giovedì 25 settembre 2014

Ritratto di Donna, Sacerdotessa, Dea

Luca Bagatin: Sei legatissima alla spiritualità. Sia Orientale che Occidentale. Come ti sei avvicinata alla figura dell'iconografia Indù, in particolare? Che cos'è per te la spiritualità e come può, questa, fondersi con l'erotismo e l'amore?

Debdea Shakti: Sono sempre stata dotata di un forte richiamo verso la spiritualità e fede in quella che potremmo chiamare divina provvidenza. Insomma, credo in un’intelligenza superiore che ci trascende, ma questa visione non mi è mai bastata, la sentivo incompleta e la mia cultura non mi dava modo di integrarla con altri aspetti che sentivo altrettanto veri: se c’era un Dio Padre, lassù nei Cieli, doveva esserci anche una Dea Madre, un principio immanente che si manifesta in ogni aspetto della creazione, a partire da quaggiù, la Terra. E forse, se ci sono una Madre e un Padre, l’essere umano è un Dio Figlio che gode di entrambi questi aspetti, potenzialmente androgino. La divinità è quindi nei cieli, nella terra e si sposa in noi. Questa visione la trovo completa e riscontrare che in oriente viene usata, in riferimento all’iconografia di Shiva, Shakti e Ganesha, una triade divina indù (una sacra famiglia, in effetti), ad esempio, mi ha riempita di gioia. Come a dire che a volte quando non ci si riconosce nella religione del luogo in cui nasciamo, preferiamo rinunciare a fede e spiritualità tout court, professarci atei o agnostici, che lo trovo un atteggiamento molto infantile. Te lo metto sotto metafora: un figlio accetta fino a un certo punto gli insegnamenti impartiti in famiglia, per poi maturare una sana ribellione, andare per il mondo a cercare la propria verità e infine pacificarsi con la famiglia d’origine, salvando ciò che di buono gli ha trasmesso e superando quella visione, arricchendola della propria esperienza personale. Se si ferma a recriminare tutta la vita per gli insegnamenti ricevuti in famiglia, a combatterli o rinnegarli, diventa un eterno bambino dipendente, per contrapposizione, esattamente da una visione distorta di quegli stessi insegnamenti.
Riguardo al legame tra spiritualità e sessualità, già credo di averti risposto: per me sono due aspetti complementari e inestricabili. E’ attraverso la sessualità che entriamo nel mondo, quindi già per questo è sacra. Ma è attraverso l’energia sessuale correttamente indirizzata che possiamo rinascere, ricrearci come esseri umani liberi e integri, e per questo è ancora più sacra. Diciamo che sesso e spirito sono due poli che si attivano a vicenda. Non c’è Shiva senza Shakti e viceversa, potremmo dire. Non c’è energia spirituale senza energia sessuale, né principio maschile senza quello femminile. E’ un dualismo che va ricomposto in una dualità di opposti complementari che vivono l’uno grazie all’altro, come il simbolo dello yin/yang. Per questo è pericoloso separarli: il sesso senza spirito diventa ben presto bestiale o meccanico, la spiritualità priva di una corretta gestione dell’energia sessuale è effimera, sterile. Non puoi trovare Dio se rinneghi la Dea e il suo aspetto più importante, cioè l’energia sessuale e creatrice.




Luca Bagatin: In privato mi hai detto che il tuo obiettivo è quello di "ristabilire il culto dell'Amore e dell'Eros". Come si sostanzia questo tuo obiettivo ?

Debdea Shakti: Sai, un tempo, se mi avessi chiesto che avrei voluto fare da grande, ti avrei risposto: la scrittrice. A un certo punto ho capito che volevo e potevo essere soltanto la protagonista della narrazione della mia vita. In effetti, mi limito a incarnare il modello di donna che vorrei tornasse ad essere legittimato nel mondo: la Sacerdotessa del culto dell’Amore e dell’Eros, qualcuno per cui sesso e sacralità vanno sempre di pari passo, che suscita rispetto non ‘nonostante’ sia associata al sesso, ma esattamente per questo. Il sesso deve essere restituito alla sua sfera di competenza: il Sacro e con esso le sue sacerdotesse (etimologicamente: coloro che conducono al sacro). 

Se Gandhi aveva ragione, essere il cambiamento che vorrei vedere manifestarsi nel mondo dovrebbe bastare.

Tratto dall'intervista di Luca Bagatin a Debdea Shakti in Ritratti di Donna, Ipertesto Edizioni






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