mercoledì 29 ottobre 2014

Triangol-Azioni Divine

Uno dei simboli più comuni e diffusi della Vagina sottolinea la Sacralità e il Potere Creativo dei Genitali Femminili. Si tratta del Triangolo rivolto verso il basso, la forma del pelo pubico femminile e, se la si potesse vedere, quella della struttura interna dell'Utero. Come mostrano gli artisti preistorici e di altri periodi, questo Triangolo è stato sempre associato ai Genitali Femminili. Dal Neolitico in poi, le figure che rappresentano Divinità Femminili in molte culture in tutto il mondo esibiscono il Triangolo Sessuale.
In Egitto l'ingresso della Camera della Regina nella Piramide di Cheope è indicato da un Triangolo rivolto verso il basso, mentre il primitivo carattere cuneiforme usato per indicare la parola "Donna" è un Triangolo con una linea mediana. Nella comunità gitana il più antico Geroglifico era un Triangolo.
Delta, la quarta lettera dell'alfabeto greco, è la Radice della parola greca che indica il Grembo, Delphys, e veniva usata per riferirsi alla forma del pube femminile. Quando è scritta in maiuscolo, del resto, ha la forma di un Triangolo; secondo la Suda (un lessico risalente all'XI secolo), è la lettera della Vulva. (...)
Per molte persone questo simbolo vaginale a tre lati assume un significato ancora più importante. 
Pitagora e i suoi seguaci, che concepivano l'Universo come manifestazione di relazioni matematiche, consideravano Sacro il Triangolo, e la loro Vener-azione non era dovuta solo alla sua forma perfetta, ma anche al fatto che vi vedevano il Simbolo della Fertilità Universale, del Potere Generatore del Mondo come Energia pura e Fonte di tutti gli Esseri. E' curioso notare come queste Idee abbiano un'eco ancora oggi nel linguaggio moderno della logica, dove il Simbolo V indica l'Universo, tutto ciò che esiste. 
Nell'India contemporanea il Triangolo rivolto verso il basso, dipinto di rosso, diventa il Simbolo fondamentale, o 'yantra' (equivalente visivo di un 'mantra'), della Femminilità e della Generazione. Per questo gli altari dei Templi indù mostrano spesso Triangoli Rossi (...).

Nelle credenze Tantriche, il Triangolo con la punta verso il basso è l'Emblema della Femminilità, di Shakti, dell'Energia Femminile e del Potere Creativo e Generativo Femminile. Simboleggia inoltre la Dea Suprema e viene considerato il Simbolo della Vita. Poiché lo Spazio non può essere circoscritto da meno di Tre linee, il Triangolo è il Simbolo Originario, "la prima forma simbolica emersa dal Caos che precede la Creazione". 

Nel Buddhismo Tantrico è noto come 'Trikona' (Triangolo o Yoni), ed è considerato "Fonte del Dharma (il Principio Cosmico indù)" o "Porta da cui tutto nasce".

Storia di V, Biografia del Sesso Femminile -  Catherine Blackledge




Venere, la Dea Alchemica ovvero il Nome segreto di Roma

Venere-Rame riluce in Marte-Ferro; pertanto, secondo l'Esoterismo Ermetico-Alchemico espresso nella Spirale, il Nome-Sostanza primigenia è Amor, che diviene il Potere Marte.
Amor (Nome Primordiale dell'Urbe, metafisicamente anteriore a Roma) rettificato è lo stesso Marte; ecco l'Androginia di cui parlavamo (...) la Forza risolve la sua Natura Femminile (Venere) in quella Maschile (Marte); con la n
atura marziale inizia la Via di Roma e quindi Roma stessa, essotericamente, la sua Storia.

