Afrodite,
invece, di provenienza sicuramente fenicia, è una trasformazione della
divinità semita Astarte/Asherah, le cui tracce sono molto presenti in
tutto il bacino del Mediterraneo e non solo, perché il suo culto fu
portato ovunque arrivassero i Fenici. Il suo primo luogo di culto in
Grecia fu Citera, l'isola posta subito sotto al Peloponneso, di cui fu
considerata Regina, e poi Cipro e Corinto. La provenienza da Cipro è probabilmente la più nota, perché lì il mito
la fece nascere dalla schiuma provocata dalle onde del mare: di lei,
ancora nel Rinascimento, Botticelli ha fatto una delle icone più note
dell'arte occidentale. Essere stata inserita nell'Olimpo come Dea
dell'Amore è sicuramente legato al fatto che nei templi dedicati alla
fenicia Astarte si praticavano riti di fertilità e feste connesse con la
sacralità del sesso, che i pudibondi studiosi dell'antichità hanno
definito "prostituzione sacra" non riuscendo a immaginare un'altra
lettura del fenomeno.
Essere diventata "Dea dell'Amore", congelando
un solo aspetto della vicenda cosmica di Eros, pathos e generazione in
una ristretta visuale di pulsioni umane, è un ulteriore esempio della
parcellizzazione dell'immagine primigenia della Dea e dello strappo tra
una visione panica e l'universo meramente umano sancito dagli Olimpi.
Anche Afrodite aveva in origine la facoltà di profetare ed era presente
sui campi di battaglia, era cioè ben diversa dall'innocua e molle etèra
che poi è stata fatta diventare. E' interessante il binomio che forma
con Adone, suo fratello o paredro, che fu ucciso da un cinghiale (come
Osiride).
(...)
L'essere nata dalla schiuma del mare ha fatto sì
che le statue di Venere o Afrodite venissero tutte fatte in marmo
bianco. In onore di Galatea, una delle forme in cui veniva raffigurata
Afrodite, si facevano delle celebrazioni sacre, i 'Riti Oscoforiani', in
cui la statua di marmo bianco veniva unta con olio d'oliva e gli uomini
si travestivano da donne e viceversa, come in un'altra festa
importante, l'Hybristica, dedicata a Themis, che celebrava il rito di
passaggio della pubertà. Si tratta in entrambi i casi di riti di
iniziazione; il cambiarsi d'abito in questa circostanza è collegato con
l'abbandono da parte degli adolescenti maschi del mondo delle donne per
entrare nel mondo negli uomini. Quanto all'ungere la statua di marmo
bianco con l'olio d'oliva, la tradizione è continuata nella chiesta
cristiana greco-ortodossa, in cui ancora la statua della Madonna viene
unta con olio d'oliva per tributarle una forma particolare di
venerazione.
Secondo alcuni, la statua della Venere di Milo, che ha
un braccio solo, manca dell'altro non perché perso accidentalmente, ma
perché le fu mozzato in quanto quel braccio reggeva una lancia: si
trattava cioè della sua antica raffigurazione, che però ormai dava
fastidio rispetto al cliché che doveva rappresentare, cioè una perfetta e
provocante amante che, se con la lancia in mano, non era quanto di più
rassicurante potesse desiderare un maschio.
Oscure Madri Splendenti, le radici del sacro e delle religioni - Luciana Percovich
L'ultima
Dea, Afrodite, è colei che rappresenta la categoria Centrica. Se le Dee
Indipendenti si concentrano su se stesse, le Dee Dipendenti sugli
altri, Afrodite né l'uno né l'altro: lei si centra sulla relazione. La
Dea della bellezza e dell'amore nei miti che la descrivono non è mai
stata schiava dell'oggetto amato, né ha mai rifuggito i sentimenti: lei
ERA il sentimento. In quanto tale, era l'unica
veramente libera, capace di amare profondamente ma rimanere sempre
fedele a se stessa, il perfetto equilibrio tra fuori e dentro il
cerchio: il perimetro, cioè il cerchio stesso. Indipendente come una
Vergine, ma in rapporto come una Dea Dipendente. Afrodite è anche
descritta come Dea Alchemica, in quanto il suo potere esercita
cambiamento, trasformazione: la relazione profonda che riesce ad
instaurare è foriera di evoluzione, ben descritta da una crisalide che
si schiude per dar vita a una farfalla. Tutto ciò che è toccato
dall'Amore si trasforma. Il desiderio di unione, di fusione, di
conoscere ed essere conosciuti che coinvolge la sfera fisica, emotiva e
spirituale: Afrodite è tutto questo. Ed è proprio questo suo gran potere
il suo limite. Troppo pericolosa per la stabilità del patriarcato, è
stata relegata e marchiata con la lettera scarlatta: tutto ciò che
attiene alla sensualità, al sesso, all'erotismo, è stato bollato nel
tempo come tabù; il fascino e la capacità seduttiva della donna come
armi diaboliche, sinonimo di perdizione, il pretesto di innumerevoli
roghi. Oggi Afrodite è marchiata come prostituta, come malata, come
sbagliata. Tutto questo per soffocare il suo grande potere, che è
l'unico in grado di salvarci da quello che la società oggi sta
diventando. La sfida di Afrodite – la sfida di tutte le donne, ma anche
degli uomini – è forse la più ardua in assoluto: riscoprirsi, e
manifestarsi pienamente, senza paura delle conseguenze. In una parola:
Amare.
Le Dee dentro la Donna, una nuova psicologia femminile - Jean S. Bolen
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