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mercoledì 6 gennaio 2016

Io Sono una Donna Selvaggia

Io sono una Donna Selvaggia.

Corro con i lupi
somiglio alla leonessa.
Ululo alla luna.
Mi lascio guidare dai miei antenati.
Ascolto la Dea e nessun altro.
Io sono una Donna Selvaggia. ...
In contatto con il mio Sé Superiore e nell'armonia dell'animale umano che ospita questo corpo.
Io sono una Donna Selvaggia.
Possiedo il mio corpo.
Possiedo il mio spirito.
Possiedo le mie scelte.
Possiedo la mia mente.
Il mio Spirito è mio.
Faccio quello che mi pare.
Io sono una Donna Selvaggia.
La mia Volontà è in linea con il Divino.
Io sono una Donna.
Sono stata una vittima.
Io sono una Guerriera.
Sono stata picchiata
Mi hanno creduta Morta.
Ho vissuto.
Io sono un sopravvissuta.
Io sono prospera.
Io sono una Regina perché io governo.
Io sono una guaritrice.
Io sono una donna di medicina.
Credo nell'Amore.
Credo nella giustizia.
Credo nel sangue.
Credo nella Legge naturale.
Credo che verrà un tempo in cui riconoscerete il mio Potere.
Io riconosco il mio Potere.
Io sono una Donna Selvaggia.
Semino preghiere nella terra.
Evoco la Magia con le mie mani.
Io guarisco con le mie parole.
Distruggo con la mia rabbia.
Non mi dite di obbedire.
Non mi dite di sorridere.
Non mi dite di star calma.
Non ditemi che sono troppo aggressiva, troppo violenta, troppo forte, troppo grande, troppo nera, troppo estrema, troppo piccola, troppo agguerrita.
O che io non sono abbastanza.
Non ditemi come agisce una signora, o come essere come una Donna, o che cosa pensate che dovrei fare.
Io cammino con gli elefanti.
Volo con i falchi.
Nuoto con il polpo.
Caccio con le tigri.
Io sono una Donna Selvaggia.
Una Donna senza legge.
Un fiore selvatico.
Una leonessa di montagna.
Una scimmia magica.
Un cacciatore.
Una Strega.
Un Guerriero.
Un'Amante.
Una Madre.
Una Sacerdotessa.
Una Donna di medicina.
Io sono fatta di Buio e Luce.
Io sono l'Equilibrio.
Invoco la Dea della distruzione e la Dea della nascita.
Io sono una selvaggia.
Io sono libera.
Io appartengo a me.
Io credo nella cura e nel machete .
Credo nel piantare fiori e nel sollevare i bambini.
Credo nella protezione e nella morbidezza.
Credo nell'arte e credo nel sacrificio.
So che a volte devi prendere l'arma così che gli altri depongano le loro.
Io sono una Donna Selvaggia
e faccio quello che mi pare
E non voglio scusarmi per nessuna parte di me.

Clarissa Pinkola Estès


venerdì 25 dicembre 2015

la CristoSophia

Restano due interrogativi: perché è toccato a Lei, e non a qualcun altro, accogliere la Coscienza Cristica? Perché, poi, Lei ha accesso diretto al Maestro?
La risposta si trova in questo stesso Vangelo: perché Lei non si disperde, non le manca la Fiducia, e non sviluppa la mente analitica. Il Maestro le annuncia in effetti che Lui viene a Lei perché "non dimentica il proprio Centro", e aggiunge persino: "tu non guardi, tu Vedi...".

Maria Maddalena ci appare allora come il Simbolo dell'elemento dinamico indispensabile in questo nostro mondo in cerca della propria realtà; illustra la certezza e la Fede che proprio perché ci fanno difetto, ci costringono a rimanere nell'irrisolutezza e in questo nostro errare.
L'aspetto propulsore e potente che fa di Maria Maddalena la cinghia di trasmissione designata dal Maestro per ricordarci che è possibile realizzare il "Cristo Interiore", certo non è dovuto unicamente alla sua sensibilità femminile; attraverso di Lei, il Principio che veicola l'Iniziazione è la Femminilità nel senso più assoluto del termine. Resta il fatto che Myriam non è una donna qualsiasi: è la "Beneamata", e questo perché ha potuto accedere, con la sua Apertura, la sua Volontà e la sua Audacia, a questo rango.
In realtà, Myriam contiene tanti elementi maschili quanto elementi femminili; rappresenta una specie di Androginia ideale che le consente di presentarsi alla soglia di ciò che chiamiamo Realizzazione.

"Chi è questa Donna?", s'interroga Simon Pietro, visibilmente interdetto davanti all'ampiezza della personalità che gli viene rivelata.
La questione è sapere perché gli apostoli, che rappresentano le esitazioni e gli interrogativi del nostro mondo, accettino di rimanere raggruppati intorno a una Donna di questo genere. Verosimilmente, è perché Lei, pur simboleggiando la polarità intuitiva e femminile, è in grado anche di tradurre quella Forza attiva e riformatrice che ancora ci manca per raggiungere un armonioso equilibrio dell'Androginia Ideale.