La natura marziale, quindi, ha in sé quella venerea, essendone la Individuazione, proprio in forza di quella Androginia del Primordiale. Questa idea può essere resa più chiara facendo riferimento alla dottrina del Tantrismo metafisico e speculativo: il Principio Maschile dell'Individuazione (Puruscha nel Samkhia) è Shiva, la Prakrti o 'Natura' è Shakti, come Sua Sposa e Sua Potenza, dalla loro unione-amplesso procede il mondo. Shiva determina il moto 'non agendo' (come il motore immobile di Aristotele o il wei wu wei taoista), egli è l'iniziativa, ma la Generatrice è solo Shakti.
Essendo la Tradizione universale, possiamo trasporre, per analogia, questi significati nella Romanità: allo Shiva della Tradizione indù corrisponde sia la Virtus Solare (di Enea) che prepara e mette in movimento ciò che sarà la Romanità, sia la Forza-Marte, come Solfo esteriore e principio base della virilità, che inizia la Via Eroica; Shakti è invece la Sposa e/o Potenza della Virtus solare e della qualità Marte, individuanti e fissanti. Nella dimensione Ermetica della Romanità, tale entità è Venere in relazione al Marte 'iniziale' ed è Mercurio-Forza di Vita in relazione al Marte finale che si avvia verso l'Oro.

è questo il senso dell'Androginia da noi richiamata.


Ancor più probante è, a tal proposito, una rilevante osservazione fatta da Evola in 'Metafisica del sesso' dove, trattando delle Divinità femminili della Guerra e della Vittoria (Venus Victrix, Ishtar detta "Signora delle Armi') ed evidenziando il fatto che qui, nel significato Sacro dell'esperienza bellica, la Forza (che ha natura femminile) è evocata come Potenza di distruzione e travolgimento, aggiunge: "E' a tale stregua che la stessa Afrodite assume i tratti di una Divinità guerriera, col significato esoterico di Potenza, di Shakti di Ares-Marte ..

In ciò vi è l'autorevolissima conferma di quanto da noi dianzi riferito: effettivamente Venere (sia come Forza Cosmica di coesione inerente il momento della fondazione della Città, cioè Venus Genetrix, sia come terribile Venus Victrix e quindi rispettivamente in relazione col Marte 'iniziale' e con il Marte in piena Azione Eroica) è la Sposa di Marte. Non solo, ma nel passo su citato, poiché vi usano dei termini e dei significati desunti dallaTradizione indù, in ordine alla Androginia Shiva-Shakti, è lecito pensare che lo stesso Evola abbia voluto far intravedere proprio la dimensione Esoterica della Forza Ares-Marte, cioè la sua Androginia, nel momento che ha creduto opportuno per tale Entità usare la parola Shakti.

il Nome Segreto di Roma, Metafisica della Romanità - Giandomenico Casalino








 






venerdì 24 ottobre 2014

la Porta Alchemica

Donna di cultura eccezionale e dotata di un grande amore per il sapere, Cristina di Svezia aveva la capacità di conciliare arte e scienza, filosofia e religione, ricerca interiore e vita brillante, come dimostrano i suoi interessi culturali e la sua partecipazione ad accademie di vario tipo. La vivacità del suo ingegno si manifestava attraverso la sua attrazione sia per le materie scientifiche, come la matematica e l'astronomia, che per quelle artistiche, come la musica, il teatro, la letteratura. Noto è il suo mecenatismo verso scienziati e artisti.
Ma la sua passione era soprattutto l'Alchimia
Personalità complessa e anticonformista, la "Regina di Roma", che aveva rinunciato a un regno per seguire i suoi impulsi sapienziali e religiosi, riuniva a Palazzo Riario, alla Lungara, personaggi di spicco della cultura e della scienza tra cui il famoso matematico Athanasius Kircher, il marchese Francesco Maria Santinelli e il marchese Massimiliano Palombara, il cui nome è associato alla misteriosa Porta di Piazza Vittorio che si può ammirare ancora oggi sull'Esquilino a Roma.

La Porta Magica o Ermetica di Piazza Vittorio può essere considerata un piccolo, ma esauriente, trattato d'Alchimia. Sugli stipiti vediamo simboli alchemici, alternati da massime ermetiche indicanti passaggi, consigli, istruzioni per chi si accinge alla Grande Opera, cioè alla "Trasformazione del piombo in Oro".

Nella cornice esterna del medaglione circolare della Porta troviamo un'epigrafe in cui è espresso il concetto di Trinità:

TRIA SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO
MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS

Tre sono le cose mirabili. Dio e Uomo, Madre e Vergine, Trino e Uno.

