, Signora dal Cuore Immenso. Inni della Gran Sacerdotessa sumera Enheduanna - Betty De Shong Meador



sabato 21 marzo 2015

la Gran Sacerdotessa di Ur

Enheduanna onora Inanna stessa come l'immagine della Divinità che unisce, affermando che "Lei indossa il Piano scolpito del Cielo e della Terra". L'assira Ishtar, evolvendosi nella sumera Inanna, è un aspetto del Dio Unificato, dice Parpola, che offre le basi per "la somiglianza di fondo del concetto degli Assiri e di quello biblico di Dio".
La prima prova scritta di questa intrigante linea di sviluppo è nell'insistenza da parte di Enheduanna sul fatto che Inanna sia "più grande dei grandi Dèi" e che Lei sia la Suprema Espressione dell'Unità nella Pluralità dell'Universo.
Da un lato Inanna consolida i temi provenienti dalle antiche pratiche religiose; dall'altro è interamente mesopotamica e unica. Diversamente da qualsiasi altra divinità sumera, Essa attrae come una calamita una moltitudine di Poteri che, come viene espresso nella poesia di Enheduanna, "fanno pesare la Mia Parola su tutte le altre".

Inanna è un movimento irresistibile che dirige l'immaginazione.
Nel nostro Pantheon di dee occidentali non abbiamo nulla che si avvicini al Suo dominio e alla Sua varietà. Inanna è un focolaio di consapevolezza che tenta di incarnarsi e definire se stessa. E' un'espressione della psiche mesopotamica che ha manifestato se stessa in questa Donna Divina, Paradossale, Complessa.

Nella tesi interessante di Parpola, Inanna/Ishtar è paragonabile allo Spirito Santo, l'aspetto del Dio Unico che si manifesta in relazione agli umani.
Inanna era una Dea che attraeva i Poteri non solo del mondo conosciuto, ma anche dell'intero Cosmo, "il Piano scolpito del Cielo e della Terra". Abbracciava l'intero continuum dell'autorità, dal più Oscuro al più Luminoso. Creatura di Terra e anche di Cielo, rifletteva la natura paradossale umana.

Se prendiamo in considerazione il probabile contributo di Enheduanna alla letteratura biblica, ci confrontiamo con un'Autrice che potrebbe avere influenzato un innumerevole numero di individui durante i secoli. Lei potrebbe facilmente essere "stata con noi fin dal Principio". Quando poi consideriamo il contributo di Inanna alla Teologia e il fatto che le descrizioni di Inanna da parte di Enheduanna sono le litanie scritte più antiche del Principio Attivo Femminino esistente in natura, ciò che in India conosciamo come "Shakti", l'importanza della Gran Sacerdotessa di Ur assume un risalto enorme.

Inanna, Signora dal Cuore Immenso. Inni della Gran Sacerdotessa sumera Enheduanna - Betty De Shong Meador



giovedì 19 marzo 2015

Al Padre che mi insegnò la Fratellanza

Esistono tracce, nei millenni, del Fondatore della Fratellanza? 

I vari popoli lo chiamarono Rama, Osiride, Orfeo, e con altri bei nomi, la cui memoria si conserva. Non cercate quale sia il migliore di tutti. Tutti soffrirono e furono fatti a pezzi. I contemporanei non perdonano mai la sollecita cura del Bene comune. Nel trascorrere delle epoche l'Insegnamento si trasmuta, così si riuniscono le parti disperse di un solo corpo. 

Ma chi sarà a raccoglierle? 

La memoria dei popoli sa chi è Colei che profonderà le sue forze per ricomporre assieme le parti viventi
Ricordate i molti che patirono per la Fratellanza.

Maestro Morya - Fratellanza - 1937



martedì 17 marzo 2015

la Signora dal Cuore Immenso

Gli inni sumeri del 2300 a. C. di Enheduanna alla Dea Inanna celebrano il legame della Sacerdotessa con la Dea e con l'Archetipo femminile, nel primo documento mai scritto a una Divinità Antica.