Il Vangelo di Maria Maddalena...restituito dal Libro del Tempo - Daniel Meurois-Givaudan

giovedì 24 dicembre 2015

Divino Femminile

Lasciati amare più di quanto tu sia mai stata amata in passato.
Lascia che l'amore ti conduca là dove desidera.
Sei come un fiume che si precipita verso l'oceano dell'unione divina.
Non costruire sbarramenti che potrebbero ostacolare la tua presenza dell'amore.
Non lasciare che coloro che vivono sulle rive del fiume influenzino questo amore.
Perché essi non ne conoscono la potenza e la forza che gli consentono di spazzar via ogni differenza affinché l'amore sia.
L'amore e il fiume possiedono entrambi le loro ragioni per proseguire verso l'oceano della divina felicità.
Non avere paura della potenza, non avere paura della forza del fiume.
Abbandonati e lascia che l'amore sia.
Amore, amore, amore, sii l'oceano d'amore che Dio vuole che tu sia.
Lasciati liberare dalle tue paure.
Rimani nuda in tutto il tuo splendore, abbandonandoti all'amore di Dio che si trova al di là di qualsiasi forma e di qualsiasi concetto puritano.
Sii il fiore che Dio desidera che tu sia, aperto e pieno della tua essenza, mentre ti innalzi o ti chini.
Sappi che non esiste alcuna differenza, non esiste peccato.


Raylene Abbott - Divino femminile

mercoledì 2 settembre 2015

Come in Cielo, così in Terra

Enheduanna ha efficacemente creato l'ufficio della Gran Sacerdotessa.
Per i cinquecento anni successivi alla sua morte, la figlia del Re in carica divenne Gran Sacerdotessa ad Ur e seguì l'esempio di Enheduanna. Per Enheduanna, il ruolo di Gran Sacerdotessa significava vivere i precetti impliciti nel carattere della Dea Inanna. Enheduanna si identificò così tanto in Inanna da vedersi, in quanto Gran Sacerdotessa sulla Terra, come uno Specchio dell'immagine di Inanna Gran Sacerdotessa nei Cieli.


Inanna, Signora dal Cuore Immenso - Betty Deshong Meador 

domenica 3 maggio 2015

la Discesa agli Inferi

Descent to the Goddess: A Way of Initiation for Women è un libro guida per le donne contemporanee che osano scivolare sotto il limite del conscio per sperimentare gli abissi dell'energia femminile primaria. La storia di Inanna, che discende nell'Oltretomba dove deve confrontarsi con la Dea Oscura, morire e putrefare per tre giorni, potrebbe essere facilmente considerata una metafora del ciclo mestruale.

Si tratta del racconto epico mitico più antico che possediamo e indica civiltà mediorientali ancora più antiche governate dalle donne, come quella di Catal Huyuk

Quando sente la chiamata della Dea, Inanna discende di propria volontà per morire e rinascere e fare ritorno alla comunità con il potere di guaritrice, ma durante questo processo rinuncia a ogni brandello di identità. Nei racconti di epoca più tarda, l'eroe che entra nell'oltretomba vi si reca con la spada sguainata per uccidere la Dea Oscura e non cambiare mai.

Il Risveglio della Dea - Vicky Noble


lunedì 27 aprile 2015

Donne Sciamane

Di particolare interesse per le donne che attraversano il processo sciamanico è l'inclinazione biologica a rispondere a cicli dell'organismo. Proprio a causa di ciò che è stato percepito come una "schiavitù" al ciclo ormonale di cui fa esperienza ogni mese insieme al condizionamento ad accettare il proprio "destino", la donna diviene più facilmente veicolo dei poteri di guarigione. Dentro di sé la donna muore ogni mese. Possiamo anche non percepire consciamente le mestruazioni come una Morte Sciamanica e una Rinascita che si ripetono ogni mese, ma il nostro corpo le conosce come tali. Ogni volta che l'utero rinnova la mucosa, come il serpente la pelle, noi veniamo letteralmente liberate dal passato, da ciò che avrebbe potuto essere, e proiettate nel futuro. Siamo purificate fisicamente e rinvigorite emozionalmente. Gli ormoni spostano il loro accento dalla nascita alla morte, e poi ancora alla nuova vita.
Un alto tasso di progesterone significa sogni aggressivi e umore bisbetico: la sindrome premestruale di essere per sé più che per gli altri. Poi entrano in gioco gli estrogeni e la nostra energia ricompare, come l'inizio di un nuovo Ciclo Lunare. Ricominciamo a espanderci, diamo inizio a progetti nuovi, prendiamo nuovi contatti. E' un mutamento di forma e di funzione. Una Sciamana tende ad assomigliare sempre di più a un Serpente e perde le sue vecchie forme appena esse si consolidano. Possiamo diventare molto abili a lasciare il vecchio ancor prima di aver percepito il nuovo a livello conscio, confidando nel ritorno ciclico che si presenta sempre.