In alto sull'architrave, scritta in ebraico, è l'invocazione allo Spirito Santo: "Ruah Elohim". nulla si può operare senza il Suo aiuto, segue l'avvertimento che non si passa attraverso la Porta, senza l'uccisione del Drago che ne sta a guardia:

HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT
DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON
GUSTASSET IASON

Il Drago delle Esperidi custodisce l'ingresso del Magico Giardino e senza Alcide (Ercole), Giasone non avrebbe assaporato le delizie della Colchide".

Cristina di Svezia e il suo Cenacolo Alchemico - Anna Maria Partini




giovedì 23 ottobre 2014

la Fata Redenta e Redentrice

Si dice che il ferro bruci le Fate.

E un'Era adatta agli uomini di ferro respinge lontano la Magia di creature incontaminate dall'odio, dall'avidità e dal potere come lo intendono i pesanti uomini del ferro. 

Se entrambe le creature, le Magiche Signore della brughiera e i pesanti uomini di ferro, con le loro leggere donne di latta, plasmate a loro immagine e somiglianza, solo un po' più graziose e affettate, si trovano a condividere lo spazio della terra per qualche tempo, presto o tardi dovranno incontrarsi.

Le Magiche Signore della Natura e degli animali, con le loro possenti corna, simbolo di fertilità e vitalità inesauribile e con le loro forti ali che le portano al di là delle nuvole senza sforzo, sanno che quando l'Era del ferro ciclicamente torna, i pesanti piccoli uomini che verranno a condividere il mondo con loro commetteranno con leggerezza ogni forma di stolto sopruso, fino a commettere quello supremo: il sacrilegio di profanare la Natura e il suo Piccolo Popolo. Di più: arriveranno a sfidare le Potenti e Magiche Signore delle lande incontaminate per rubare quello che per loro, piccoli ciechi umani, è il bene supremo: la terra con tutti i suoi tesori. Arriveranno, per riuscire nell'intento, a commettere qualsiasi atto indecente: menzogna, prevaricazione, tradimento, al fine di avere sul capo una corona di ferro. 

Sciocco balocco che mai sostituirà il potere di chi nasce con le corna.

Qualcuno lassù e qualcuno quaggiù, che ci piace chiamare il Signore e la Signora, lo Spirito e la sua Sposa che crea incessantemente dalla propria energia, decretarono che un giorno l'Uomo avrebbe avuto una Vera Corona tutta d'Oro, ma non sarebbe stata un inutile orpello sostitutivo, seppure forgiata coi più nobili metalli per cui i piccoli uomini sarebbero stati disposti a uccidere. No. La vera Corona dell'Uomo sarebbe stata un dono naturale, come le corna sulle Figlie e i Figli della Dea della Natura e sarebbe stata il simbolo di quel Matrimonio Sacro compiuto tra la Natura e lo Spirito. Chiunque avesse voluto avere sul suo capo questa indistruttibile e insottraibile Corona, avrebbe dovuto rispettare un solo Comandamento: per ottenere il potere su se stesso e solo dopo quello di governare la Terra e l'Umanità, una Signora delle lande avrebbe dovuto amarlo e benedirlo, accertandosi della purezza del suo Cuore.

Alcuni, saggiamente, rispettarono l'antico patto con gli Dèi, che sono il Dio e la Dea uniti in Sacre Nozze nei Cuori di tutte le creature

Ma i più stolti usurparono il potere. 
No, non fu per loro facile, e pagarono a caro prezzo l'inimicizia di una Signora della brughiera: follia, ossessione, e un cuore pietrificato. Questi erano i doni che meritavano tali stolte imprese.

Si narra che una Signora, la più potente, nella strenua lotta per salvare la Terra e le Creature di cui era Protettrice, accolse in sé l'odio e la vendetta, seppure solo per pochi istanti. Troppa era la crudeltà a cui era stata soggetta, Lei che invero amava l'Uomo e avrebbe voluto aiutarlo ad amare la Natura e a proteggerla come solo Lei sapeva insegnare. 

E fu così che la bella Signora dagli occhi trasparenti e dal potere incommensurabile, si perse. Accecata dal dolore del tradimento, ancor più feroce per creature che non sanno concepirlo. Lo maledisse, lui e la sua progenie, e fu da allora che l'antica Signora, vista un tempo come Reggitrice del pianeta, fu percepita dai piccoli umani come una Malefica presenza, sempre pronta a punire e vendicarsi con loro, che accrebbero l'odio verso di Lei, votandosi a combatterla fino alla Fine dei Tempi.