Oh, mia Signora,
mia Regina,
Io rivelo a tutta la terra il Tuo Splendore
Io celebro la tua gloria

Loderò il tuo corso
la tua Magnificenza assoluta
per sempre

Tu
chi può toccare la Tua Divinità
chi può eguagliare i Tuoi riti

possa il grande An
che Tu ami
implorare la tua pietà

possano gli Dèi grandi tutti
calmare il tuo temperamento
possa tu allietare 
mentre ti avvicini
il Trono di chiaro lapis azzurro
della Regina
possa l'alto seggio
dirti
SIEDI

possa il tuo luogo sacro in cui ti adagi
dirti
riposa
cedi il passo
rimettiti in forze

ove spunta l'alba
Utu sfolgora
possano le genti annunciare
la Tua Divinità gloriosa
Oh Tu che sei Regina
possano essi dichiarare il Tuo Splendore

per te
An ed Enlil
e tutti gli Dèi di comune accordo
stabiliscono per Te un grande destino

a Te 
essi attribuiscono
la dignità di Regina della Stanza del Trono
e Tu
oh Regina
di' quale delle Tue Divine sorelle
è degna della Regalità

Regina
Padrona
Tu sei Sublime
Tu sei Venerabile

mia Signora
ho mostrato la Tua fulgida grandezza
rivolgi il Tuo Cuore a me

le Tue azioni sono senza limiti
possa io pregare la Tua eminenza
Oh Inanna la Pura
dolce è la Tua lode.

Inanna, Signora dal Cuore Immenso




Eva ritrova Lilith

...Poichè Adamo tentò di costringerla a ubbidire con la forza, Lilith pronunciò con rabbia l'ineffabile nome di Dio, si levò in aria e lo lasciò. Lilith fuggì verso il Mar Rosso, dove Dio la punì uccidendo ogni giorno cento dei suoi figli demoni.
La scacciata Lilith portava insieme alla sua fiera indipendenza di donna, passione, iniziativa sessuale e una conoscenza misteriosa attraverso il corpo. Queste caratteristiche, potenziali naturali per gran parte delle donne, furono bandite dalla donna idealizzata dagli uomini, la moglie obbediente e la madre, Eva. Lil, una tempesta distruttiva o uno spirito del vento sumero, da cui Lilith prese il nome, possiede caratteristiche parallele a quelle di Inanna: in quanto spirito del vento, scaglia tempeste e uragani. Nel contrasto tra Lilith ed Eva osserviamo che la crudele, rabbiosa Inanna dai poteri di morte, l'erotica Inanna, persino quell'Inanna che crea forme culturali in modo completamente indipendente, viene bandita nel Mar Rosso nella forma di Lilith. Eva, che resta, è destinata a ubbidire a suo marito, a giacere sotto di lui e a partorire con dolore. Qualsiasi traccia della Inanna dei poemi di Enheduanna è oscurata nella costretta e umiliata Eva. (...)
Yahweh e il suo servo terreno, Adamo, operano insieme per limitare la piena espressione dell'essere femminile. Questa costrizione ebbe ovviamente effetto anche sugli uomini. Con il freno posto alla sessualità di Eva, sparì la possibilità di una piena esplorazione erotica, cosa che fu una perdita per entrambi. Se ne andò anche la possibilità di stima reciproca per gli sforzi creativi, dal momento che Eva era subordinata al marito. L'Adamo che rimase fu potenziato artificialmente dalla massiccia repressione delle emozioni naturali di Eva e dalla negazione della sua uguaglianza. La gerarchia dell'uomo sopra le donne fu saldamente messa al sicuro dalle dichiarazioni di Yahweh.
Riflettiamo sul bisogno di Adamo di essere sostenuto dalla limitazione drastica della natura di Eva. Il rimedio appare estremo. Diversamente da An quando affronta Inanna, Yahweh non crolla davanti all'azione aggressiva e disobbediente di Eva; come An, però, Yaweh è incapace di tollerare l'uguaglianza della donna. Lui risolve il problema, non rinunciando come An, ma svalutando la donna. Sua è la maledizione che le donne hanno sopportato per tremila anni. Di contro, la riduzione del potere della donna consente agli uomini di liberarsi dalla stretta della madre. L'influenza del pensiero greco aggiunse l'elevazione dello spirito maschile lontano dal corpo, in una divisione che ha dominato la filosofia greca e il pensiero occidentale in generale.