Il Risveglio della Dea - Vicky Noble




Morena Luciani - Santa Sangre (il Rosso Sacro)

venerdì 3 aprile 2015

Inanna del Mattino e della Sera

Proprio come abbiamo rilevato nel tempio della Dea Occhio di Tell Brak, Betty De Shong Meador fa notare che "l'uso della lingua neolitica samaro/ubaida (del VI millennio) si protrasse direttamente nella cultura sumera". I Samari "usarono nella loro iconografia l'onnipresente simbolo del Serpente legato alla terra", come pure le favolose immagini di danzatrici (Dakini) roteanti con i capelli al vento.
La prima forma di scrittura sumera è stata usata per comporre inni di devozione alla Dea Inanna, e narra storie della Sua Sessualità Sacra e della sua discesa e Iniziazione sotto l'egida di Ereshkigal, sua tenebrosa sorella degli Inferi
In questi ultimi trent'anni, le storie di Inanna sono state fondamentali per il pensiero femminista nel processo di revisione della storia e della religione. Tra gli epiteti di Inanna nel III millennio a. C. troviamo "la Principessa Inanna", "Inanna del Mattino e della Sera" (la Sua figura era intercambiabile con il Pianeta Venere), e ancora "Inanna delle Steppe". Era "guardiana delle abbondanti messi conservate nei depositi comuni di Uruk (la città più grande della Mesopotamia, odierno Iraq) e riceveva offerte differenti a seconda dei diversi aspetti del Suo Divino Sé.

Meador, studiosa junghiana, ha passato gli ultimi dieci anni a tradurre i poemi di Enheduanna, la Sacerdotessa di Inanna che visse nel 2300 a.C, periodo di cui possediamo un'ampia documentazione a supporto dell'esistenza delle Doppie Regine Amazzoni (la 'Guerriera' e la 'Sacerdotessa'). Enheduanna, descritta con una veste a balze e un alto copricapo conico a tesa rotonda, rappresenta la conclusione del lungo Lignaggio di Sacerdotesse che, per parecchi millenni nell'area dell'odierno Iraq, avevano presieduto ai riti sciamanici. Le sue origini sono legate allo zafferano che veniva raccolto nella città di Saffron, dove era nato il Potente Sargon, suo padre. Ciò lega Enheduanna alle Sacerdotesse Minoiche che raccolgono lo zafferano, ritratte nei murali di Creta e Santorini. La madre di Sargon era stata una "Sacerdotessa che aveva partorito in segreto un bambino" e lo aveva posto in un cesto nell'acqua, per essere poi allevato da un giardiniere".

La Dea Doppia - Vicky Noble

Se mi chiedi a che religione appartengo, ti rispondo:

"Io Sono Figlia del Sole e della Luna,
Io Sono Figlia della Terra e delle Stelle".

Debdeashakti




sabato 28 marzo 2015

Tribute to Marija Gimbutas

Marija Gimbutas iniziò i suoi studi di archeologia, religioni antiche e folklore presso l'Università di Vilna (Lituania), quindi frequentò le Università di Vienna, Innsbruck e Tubingen, dove ha conseguito la laurea nel 1946. Nel '50 fu nominata docente di Archeologia e nel '62 di Etnologia all'Università di Harvard. Ottenne infine la docenza all'Università di Los Angeles, dove è anche curatrice della sezione di Archeologia presso il Cultural History Museum. Ha scritto più di venti opere, ed è inoltre autrice di oltre duecento pubblicazioni che spaziano dalla preistoria e dalla mitologia dell'Est europeo fino alle origini degli Indoeuropei. Tra il 1975 e il 1985 ha realizzato un lavoro di ricerca che Ashley Montague ha definito "pietra miliare nella storia della civiltà", pubblicato nel 1980, 'The Language of the Goddess', quindi nelle edizioni italiane (Longanesi 1990 e Neri Pozza 1997) con il titolo 'Il Linguaggio della Dea'.
L'Autrice - considerata una pioniera dell'Archeomitologia: una nuova scienza che comprende archeologia, mitologia e folklore - ha raccolto ed esaminato bel 2000 manufatti dell'Europa arcaica (che ha poi riportato nel citato libro), intesi a comprovare l'importanza e la diffusione del Culto della Grande Madre, che dal Paleolitico Superiore e fino al I-II millennio avanti Cristo precedette nell'intera Europa (ma anche nel resto del mondo) la religione del Dio Padre.

Lo studio della Gimbutas è minuzioso all'estremo e documentatissimo ("una costruzione imponenente", ha giustamente commentato Sabatino Moscati). Marija suddivide l'opera in quattro parti. Nella prima ci descrive la Grande Dea nella Sua raffigurazione simbolica ornitologica (Dea-Uccello Acquatico) e perciò quale "Dispensatrice di Vita"; nella seconda, sotto l'aspetto fecondativo-materno; nella terza, quale "Signora della Morte e della Rigenerazione" (cfr. Kali); ed infine, nell'ultima parte, attraverso il simbolismo dell'energia e dello sviluppo.

Poiché anche una ridotta recensione dell'opera sarebbe lavoro immane e richiederebbe un'altra pubblicazione, non possiamo far altro che raccomandarne l'attenta consultazione da parte delle più interessate Lettrici, nonché dei più interessati Lettori: specie se maschilisti...

Fratelli e Sorelle per l'Età dell'Acquario, né Patriarcato né Matriarcato - Eugenio Mazzolla




mercoledì 25 marzo 2015

come in Cielo, così in Terra

Nel culto assiro di Ishtar, la Dea entra nel regno umano e, esattamente come la Sophia gnostica, è imprigionata nel corpo. Il compito del devoto è quello di liberare questo 'Spirito Santo' dagli appetiti e dai limiti del corpo. Il contatto con la Dea può essere compiuto mediante le emozioni, perché, come sostiene Parpola, Ishtar ''occupa il Cuore, il centro del corpo visto universalmente come la sede delle emozioni''. Enheduanna descrive una Vita spirituale che richiede Devozione. In questo poema lei ci offre un ritratto delle quattro Vie Spirituali che una donna può seguire. Queste direzioni sono le quattro che Inanna stessa benedice e incarna: Guerriera, Sacerdotessa, Amante, Androgino.