Ma un giorno nacque una bambina.

Anche Lei, come tutte le figlie degli uomini, sarebbe stata soggetta all'antico maleficio: raggiunta l'adolescenza, sarebbe caduta in un sonno simile alla morte e la sua coscienza irrimediabilmente persa. I piccoli sciocchi uomini amavano raccontare alle loro figlie e figli che un giorno un aitante principe sarebbe arrivato a risvegliare la fanciulla con un Bacio d'Amore. Ma l'antica Signora, ormai guarita dal suo accecamento a opera delle basse passioni umane, che aveva seguito come un'Ombra la bambina per tutta la sua esistenza, era al suo capezzale quando Lei si addormentò. Posò le sue labbra sulla piccola fronte e Lei aprì gli occhi all'istante: nessuna paura nel suo sguardo, alla vista dell'antica magica Signora, solo un Amore incondizionato, così come quello che la Signora provava per Lei.

Una Corona d'Oro e di Luce fiorì sul capo della bambina e l'antica Signora finalmente seppe che era arrivata la giusta Erede del suo Antico Regno, una Creatura Umana con Coscienza Magica, capace di amare tanto la Luce quanto l'Ombra e soprattutto di essere una Saggia Regina per governare tutta la Terra

Un consorte sarebbe arrivato, ma in fondo, il bacio salvifico, sarebbe stato quello che la piccola Regina avrebbe dato a lui. 
Solo così avrebbe guadagnato anche lui, col tempo, la sua Corona d'Oro e di Luce.

debdeashakti


la Regina e l'Ars Regia

La figura di Cristina è legata alla storia dell'alchimia: la sua vita si svolse in uno dei secoli più importanti per la ricerca dell' "Oro Filosofale". E continua ad esserlo tutt'ora. Non a caso è stata donata alla biblioteca dell'Accademia dei Lincei residente a Palazzo Corsini, l'antico Palazzo Riario, una delle più ricche collezioni di manoscritti e stampe rare di ermetismo alchemico: il fondo Verginelli-Rota. iInfatti, nel catalogo della collezione Vinci-Verginelli, il dotto umanista scrive: "a me, che ho fatto donazione dei miei libri ermetici, fa uno strano sentire assistere al 'ritorno' di questi libri alchemici alla sede che è storicamente e qualitativamente la più propria per essi: Palazzo Corsini, la Reggia di Cristina, amica di alchimisti e alchimistecheggiante ella stessa".
A Roma, in occasione del III centenario della sua morte nell'aprile 1984, è stato tenuto nella Sala Borromini un convegno internazionale: "Opus Niger: gli scienziati alla corte romana di Cristina di Svezia", cui hanno partecipato numerosi studiosi di tutto il mondo, dove è stato messo in evidenza il vivo interesse della Regina per le Scienze.

L'Alchimia o Magia Trasmutatoria ha per scopo il compimento della Grande Opera, cioè la restaurazione nell'individuo degli Antichi Poteri Regali. Tutte le tradizioni parlano di uno Stato Edenico, di un'Età dell'Oro da cui l'uomo è decaduto. Per riconquistare quello stato primigenio è necessario seguire delle pratiche particolari, un 'iter' simboleggiato dalle fatiche di Ercole, di Teseo, dalla conquista del Vello d'Oro.

La prima operazione magica l'Adepto la deve compiere su se stesso, trasmutando i propri 'metalli vili' in Oro, cioè trasformando le facoltà comuni in facoltà umane divinizzate. La realizzazione alchemica si esprime anche in termini di conquista della 'Pietra Filosofale': chi possiede tale pietra può operare la Trasmutazione dei metalli vili in Oro.

Cristina si trovò fin da giovanissima a contatto con l'alchimia (...) secondo Van Lennep, gli alchimisti erano ben accolti alla corte di Svezia al tempo di re Gustavo Adolfo e afferma che sua figlia Cristina ebbe un vivo interesse per la scienza di Hermete: "Questa Regina era stata Iniziata ai segreti della Trasmutazione Alchemica dal Sendivogius.(...) l'interesse di Cristina per l'Alchimia si estrinsecò soprattutto a Roma quando, probabilmente attraverso F.M.Santinelli (autore delle tre belle canzoni alchemiche dal titolo 'Lux Obnubilata', conobbe il marchese di Palombara e frequentò il suo "laboratorio". Infatti il nome di Cristina a Roma è legato alla Porta Magica di Piazza Vittorio Emanuele II, uno degli ingressi secondari della Villa Palombara sull'Esquilino. La Porta Magica è uno dei pochi monumenti alchemici giunti fino a noi, famosa per i suoi simboli e le sue iscrizioni.(...)