Viviamo le conseguenze della nostra eredità greca e del nostro essere avvolti dai valori giudaico-cristiani. Lo sminuire il potere delle donne e trascurare il collegamento con il mondo naturale ci consentono di ignorare gli effetti che la conquista delle piante e della vita degli animali ha avuto sulle genti della terra. Stiamo raccogliendo i frutti della risoluzione estrema di Yaweh.

Inanna, Signora dal Cuore Immenso - Betty De Shong Meador



lunedì 16 marzo 2015

la Vita Amorosa dell'Alveare

La vita nell'Alveare consiste nel fatto che le Api, assai più che non le formiche e le vespe, cooperano affinché il loro lavoro riesca in pieno accordo. Se si vuol arrivare a capire da cosa provenga questo fatto, si osservi che le Api hanno una vita nella quale è represso, in modo straordinariamente energico, il principio che si esprime negli altri animali nella vita sessuale: nelle Api esso è fortemente respinto.
Tra le Api si provvede infatti alla procreazione mediante pochi prescelti individui femminili, le Regine, mentre negli altri la vita sessuale è più o meno soppressa. Ma nella vita sessuale è presente la vita amorosa, e la vita amorosa è soprattutto un fatto animico. Per il fatto che determinati organi del corpo sono elaborati da questo elemento animico, essi giungono alla manifestazione, all'espressione della vita amorosa. In quanto nelle Api la vita amorosa è repressa e circoscritta alla sola Regina, la vita sessuale entro l'Alveare è altrimenti trasformata in tutta l'azione che le Api sviluppano tra di loro. Ecco perché gli uomini degli antichi tempi, i quali nella loro saggezza conoscevano questo fatto in tutt'altra maniera di come oggi lo si conosce, attribuivano quel meraviglioso agitarsi nell'Alveare alla vita amorosa, alla vita che essi mettevano in relazione con il Pianeta Venere.
Ora possiamo precisare che quando si descrivono da un lato le vespe o le formiche si può affermare che si tratta di animali che si sottraggono all'influsso del Pianeta Venere, al quale invece sono del tutto soggette le Api, che sviluppano la vita amorosa nel complesso del loro Alveare. Qui essa diventa una vita saggia, e vi potete immaginare quanto saggia debba essere. Vi ho già descritto diversi fatti sulla procreazione della discendenza, in essa vi è molta saggezza inconscia. Le Api sviluppano questa saggezza inconscia nella loro azione esteriore. Così abbiamo nell'Alveare nel suo complesso, come una sostanza, l'elemento che in noi vive manifestamente quando il nostro cuore sviluppa Amore. L'intero Alveare è compenetrato di vita amorosa, le singole Api rinunciano tutte all'Amore e sviluppano complessivamente l'Amore nell'Alveare.

Si comincia quindi a comprendere la vita delle Api quando si appura che l'Ape vive come in un'atmosfera tutta impregnata d'Amore.

Le Api - Rudolf Steiner



domenica 15 marzo 2015

Trasmutare il Nettare in Miele

Ti ringrazio, Ape
che mi hai insegnato la tua antica arte della collaborazione...
il ronzio di gruppo che porta con sé
il nettare che trasformate in
Divino Nutrimento,

grazie perchè in un periodo storico dove
la distruzione è ovunque,
Tu con le tue Sorelle 
continuate deditamente a produrre 
il vostro Oro

e provvedete a tenere in equilibrio
la Madre Terra.

Titti Bertolin, ne "L'Agenda della Dea - Il Corpo Sacro"