Enheduanna ha efficacemente creato l'ufficio della Gran Sacerdotessa.
Per i cinquecento anni successivi alla sua morte, la figlia del Re in carica divenne Gran Sacerdotessa ad Ur e seguì l'esempio di Enheduanna. Per Enheduanna, il ruolo di Gran Sacerdotessa significava vivere i precetti impliciti nel carattere della Dea Inanna. Enheduanna si identificò così tanto in Inanna da vedersi, in quanto Gran Sacerdotessa sulla Terra, come uno Specchio dell'immagine di Inanna Gran Sacerdotessa nei Cieli.

Lei dice di Inanna:

"Le tue mani afferrano i Sette Grandi Poteri,
giustamente sei la Gran Sacerdotessa".

Inanna, Signora dal Cuore immenso - Betty De Shong Meador



Preparazione alla Pasqua

Presso i Sumeri la Dea Inanna - raffigurante la Madre Terra - ebbe una grande diffusione. Ed è del VI millennio a.C. una Dea della Fecondità e della Maternità adorata dagli Ittiti (ma questi adoravano pure la Gran Madre Ishtar).
Altra Dea della Fecondità fu l'Iranica Anahita, che influenzò poi la religione greco-romana, diventando Afrodite per i Greci e Magna Mater (la Grande Madre) per i Romani.
I Sacchèi adorarono la Dea Madre Anaide, in onore della quale si tenevano delle feste molto licenziose. 
Alla mitologia pre-Ellenica dell'Asia Minore appartiene Cibele, Dea della Terra, designata all'inizio con il nome di Gran Madre. Nel Suo culto, al solito, prevalse il carattere orgiastico e le feste in Suo onore celebravano il ritorno della Primavera e il risorgere della Natura.
Le prime raffigurazioni della Dea Cibele sono del II-I millennio a.C.
In seguito il culto di Cibele sarebbe stato ripreso dalle grandiose Feste Adònie dei Fenici (in onore di Adone il giovane Dio "che muore e poi risorge") nonché - non ci stancheremo di ripeterlo - si sarebbe poi riattualizzato nella nostra "Pasqua di Resurrezione".
Ben altra fu la Pasqua nelle civiltà matriarcali!
"Le feste agricole" scrive il Briffault "e soprattutto quelle connesse alla semina e al raccolto delle messi, in ogni luogo del mondo e in ogni epoca, presentano i più larghi esempi di licenza sessuale".
"Le popolazioni agricole algerine protestano vivamente, per ogni restrizione imposta alla licenziosità delle loro donne, poiché credono che cercare di limitare e costringere la morale sessuale sia nocivo al successo dei lavori agricoli".
I Thesmophoria, o Feste della semina, conservano in forma attenuata l'originale carattere magico della fertilità. Le donne portavano emblemi fallici e pronunciavano parole oscene. I Saturnàlia erano le feste romane della semina e ad esse seguì, nell'Europa del Sud, il carnevale, di cui i simboli fallici erano i segni caratteristici fino a poco tempo fa".

La "Prostituzione Sacra", oltre che per Afrodite, Ishtar e Mylitta, era praticata anche in onore di altre Dee: Anaitis, Innini, Athagatia e altre ancora.

Dice lo psicologo Ferene Schuch: "Le civiltà arcaiche usavano i simboli erotico sessuali più audaci per propiziare la raccolta del grano, la nascita dei figli, la prosperità in generale. I tabù giudeo-cristiani hanno poi drasticamente messo all'indice questi simboli bollandoli come peccaminosi e abominevoli, creando così il piacere proibito della "pornografia" (in greco: raffigurazione di cose sporche); o meglio: rendendo sporco quello che prima era semplicemente naturale, come mangiare e bere. E aggiunge lo Stacul: "Fin quando gli uomini furono incapaci di comprensione logica e di dominio tecnico della Natura, il problema dominante della loro esistenza non fu quello di modificare le cose, per trarne maggiori vantaggi, ma di riaffermare - attraverso riti magici e pratiche cultuali - l'unità biologica e la solidarietà organica con tutte le forme viventi.
Di qui si spiega anche il valore cultuale attribuito alle figurazioni femminili orgiastiche, che si ritrovano durante il Neolitico; connesse ai riti di fecondità e rigenerazione. Le Veneri di Tell Brak e di Tell Halaf - che sollevano le mammelle con le mani od ostentano il sesso, scostando le gambe - erano intese a rafforzare, con l'atteggiamento e il gesto, il potere magico dei loro attributi".