Sebbene la Roma del secolo XVII, in cui vigeva ancora l'inquisizione, fosse l'ambiente meno adatto alla diffusione delle idee ermetiche, proprio nella sede del Papato esisteva un filone Tradizionale, ai margini dell'ortodossia e in convivenza con essa. malgrado l'Astrologia e l'Alchimia fossero bandite e condannate dalla Chiesa cattolica, molti prelati se ne interessavano anche praticamente (Athanasius Kircher, il Cardinale Azzolino e altri).

Alla base di tali dottrine è un Universo Vivo, animato da forze sottili; legami invisibili uniscono Cielo e Terra; i vari linguaggi dei metalli, delle piante, delle pietre, degli animali sono in corrispondenza col linguaggio degli astri, delle costellazioni, dei pianeti ("come in Alto, così in Basso"). L'Alchimista, nella solitudine del suo laboratorio, intento alla trasformazione della materia, nel suo "athanor", cercava di realizzare le "Nozze Alchemiche", cioè una perfetta armonia tra Spirito e Materia, tra Uomo e Cosmo.

Cristina di Svezia e il suo Cenacolo Alchemico - Anna Maria Partini





l'Antica Sapienza della Madre e delle sue Figlie

Potrebbe essere possibile per una donna dei tempi attuali, che non si riconosce nei miti, nei modi d’essere e nelle finalità esistenziali che caratterizzano la maggior parte dei contemporanei, cercare di dare alla propria esistenza un Senso, che fosse per lei più congeniale, ricercando una sintonia con quell’Archetipo Femminile che venne denominato in tempi antichissimi Grande Madre?
Secondo l’Autrice del presente scritto, che ha già trattato questo argomento in alcuni suoi precedenti libri, una ricerca di questo genere potrebbe essere attuabile, purché venga compiuta una complessa trasformazione che in un primo tempo dovrebbe portare a disidentificarsi da tutte quelle concezioni, quelle morali e quei modi di pensare che caratterizzano la gran maggioranza delle moderne donne occidentali. In un secondo tempo si dovrebbe poi ritrovare il modo d’essere magico e segreto di una ipotetica Donna Arcaica, ovvero di una devota dell’antichissima religione della Grande Madre, di quella Dea che in luoghi e tempi diversi fu invocata e venerata dalle donne con nomi differenti, che però si riferivano sempre all’Aspetto Materno ed Amoroso della manifestazione Divina.
Quella Dea datrice di Gioia, di Bellezza e di Armonia con la quale era possibile, praticando le antiche Iniziazioni Femminili, acquisire una sintonia talmente forte da sentirsi parte di Lei, realizzando in se stesse uno stato d’essere che non era semplicemente umano, ma era partecipe della consapevolezza divina.
Per realizzare ciò sarebbe auspicabile un incontro con una vera Maestra, in grado di trasmettere segretamente l’Antica Sapienza delle Donne.
Ma poiché non vi sono più in occidente quei Culti e quei Centri Iniziatici Femminili, ove alle fanciulle veniva insegnato tale tipo di realizzazione, forse tale incontro, che potrebbe essere quasi impossibile nella realtà, potrebbe in certi casi avvenire durante un sogno, dato che secondo l’Autrice a volte i sogni potrebbero essere più importanti, se non addirittura più veri, delle cose che succedono nella vita di tutti i giorni.
E comunque in mancanza od in attesa di ciò, forse qualcuna potrebbe provare a ricercare da sola, nei modi indicati nel testo, in se stessa e per mezzo della contemplazione dell’armonia naturale, l’Amore di quella Madre trascendente di tutte le cose, fino ad identificarsi in tale sentimento, più che nei ragionamenti e nelle problematiche dell’io pensante.
Così agendo ci si potrebbe rendere appunto simili, acquisendone i Poteri e le Capacità Intuitive, alle antiche Sacerdotesse della Dea ed a tutte quelle donne che percependo in esse il Suo Amore, riuscivano a dare alla propria vita un senso totale e profondo, certamente ben diverso dal senso limitato, parziale od effimero che la pubblicità, le mode ed i grandi mezzi di comunicazione cercano di solito di imporre al gentil sesso.
I consigli ed i suggerimenti, dati al fine che qualche lettrice possa veramente iniziare a muoversi in questa direzione, potrebbero essere talmente importanti, che il presente libro dovrebbe essere letto da tutte quelle donne che provano nel profondo di se stesse un reale anelito verso un tipo di Spiritualità Femminile simile a quello delle Donne arcaiche.
Una Spiritualità che, se pur ignorata, repressa, fraintesa o disprezzata, potrebbe dare, se fosse conosciuta e messa in pratica, un senso profondo e completo alla vita e forse anche delle esperienze e delle conoscenze che potrebbero appartenere alla dimensione trascendente.


