giovedì 25 settembre 2014

Iside Regina

"Oh Regina del cielo, sii tu Cerere alma, Creatrice prima delle messi, tu che nella gioia d'aver ritrovato tua figlia eliminasti l'antica usanza di nutrirsi, come delle fiere, di ghiande, rivelando così agli uomini un cibo più mite, e ora frequenti le zolle di Eleusi; sii tu Venere celeste, che agli albori del mondo congiungesti i sessi in contrasto, generando Amore e propagando con frutti sempre novelli l'umana stirpe, e ora sei onorata nel santuario di Pafo che il mare circonda; sii tu la sorella di Febo, che alleviando con le tue cure il parto alle donne incinte, hai fatto nascere intere popolazioni, e ora sei venerata nel tempio illustre di Efeso; sii tu la venerabile Proserpina che la notte con le tue urla e col tuo triforme aspetto freni l'impeto delle larve, sbarri le porte di sotterra, erri qua e là per le selve e accogli propizia le varie cerimonie di ossequio; tu che con la tua femminile luce rischiari ovunque le mura delle città e col tuo rugiadoso splendore alimenti la rigogliosa semente e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore; con qualsiasi nome, con qualsiasi rito, sotto qualsiasi aspetto sia lecito invocarti, concedimi finalmente la tua assistenza nell'ora della estrema rovina, rinsalda la mia afflitta fortuna e, dopo tante disgrazie che ho sofferto, dammi tregua e riposo, basta con le fatiche, basta con i pericoli. cancella l'orrido aspetto del quadrupede, rendimi agli occhi dei miei, rendi a me quel Lucio ch'io ero, e, se un dio mi perseguita con implacabile crudeltà per un'offesa che gli abbia fatta, mi sia almeno concesso di morire, se non mi è concesso di vivere".

Ma non avevo ancora chiuso completamente gli occhi ed ecco di mezzo al mare una divina figura emergere, levando un volto degno di essere adorato dagli dèi medesimi. Mi parve poi che, a poco alla volta, tutta la persona, come una luminosa statua, si rizzasse dinanzi a me, scuotendo l'onda marina.

"Io sono la genitrice dell'universo, la sovrana di tutti gli elementi, l'origine prima dei secoli, la regina delle ombre, la prima dei celesti; io riassumo nel mio volto l'aspetto di tutte le divinità maschili e femminili; sono io che governo col cenno del capo le vette luminose della volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi dell'Averno.
Indivisibile è la mia divina essenza, ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme, con riti diversi, sotto differenti nomi.
Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano Madre degli dèi, adorata in Pessinunte;
gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;
i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo;
i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;
i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;
gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea;
alcuni Giunone; altri Bellona; gli uni Ecate; gli altri Rammusia.
Ma le due stirpi degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi nascenti del sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli Egiziani il cui antico sapere conferisce potenza, mi onorano con riti che appartengono a me sola, e mi chiamano col mio vero nome
:
 

Iside Regina".

le Metamorfosi o l'Asino d'oro - Apuleio





Ritratto di Donna, Sacerdotessa, Dea

Luca Bagatin: Sei legatissima alla spiritualità. Sia Orientale che Occidentale. Come ti sei avvicinata alla figura dell'iconografia Indù, in particolare? Che cos'è per te la spiritualità e come può, questa, fondersi con l'erotismo e l'amore?

Debdea Shakti: Sono sempre stata dotata di un forte richiamo verso la spiritualità e fede in quella che potremmo chiamare divina provvidenza. Insomma, credo in un’intelligenza superiore che ci trascende, ma questa visione non mi è mai bastata, la sentivo incompleta e la mia cultura non mi dava modo di integrarla con altri aspetti che sentivo altrettanto veri: se c’era un Dio Padre, lassù nei Cieli, doveva esserci anche una Dea Madre, un principio immanente che si manifesta in ogni aspetto della creazione, a partire da quaggiù, la Terra. E forse, se ci sono una Madre e un Padre, l’essere umano è un Dio Figlio che gode di entrambi questi aspetti, potenzialmente androgino. La divinità è quindi nei cieli, nella terra e si sposa in noi. Questa visione la trovo completa e riscontrare che in oriente viene usata, in riferimento all’iconografia di Shiva, Shakti e Ganesha, una triade divina indù (una sacra famiglia, in effetti), ad esempio, mi ha riempita di gioia. Come a dire che a volte quando non ci si riconosce nella religione del luogo in cui nasciamo, preferiamo rinunciare a fede e spiritualità tout court, professarci atei o agnostici, che lo trovo un atteggiamento molto infantile. Te lo metto sotto metafora: un figlio accetta fino a un certo punto gli insegnamenti impartiti in famiglia, per poi maturare una sana ribellione, andare per il mondo a cercare la propria verità e infine pacificarsi con la famiglia d’origine, salvando ciò che di buono gli ha trasmesso e superando quella visione, arricchendola della propria esperienza personale. Se si ferma a recriminare tutta la vita per gli insegnamenti ricevuti in famiglia, a combatterli o rinnegarli, diventa un eterno bambino dipendente, per contrapposizione, esattamente da una visione distorta di quegli stessi insegnamenti.
Riguardo al legame tra spiritualità e sessualità, già credo di averti risposto: per me sono due aspetti complementari e inestricabili. E’ attraverso la sessualità che entriamo nel mondo, quindi già per questo è sacra. Ma è attraverso l’energia sessuale correttamente indirizzata che possiamo rinascere, ricrearci come esseri umani liberi e integri, e per questo è ancora più sacra. Diciamo che sesso e spirito sono due poli che si attivano a vicenda. Non c’è Shiva senza Shakti e viceversa, potremmo dire. Non c’è energia spirituale senza energia sessuale, né principio maschile senza quello femminile. E’ un dualismo che va ricomposto in una dualità di opposti complementari che vivono l’uno grazie all’altro, come il simbolo dello yin/yang. Per questo è pericoloso separarli: il sesso senza spirito diventa ben presto bestiale o meccanico, la spiritualità priva di una corretta gestione dell’energia sessuale è effimera, sterile. Non puoi trovare Dio se rinneghi la Dea e il suo aspetto più importante, cioè l’energia sessuale e creatrice.