Erodoto e Strabone ci parlano della Dea Madre Universale Mylitta degli Assiro-Babilonesi; questa si identifica con l'Ashtart dei Fenici, l'Afrodite dei Greci, l'Alitta degli Arabi e la Derceto dei Filistei.
Tutti i popoli del Medio Oriente arcaico adoravano la Dea Ishtar, seppure con differenti denominazioni. Infatti Essa si identifica con l'Iside Egizia, l'Astarte fenicia, la Venere babilonese, con Athar; la Venere dei Minèi sudarabici, con la "Dea dei Serpenti" dei Cretesi, con la Tanit dei Cartaginesi e con l'Astarotte dell'Antico Testamento. Fu ancora assimilata - parliamo sempre di Ishtar - con l'Inanna sumera, con le greche Afrodite, Cibèle, Hera e con la Venere Ericìna dei Romani.

Fratelli e Sorelle per l'Età dell'Acquario. Né Patriarcato né Matriarcato - Eugenio Mazzolla 



lunedì 23 marzo 2015

la più antica Poetessa della Storia

...Enheduanna, la più antica poetessa conosciuta.

Settimana dopo settimana, per diversi anni, Meador arrivò con le sue nuove traduzioni, doni scintillanti che ispiravano e inchiodavano. Alcune parti erano bizzarre e a prima vista totalmente misteriose - frasi di una Poetessa il cui nome pareva impronunciabile e la cui posizione ufficiale durante la sua vita, "Gran Sacerdotessa del Dio-Luna della città di Ur", appariva esotica e lontana quanto i racconti di fantascienza. Alcune delle frasi di questa poetessa erano provocatorie, sconcertanti e scomode. 
Come testimoni di Meador rimanemmo scioccati di fronte all'incredibile nudo potere delle immagini, che nella nostra esperienza non avevamo mai associato al Femminino.

Volendo collocare la Poetessa Sumera in uno spazio temporale, Enheduanna visse diciassette secoli prima di Saffo, undici secoli prima di Omero e cinque prima di Abramo, datando la nascita di quest'ultimo nel 1700 a. C. Ehneduanna scrisse le sue opere molto presto in quella che è considerata l'evoluzione della scrittura, forse trecento anni dopo che il vocabolario cuneiforme si era sufficientemente sviluppato per esprimere concetti linguistici. Possedere quattromilacinquecento versi di un'autrice così antica - la madre della poesia scritta - è come versare acqua fresca nel pozzo da cui bevono tutti gli scrittori.
L'antica Sumeria ha prodotto la scrittura più arcaica conosciuta e con la pubblicazione di "Inanna, Signora dal Cuore Immenso", abbiamo il privilegio di incontrare la scrittrice più antica a noi nota.

(...)


Con il ritrovamento di Saffo, i classici dalla Grecia produssero un nuovo miracolo: una Donna Scrittrice proveniente dall'antichità. I suoi personaggi erano gli Dèi, i rituali appropriati, le donne e l'amore; il suo era uno stile lirico. Fulcro dell'attenzione di Saffo era la Dea Stellare, Venere in lingua latina, Afrodite in greco, la sua lingua nativa. Saffo era insegnante in una scuola per giovani donne, al pari di Enheduanna, Sacerdotessa e Devota alla Dea identificata con il Pianeta Venere: Astarte in Siria, Ishtar in Accadia e Inanna in Sumeria.

(...)

Nella pratica religiosa sumera, i Sacerdoti-En erano al servizio delle Dee e le Sacerdotesse-En erano al servizio degli Dèi.

Inanna celebrava la sua Vulva, fondava l'orticultura e portava tutti i Princìpi della sua cultura nel suo "Vascello del Cielo". Il mito della sua discesa, raccolto accuratamente da Kramer servendosi dei molti frammenti, balza all'attenzione come percorso di vita con una guida profonda per le scelte compiute dalle donne e le situazioni di vita femminile che richiedono l'arrendersi a un Principio più grande. Improvvisamente, lo scisma Maschio-Femmina del mito greco fu sostituito da una storia "nuova"; in questa il Femminino non è spezzato, non è trascinato qua e là in battaglie, non è in attesa, non è "tutto ciò che è gentile", non viene ucciso dai suoi stessi figli, non viene maledetto né oltraggiato.

Il riapparire, al giro di boa del Nuovo Millennio, di questo lavoro germinante colpisce in modo particolare. La tempistica di Enheduanna è impeccabile.

Judy Grahan, Introduzione a "Inanna, Signora dal Cuore Immenso", di Betty De Shong Meador




domenica 22 marzo 2015

Inanna, Dea dell'Amore

Inanna è la Dea dell'Amore, ma non appartiene a nessuno. Si "aggira" come una prostituta. Lei è la Dea delle prostitute; indugia nelle taverne. Enheduanna la lusinga dicendo: "Ho approntato il Tuo letto nella taverna", il regno delle prostitute. Ciononostante, Lei vigila sul matrimonio: "Avere un marito/avere una moglie/prosperare nella bontà dell'Amore/sono cose Tue, Inanna".
Inanna presiede a tutte le manifestazioni dell'Amore.