il Giudizio della Donna, Ovvero di cosa una Sacerdotessa dell’antica religione della Grande Madre potrebbe pensare dei tempi attuali e dei consigli che potrebbe dare alle donne che desiderassero ascoltarla - Ada d'Ariès




mercoledì 22 ottobre 2014

l'Arte Anasyromai, ovvero l'orgoglio Vaginale della Dea

L'arte Anasyromai può assumere varie forme: sculture arcaiche, statuette, amuleti, figurine, incisioni sui sigilli, gioielli. alcune delle immagini più antiche risalgono al 1400 a. C.; si tratta di sigilli cilindrici provenienti dalla Siria in cui sono raffigurate Donne con le gambe aperte o che sollevano le vesti per rivelare la Vulva, gesti che sono stati interpretati in termini sacri. Molti di questi manufatti sono egizi, risalenti all'epoca Tolemaica (323-330 a. C.) o al II-III secolo d. C.
Osservando queste immagini arcaiche, uno degli aspetti che più colpiscono è il senso di Orgoglio e di Gioia delle Donne nei confronti dei propri organi genitali. Non si percepisce alcuna vergogna, solo un'imperturbabile dignità. Una figura deliziosa, una piccola donna accovacciata in terracotta, vi aggiunge un pizzico di piacere appoggiando la mano destra sulla Vulva e toccandosi mentre guarda dritto davanti a Sé. L'effetto è sorprendente. Potete ammirarla al Museo di Copenhagen. Una della sue Sorelle invece si trova al British Museum di Londra. Altre due statuette di terracotta provenienti da Alessandria d'Egitto (II-III d. C.) mostrano Donne orgogliosamente in piedi, che indossano lunghe vesti e ostentano elaborate acconciature. Guardando davanti a sé, senza abbassare gli occhi, sollevano in modo leggiadro i loro eleganti abiti per rivelare il pube scoperto.

A lasciare perplessi è l'identità di queste figurine, che resta incerta. Si tratta di Regine, Dee, Donne importanti del tempo? Alcuni sostengono che si tratti di rappresentazioni di Baubò o di sue accolite. Poiché molte di queste statuette provengono dall'Egitto, altri le collegano invece ad Hathor o eventualmente a una divinità strettamente legata a Lei: Iside, "il Principio Femminile della Natura", venerata come Colei che ha inventato l'agricoltura.

Iside fu adorata, più tardi, anche dai Greci e dai Romani. Di certo si può solo dire che molti elementi di queste figurine le collegano a Divinità Creatrici Femminili o Dee della fertilità, come Demetra, Hathor o Iside.

Storia di V, biografia del sesso femminile - Catherine Blackledge





Dualità Divina

La Dea Doppia è un archetipo del passato che rappresenta l'idea della sovranità femminile, in un contesto di antichi lignaggi sciamanici caratterizzati da princìpi e pratiche di donne, che formarono la struttura organizzativa delle più antiche culture del mondo prima del patriarcato.
Scolpite nella pietra, nell'osso, nell'argilla, dipinte sui muri o forgiate come vasi, queste immagini di donne gemelle spesso condividono un unico corpo, altre presentano una donna con due teste, altre ancora hanno i fianchi congiunti con quattro seni chiaramente delineati. Gemelle che si generano e rinnovano l'un l'altra, l'icona della dea doppia esprime in modo positivo, salutare e dinamico i poli duali della nostra natura: vita e morte, luce e tenebra, ovulazione e mestruazioni, ossia quello che l'autrice chiama "la nostra intensa e singolare esistenza bipolare", esortandoci a ripensare quanto ha di prezioso la nostra condizione biologica e ad attingere alla potente corrente sotterranea dell'energia femminile "che fluisce là dove siamo dai tempi
più antichi fino a oggi".