Luca Bagatin: In privato mi hai detto che il tuo obiettivo è quello di "ristabilire il culto dell'Amore e dell'Eros". Come si sostanzia questo tuo obiettivo ?

Debdea Shakti: Sai, un tempo, se mi avessi chiesto che avrei voluto fare da grande, ti avrei risposto: la scrittrice. A un certo punto ho capito che volevo e potevo essere soltanto la protagonista della narrazione della mia vita. In effetti, mi limito a incarnare il modello di donna che vorrei tornasse ad essere legittimato nel mondo: la Sacerdotessa del culto dell’Amore e dell’Eros, qualcuno per cui sesso e sacralità vanno sempre di pari passo, che suscita rispetto non ‘nonostante’ sia associata al sesso, ma esattamente per questo. Il sesso deve essere restituito alla sua sfera di competenza: il Sacro e con esso le sue sacerdotesse (etimologicamente: coloro che conducono al sacro). 

Se Gandhi aveva ragione, essere il cambiamento che vorrei vedere manifestarsi nel mondo dovrebbe bastare.

Tratto dall'intervista di Luca Bagatin a Debdea Shakti in Ritratti di Donna, Ipertesto Edizioni






Colei che è Vita, Coscienza, Esperienza

La mia Runa si chiamava Ingwaz. 

Ingwaz è un altro nome della Dea Nerthus, la Grande Madre primordiale, fonte di tutta la vita, e ne simboleggia la Vulva in una rappresentazione simile a quella della Dea irlandese Sheela-Na-Gig, presente in molte chiese dell'isola, e a quelle delle incisioni rupestri rinvenute in Francia e risalenti a oltre tremila anni fa. Significa fertilità e indica un nuovo sentiero attraverso il quale l'eroina, o l'eroe, giunge alla Dea. Rappresenta tanto i magici poteri di rinascita che scaturiscono dal suo grembo quanto i suoi occhi che tutto vedono. E' quindi un simbolo del dono della seconda vista e anche un emblema della sessualità femminile e del potere di creare la vita dall'abisso. Denota la necessità di liberarsi dai vincoli del passato e dalle limitazioni imposte da educazione e cultura.

il Sentiero della Dea - Phyllis Curott

Il significato della Creazione è contemplare la forma portatrice e generatrice.
Allora una Donna meravigliosa emerse dall'oceano.
La meravigliosa forma della Donna,
la portatrice della prima parte.
Essa è l'Energia dinamica
che emerge dal primo al di là.
il suo nome è MahaKali,
contemplazione della meravigliosa forma della Donna.
(Kalika Khaned)

Essa è la forma di tutto ciò che è cosciente.
L'origine della conoscenza, la percezione della realtà, l'istigatrice dell'intelletto.
(Devi Bhagavata)

Da Me proviene il cibo che si mangia, ciò che si vede, ciò che si respira, ciò che si ode.
Coloro che mi ignorano vengono distrutti.
Ascoltate quindi e meditate con rispetto quanto dico.
Io Sono la gioia degli dèi e degli uomini.
Rendo ciascuno come desidera essere, timoroso o generoso, un uomo di intuizione o di intelletto...
Io pervado il Cielo e la Terra.
Io do nascita al Padre. Sono la sua testa.
Nasco dalle acque primordiali: da là mi sono diffusa nell'universo.
Con il mio corpo tocco il cielo. Quando creo i mondi, soffio come il vento.
La mia grandezza supera il Cielo e la Terra.
(Rg Veda)

La Creazione nasce dalla manifestazione della triplice potenza di Realtà (Lakshmi), Coscienza (Sarasvati), Esperienza (Durga).
Secondo il Piano concepito nello spirito divino, l'Energia (Shakti) sorse dall'irraggiamento di Realtà-Coscienza-Esperienza.
Dall'Energia scaturì la vibrazione primaria (nada), il punto limite, inizio della manifestazione (bindu).
(Shri Bhagavati-tattva)

"Colei che dà la Vita, Colei che dà la Forma" - Luciana Percovich