Inanna, Dea importante in Sumeria per migliaia di anni, bilancia ampiamente l'unilateralità tipica delle divinità maschili delle attuali culture monoteistiche e costituisce un esempio dell'elemento femminile mancante nella Natura Divina. Il Suo essere multi-sfaccettato colma una parte vitale dell'identità delle donne.
Gli alti stendardi di Inanna si ergono come bandiere svettanti tra i bastioni di quelle credenze tradizionali che limitano le donne. Io Sono una di quei milioni di donne che ovunque nel mondo stanno cercando di ridefinire loro stesse e le loro culture in modi che accolgano il Pieno Potenziale Creativo Femminile

Nel mio primo incontro con Lei fuori dai miei sogni la scoprii cantare un'ode alla Sua Vulva:

"Fissa la Mia Vulva
il Mio corno stellato dell'Orsa
ormeggia la mia esile barca del Cielo
la Bellezza della Mia Vagina, nuova Luna crescente"

Inanna, Signora dal Cuore Immenso. Inni della Gran Sacerdotessa sumera Enheduanna - Betty De Shong Meador



sabato 21 marzo 2015

la Gran Sacerdotessa di Ur

Enheduanna onora Inanna stessa come l'immagine della Divinità che unisce, affermando che "Lei indossa il Piano scolpito del Cielo e della Terra". L'assira Ishtar, evolvendosi nella sumera Inanna, è un aspetto del Dio Unificato, dice Parpola, che offre le basi per "la somiglianza di fondo del concetto degli Assiri e di quello biblico di Dio".
La prima prova scritta di questa intrigante linea di sviluppo è nell'insistenza da parte di Enheduanna sul fatto che Inanna sia "più grande dei grandi Dèi" e che Lei sia la Suprema Espressione dell'Unità nella Pluralità dell'Universo.
Da un lato Inanna consolida i temi provenienti dalle antiche pratiche religiose; dall'altro è interamente mesopotamica e unica. Diversamente da qualsiasi altra divinità sumera, Essa attrae come una calamita una moltitudine di Poteri che, come viene espresso nella poesia di Enheduanna, "fanno pesare la Mia Parola su tutte le altre".

Inanna è un movimento irresistibile che dirige l'immaginazione.
Nel nostro Pantheon di dee occidentali non abbiamo nulla che si avvicini al Suo dominio e alla Sua varietà. Inanna è un focolaio di consapevolezza che tenta di incarnarsi e definire se stessa. E' un'espressione della psiche mesopotamica che ha manifestato se stessa in questa Donna Divina, Paradossale, Complessa.

Nella tesi interessante di Parpola, Inanna/Ishtar è paragonabile allo Spirito Santo, l'aspetto del Dio Unico che si manifesta in relazione agli umani.
Inanna era una Dea che attraeva i Poteri non solo del mondo conosciuto, ma anche dell'intero Cosmo, "il Piano scolpito del Cielo e della Terra". Abbracciava l'intero continuum dell'autorità, dal più Oscuro al più Luminoso. Creatura di Terra e anche di Cielo, rifletteva la natura paradossale umana.

Se prendiamo in considerazione il probabile contributo di Enheduanna alla letteratura biblica, ci confrontiamo con un'Autrice che potrebbe avere influenzato un innumerevole numero di individui durante i secoli. Lei potrebbe facilmente essere "stata con noi fin dal Principio". Quando poi consideriamo il contributo di Inanna alla Teologia e il fatto che le descrizioni di Inanna da parte di Enheduanna sono le litanie scritte più antiche del Principio Attivo Femminino esistente in natura, ciò che in India conosciamo come "Shakti", l'importanza della Gran Sacerdotessa di Ur assume un risalto enorme.

Inanna, Signora dal Cuore Immenso. Inni della Gran Sacerdotessa sumera Enheduanna - Betty De Shong Meador



mercoledì 4 marzo 2015

la Belva

"Immagino...
Una donna lupo che corre selvaggia nel bosco. Le belve della foresta sono sue figlie, la sua energia vitale e distruttiva che sempre l'accompagna.
Ha i capelli ribelli e scuri, la pelle chiara della luna.
Nella foresta. E' sempre notte.
E lei, ha sempre fame. Figlia della terra intrisa di sangue, lei il sangue lo vuole, lei il sangue lo beve, se lo fa scorrere tra le dita delicate, e lo passa sul viso, simboli per la lotta che s'appresta.
Lo lecca dalle mani sottili, lo ricerca alla fonte, si rimmerge, poi ricomincia.
Si strappa la tunica corta, di canapa grezza.
E' pronta.
Col corpo agile, sembra magra ragazza come tante. Le gambe da zebrina incurante per quei seni acerbi che sovrastano fianchi tondi, che ospitano buio, e calore, e sangue.
Adesso ha fame.
Chi sazierà la sua fame? Lei ha sempre fame, nessuno la può
placare.
E allora lei sorride e basta, da lontano, cogli occhi che tutto sanno già da prima.
Ma stasera la fame è troppa, bisognerà placarla, e la lotta sarà dura, lei già lo sa questo.
Sarà cruenta. Truculenta. Ma poi. Per quella notte.
La belva il suo pasto l'avrà consumato.