Dee, sacerdotesse, regine, sciamane, guerriere, streghe, donne; co-governatrici, leader religiose e temporali, amanti, sorelle, amiche, madri e figlie, tutte, ugualmente, sono contenute nell'archetipo della dea doppia, che, come in uno specchio, si riflette nell'intimità del vincolo femminile. Sono donne che condividono lo stesso lignaggio, la stessa trasmissione della proprietà e della conoscenza, attraverso la linea femminile di madre in figlia. Donne che si identificano in donne, donne che condividono il potere e che ci forniscono un modello femminile egualitario di convivenza, scambio, fiducia, amore, esortandoci ad acquisire nuove capacità l'una dall'altra.

Non solo, esse ci forniscono anche un modello femminile di governo: le regali regine che siedono sul trono, fianco a fianco, in posizione di potere, o il corteo della Dea, seguita da due regine, in una cerimonia intesa a conferire la regalità all'uomo che sta in piedi di fronte a lei, sono immagini di grande potenza, che ci rimandano a un tempo in cui i re ricevevano la loro legitttimazione dalle sacerdotesse che impersonavano la Dea.

Queste testimonianze ci giungono da molte parti del mondo e da culture di differenti periodi: dal Neolitico, dall'età del Bronzo, dal periodo classico; dall'Africa del Nord, dall'Asia Centrale, dal Medio Oriente, dall'India, dal Tibet, dall'Antica Europa e dalle aree del Mediterraneo e dell'Egeo, e ci suggeriscono l'esistenza di un coerente lignaggio femminile, forse mai interrotto, che si è espresso nei millenni attraverso tortuosi legami di pratiche sciamaniche, rituali estatici e linguaggi in codice. Una sorta di lingua segreta, sepolta nel passato e nascosta nella storia recente: nelle arti tessili femminili con la loro storia dei tessuti, nell'arte popolare con i suoi canti e le sue danze, nelle tecniche di guarigione con i loro rimedi curativi e poteri magici, nelle facoltà oracolari e profetiche. 

 tratto da:  http://www.universitadelledonne.it/dea%20doppia.htm




martedì 21 ottobre 2014

Memorie di una brava ragazza Maleducata

Debdeashakti è una Dea terrena.
E' una ragazza spigliata, disinibita, colta, passionale e non solo.
(...)
Per due anni consecutivi ha partecipato alla trasmissione di la7d "la Mala Educaxxxion", che ha appena concluso la messa in onda della terza stagione, un talk show sul sesso in cui molte donne e qualche uomo si confessano, a dispetto del titolo, con educazione e una buona dose di autoironia in merito ai propri gusti ed esperienze sessuali. Un salotto per bene, insomma, nel quale, grazie all'arguta conduzione di Elena Di Cioccio, il sesso perde qualunque connotazione negativa e moralista e diventa argomento giocoso da condividere attraverso il confronto e la comunicazione senza tabù.

Luca Bagatin, tratto dall'intervista a DebdeaShakti in 'Ritratti di Donna', Ipertesto Edizioni






lunedì 20 ottobre 2014

Posture di Decadenza, ovvero 33 anni a modo mio


Nessuna delle tre Donne reca la Palma, ma tutte portano ben impressi sui loro corpi i segni del martirio. Siano le frecce che inchiodarono San Sebastiano alla colonna o l'affilata lama di un rasoio, versione moderna delle tante spade che popolano l'iconografia cristiana, o ancora i fiotti di sangue rappreso che segnano le braccia della Santa al centro (Martire e Vergine al tempo stesso almeno a giudicare dalle Rose, simboli Mariani per eccellenza, che tiene fra le mani), poco conta. Dolore e sofferenza sono stati e restano inevitabili stazioni che conducono alla Santità. Ma la cifra di questa ardita composizione va forse cercata altrove, in quel TRE, numero trinitario per eccellenza, che permea l'intera scena: tre le figure, tre le nicchie che le ospitano, tre le frecce, così come le ferite impresse nelle carni di tutte e tre le Sante.

Posture di Decadenza - Calendario TransAvanguardie 2013, tributo a Saturno Buttò







venerdì 17 ottobre 2014

il Mestiere di Scrivere a due mani una Vita Androgina

L'Uomo più oceanico è quello "trasmutabile per tutte le guise".  Bisogna imparare non solo ad essere molte persone diverse, ma anche a fare queste persone scegliendole e scegliendone i tratti.

Per esprimere la vita, non solo bisogna rinunciare a molte cose, ma avere il coraggio di tacere questa rinuncia.

La sola regola eroica: essere soli soli soli.
Quando passerai una giornata senza presupporre né implicare in nessun tuo gesto o pensiero la presenza d'altri, potrai chiamarti eroico. O altrimenti essere Cristo - cioè annientarsi. Ma l'hai detto ieri - nessuno rinuncia a ciò che conosce - e tu conosci troppe cose.

Non si mentisce la propria natura. La tua pena particolare - che è quella di tutti i poeti - sta in questo, che per vocazione tu non puoi avere che un pubblico, e invece cerchi anime gemelle.

il Mestiere di Vivere, Diario 1935-1950 - Cesare Pavese


  

come in Cielo così in Terra, per realizzare i Miracoli della Cosa Una

A differenza degli Egizi (e poi anche dei Romani e del Medioevo), dove il "sacro" era legato al tempio (o alla cattedrale), nella Grecia antica era il "sito" ad avere importanza. Era, cioè, un centro armonico ed energetico legato al paesaggio e al rapporto che si instaurava tra le montagne, il cielo, i boschi e il mare. Per essere ritenuto sacro il sito doveva aver ricevuto dei "segni", come fenomeni inattesi (fulmini, temporali o terremoti) o una evidente presenza della divinità (apparizioni).
La nota dominante della civiltà Greca fu sempre la Bellezza. Il Tempio veniva costruito su un sito particolare ed era questo che diventava monumento. Era il paesaggio ed i suoi Spiriti di Natura che rivelavano il "Dio". Era il paesaggio di Delfi, per esempio, che rivelava Apollo, oppure quello di Olimpia Zeus. Attorno al Tempio, poi, si costruiva un villaggio per custodire e servire il Dio.
Come ben sappiamo la bellezza dei templi greci è talmente potente da inspirare ancora oggi il "sacro" e anche quando questi è andato perduto rimane l'armonia e l'estetica del monumento. Un Greco viveva la concezione del Sacro circondandosi dei suoi Dèi, cercando cioè di portare il "Cielo in Terra". Come diceva Platone: "il Cielo, Dio visibile".

La Gerarchia Spirituale utilizzò questa tendenza per costruire sulla terra - attraverso i suoi Iniziati - una griglia energetica capace di portare energie armoniche in tutta la Grecia. A questo scopo si istruirono nei Misteri i Sacerdoti e gli Iniziati affinché costruissero grandi "strade zodiacali" o "allineamenti geografici" in grado di collegare la Gerarchia con l'Umanità.

Attorno alle Feste religiose (scambiate dagli studiosi per i Misteri) si elaborò una precisa Ierogamia, ossia un insieme di riti religiosi che raffiguravano le Nozze e i Legami fra le divinità o membri della Gerarchia Spirituale (gli Dèi Greci erano Deva o Maestri di Saggezza). Furono stabiliti tre grandi Centri o Omphalos, attorno ai quali si costruirono Templi e si coniarono monete collegate al Dio e al Segno. Fu un grande tentativo di creare un mondo ordinato (Cosmos) e di sacralizzare la vita quotidiana. I tre centri principali furono: Delfi, Delo e Sardi.

Delfi è il nome dell'Organo Femminile e indicava il Legame esistente fra il Cielo (emittente) e la Terra (ricevente). Questo legame era rafforzato dal monte Parnaso (elemento maschile), che si erge nei pressi, e dalla fonte Castalia (elemento femminile).

i Misteri, la Filosofia, le Religioni, dalla Creazione ai Misteri Romani - Francesco e Gabriella Varetto