Ecco che arriva l'avversario.
La sovrasta in altezza, lei scompare in possenza.
Vivida luce in quel buio perenne, la belva ha deciso.
Quella sarà la sua cena.
I guerrieri si avvicinano, occhi negli occhi.
Solo occhi negli occhi, per ora.
Prima il rituale. Poi la carneficina. Pasto di sangue.
L'uomo di luce continua a fissarla, e tace.
E' lei che sferrerà la prima mossa, quest'è palese.
Lui tenterà ogni strenua difesa. Poi cederà. Ma adesso.
Vien da lottare.
La lupa s'appresta innanzi, gli artiglia il torace possente. La pelle si lacera. Il sangue la colora.
Lei lo sugge alla ferita, lui la lascia fare.
Ma lei sferza, e ride, e lo tormenta con la lingua, ché è brava a tormentare.
Ma lui non tollera l'affronto, l'hai voluto, prendilo ora.
L'afferra per la nuca, scure chiome tra le mani.
Spinge contro le ferite la bocca di lei mai sazia del sapore. E duole, e brucia, eppure è stabilito:
prenderà il suo tormento, infliggendolo com'ha deciso.
Eppoi il sangue finisce di stillare. E lei ne vuole ancora. Che mai ne ha abbastanza,
di mordere e succhiare.
Nell'impeto di rabbia, la lupa lo respinge, lui cade tra i rovi delle more.
Si graffia e sparge sangue, e non pare un caso, la caduta.
E adesso è a terra, che più non può fare che sperare nella grazia. 
Ma lei no.
Ha fame, stasera, troppa per essere pietosa.
Perchè sei entrato nella foresta, mio bel viandante di luce vestito, non sapevi forse che morte era in agguato?
Si abbassa repentina, di un lupo le movenze.
La veste ormai lontana, di luna ormai si ammanta.
Il viandante non ha scampo, la sua carne è minacciata, può solo ritardare la sua fine, che quegli
occhi 
ne valgono l'attesa.
Lei ha sangue sulla bocca, ne ha cosparso lui il petto, fin più sotto gli è colato.
Lei lo vuole. Stasera. Vuole. Leccare. Succhiare. Carne e poi altra carne, e vedere gli occhi luminosi 
che si accendono ancor più, poi si placano al dolore.
Mordere. Mordere. Sbranare. Ma.
E' ancora tempo di rallentare.
Il viandante è ferito, col corpo agonizzante, e la odia la creatura che l'ha fatto tanto inerme.
Lei sarà punita per l'affronto, ed ecco che la cinge all'improvviso, e se la spinge contro, spalle al petto.
Lei subisce e non protesta, che ben conosce la danza della morte.
Lui la tiene, e lei trattiene. Ancor per poco. La sua fame.
Ma lui rivuole sangue ormai sottratto, che adesso è. In lei. 
E allora è perso.
Prenderà il suo.

E allor la tiene, e con la mano la scava senza sosta nell'antro sanguinante e buio e caldo, e
infligge dolore e punizione alla bocca che gli recò l'affronto.
I suoi occhi non li vuol vedere mentre punisce, che lei innamora.
Ma non appena l'impeto si spegne, la lupa agile sfugge alla sua stretta e la bocca, stavolta di sua
sponte, offre arrendevole alla sua vendetta. Lui è preso da
impeto bruciante, vuole dolcezza, ora, e
sangue insieme, e allora bacia adesso, e adesso morde.
E la lupa pregusta il suo piacere.

Ma poi che entrambi sfiniti per la lotta, si guardano negli occhi più vivi ancor di prima, la lupa
prova a esigere il suo pasto, ma lui la blocca. Che se è deciso che lui debba perire, almeno
vuole farlo con onore. E la lupa, vinta ormai dal pianto, aspetta che lui
l'offra il pasto quando sia più pronto.
E poi che il tempo, infine, fu raggiunto, e l'uno e l'altra
si avvincono sprezzanti. E lui è già carne
in bocca alla sua belva. E lei divora e lui si tira indietro, che insieme vuole eppure
ne ha terrore.
Ma poi che entrambi si arrendono a quel fato, raccolgono delirio del pasto consumato.

La lotta è dura, alla lunga stanca.
Il buio è dolce, e ha pietà di loro, di figlia tanto cara, e di
viandante incauto in quella selva oscura.
Bacia le palpebre e li lascia addormentare".


debdeashakti

giovedì 26 febbraio 2015

il Gioco della Creazione nel Tempo di Sogno

La Bibbia giudaico-cristiana ci mostra un Padre Maschile, sorgente di vita.
Ma molte delle più antiche storie di creazione conosciute parlano di una Grande Madre: una Divinità Femminile che dà e mantiene la vita, la Dea degli animali e delle piante, degli umani, delle acque, della terra e del cielo.
Un'antica preghiera sumera esalta la gloriosa Nana, come "la Signora Potente, la Creatrice". 
Un'altra antica tavoletta si riferisce alla Dea Nammu come alla "Madre che diede vita al Cielo e alla Terra".
In Egitto la Creazione della vita veniva attribuita a Nut, Hathor o Iside, di cui è scritto: "All'inizio era Iside, la più Antica di tutto ciò che è Antico. Era la Dea da cui scaturì tutto ciò che diviene".

Tutto questo sta ad indicare che il Culto delle Divinità Femminili era parte integrante delle più antiche Tradizioni Sacre.

(...)

Cosa sono le Storie del Tempo di Sogno?
Sono i Miti di fondazione e regolazione, la forma che ha preso la loro modalità di percepire e rappresentare i rapporti tra il visibile e le forze invisibili, le intelligenze e i modelli invisibili che esistono da sempre, fin da prima del 'risvegliarsi' del mondo. Non c'è nessun 'Creatore' del mondo ma, nel Tempo di Sogno, pura astrazione generante, degli Esseri Metafisici (gli Antenati) che, attraverso i loro Sogni e le loro interazioni hanno animato tutto, dalla terra alle pietre agli alberi, e i vari animali, gli uomini e le donne, "che sono stati perfettamente creati nella loro diversità di maschi e femmine completi ed equivalenti, tutti sullo stesso piano". Le forme che sono state assunte da ciò che vediamo sono state fatte succedere dai sogni che gli Antenati facevano prima che esistesse il mondo. E li potevano fare in tutta libertà, non contenuti dai limiti fisici che invece possiede la creazione formatasi sui loro Sogni.

(...)

Quindi non un Demiurgo, non una Grande Madre, non un Dio, ma il Tutto che si crea attraverso il libero Gioco astratto messo in moto dal Sogno.

Oscure Madri Splendenti, le radici del Sacro e delle Religioni - Luciana Percovich




mercoledì 18 febbraio 2015

il Sacro Graal

Il Corpo femminile è il Calice
attraverso il quale emerge la Dea.
Nelle tradizionali versioni della leggenda del Graal,
non si menziona mai la Donna che porta il Graal.
Lei non ne va alla ricerca,
tanto meno ne viene mai separata.
Lei accede all'esperienza del Graal
attraverso il proprio Corpo.
Una nutrice che porti il bimbo al seno
è come se, senza parlare, dicesse:
"prendete, mangiate, questo è il mio corpo;
bevete, questo è il mio sangue!"

Jean Shinoda Bolen - Passaggio ad Avalon

 E' arrivato il momento di far uscire il Divino dalle chiese e dai templi,
e di lasciarlo girare nel mondo.
Io ritengo che la riscoperta del Sacro che ci circonda, con l'aiuto di Sophia,
sia il compito spirituale di questa Nuova Era.


Alice O. Howell - la Colomba nella roccia

Finché verrà demonizzato il sangue della donna, e con esso la Donna,
e finché parallelamente verrà esaltato il sangue dell'uomo,
quello versato su una croce, o in una delle sue innumerevoli guerre,
non vi sarà salvezza per il genere umano.


Jutta Voss - la Luna Nera

venerdì 6 febbraio 2015

il Mistero del Punto Sacro Femminile (Squirting Project)

Le donne mohave (i Mohavi sono una tribù indiana dell'America occidentale) confessano apertamente di espellere un Liquido al momento dell'Orgasmo, sia nel rapporto genitale sia in quelli orale e anale.

Presso i Trukesi - un popolo che vive in alcune isole dell'Oceano Pacifico del sud, le Trobriand - il "coito viene considerato una specie di sfida tra uomini e donne, dove l'uomo trattiene il suo Orgasmo finché la donna ha raggiunto il suo" e lo fanno in un modo che "consiste proprio nell'infilare solo la punta del Pene nella Vagina e, tenendolo con la mano, muoverlo come un cucchiaio in una tazza. in questo modo vanno a toccare proprio il Punto G. Gli abitanti di queste isole non solo conoscono l'importanza dei muscoli pelvici e l'esistenza delle Ghiandole di Skene, ma giudicano che la Donna abbia goduto veramente solo se eiacula.

I Mangaia, nativi delle Isole Cook dell'Oceania, descrivono l'Eiaculazione Femminile come quel momento in cui "la Donna pensa di urinare, anche se non si tratta di urina".

I Ponapesi, anch'essi dell'Oceania, sono convinti che il concepimento non possa avvenire se la donna non è stata prima stimolata fino a eiaculare. solo dopo è opportuno per loro iniziare la penetrazione.

In Uganda esiste una società Matriarcale, i Batoro, che considera una donna adulta e pronta per il matrimonio solo quando riesce, masturbandosi, a eiaculare bagnando un muro. Le donne anziane insegnano alle giovani come fare 'Kachapati', che in lingua Batoro vuol dire proprio "spruzza il muro".

nella Letteratura Tantrica l'esistenza del Punto G non è mai stata messa in dubbio, discutendo semmai sui diversi metodi per stimolarlo, sulla sua importanza pratica e sul suo ruolo nel raggiungere i Livelli Superiori dell'Orgasmo Femminile, vere e proprie esperienze spirituali più che sessuali, in quanto producono veri e propri Stati Alterati di Coscienza.

Anche nella Letteratura Erotica Indiana il Punto G compare diverse volte. Nel Kamasutra si legge: "doppio è il Piacere delle Donne: l'eccitarsi e l'eiaculare. La lubrificazione della Vagina deriva soltanto dell'eccitazione, il culmine della libidine invece dall'Effusione frullante".

Fonti: 
-Enciclopedia del Sesso Sublime - Jacopo Fo 
-il Punto G -Elmar e Michaela Zadra
-Storia di V - Catherine Blackledge
-Osate...scoprire il Punto G - Becht Ovidie

Sono solita corredare ogni mio post con foto mie. 
In via del tutto eccezionale e visto lo spessore del progetto, per stavolta utilizzo delle immagini tratte dallo Squirting Project del collettivo Massoneria Creativa
Godetevele perché sono MagniFiche

L'intero progetto qui: https://www.behance.net/gallery/23059835/Squirting-Project-

debdeashakti

Luca Giobbe


Bonsay Satoboy


Joseph Ciccariello


Cinzia Piazza