martedì 6 gennaio 2015

una Storia d'Egitto - capitolo II


Grande sconforto colse gli abitanti del Regno alla notizia che la Regina avesse deciso di prendere la via dell'esilio. 

Eppure nessuno di loro comprendeva il suo gesto. 
nessuno le aveva imposto di andare: perché affrontare la solitudine laddove avrebbe potuto invece continuare a godere dei propri agi? 

La Regina ebbe un brivido al pensiero che il suo Regno fosse già stato contaminato dal nuovo pensiero maschile al punto da non comprendere più che le basi del suo Potere Sacerdotale erano l'amore e la comprensione, l'annessione pacifica di altri popoli entro i confini, la condivisione equa delle risorse. le Cerimonie Sacre e Oscene in onore della Dea Iside che Lei stessa, Sua rappresentante in Terra, officiava per portare a tutti la MagniFicenza della grande Madre. 
E che se il Potere può essere gestito nella sua doppia veste Regale e Sacerdotale al Femminile, mai questo può avvenire per il Maschile senza alterare l'equilibrio delle cose. 

Ormai deposta dal suo altare, a nulla serviva la Sua presenza. nulla poterono le suppliche di chi l'amava sinceramente, come nulla poterono, molto tempo dopo, per Socrate, quelle degli amici sinceri che avrebbero preferito saperlo vivo e in esilio, piuttosto che dignitoso fino al gesto estremo. 

Socrate ebbe a dire che l'Anima è immortale, durante quell'ultima notte della sua esistenza terrena, e che tutto va e tutto torna, come le maree e i cicli della Terra e della Luna. 

Allo stesso modo la Regina abbracciò i propri sudditi uno ad uno, prima di andare, ma li lasciò a vivere l'esperienza di un seme senza terra, consapevole che ci sono solo due possibilità che una Sacerdotessa possa essere privata del Potere che le spetta di diritto: il primo è se Lei stessa lo corrompe ed usa per fini diversi dalla cura di chi Le è affidato. 

E l'altro, e qui era il caso, se il Suo popolo sceglie, consapevolmente o meno, di percorrere l'altra Via.

debdeashakti (continua) 



una Storia d'Egitto - capitolo I



C'era una volta, al Tempo dei Faraoni d'Egitto, una Regina.

Era una Donna molto saggia e sensuale, piena d'amore per il proprio popolo. 
Riuniva in sé entrambi i poteri, il Regale e il Sacerdotale, perché così voleva la Tradizione della sua terra. tutti nel Regno l'amavano e si rivolgevano a Lei per un consiglio, per un aiuto, e Lei era solita dare a ciascuno secondo il proprio bisogno, come una buona Madre.


Ma i tempi stavano rapidamente cambiando. 
La Regina, con la propria intuizione, riusciva a comprendere bene che un avvicendamento alla guida del Regno si approssimava. I sudditi, pur amandola molto, sentivano il bisogno di un Re al suo fianco, così, consapevole nella propria saggezza che un essere umano non può opporsi alle Leggi del cambiamento che regolano gli Universi, decise di scegliere un compagno al quale affidare il Potere Regale, mantenendo per sé quello Sacerdotale, come è nell'Ordine delle cose che sia. lui si sarebbe occupato dei rapporti con gli altri regni, avrebbe fortificato le mura e provveduto ad espandere pacificamente i confini. Lei si sarebbe occupata di nutrire i corpi e le anime dei propri sudditi come sempre aveva fatto. 
Scelse un maschio della casta dei Guerrieri che spiccava per arroganza ed ardore giovanile, che aveva un bel piglio virile, aveva il comando nel sangue. Sarebbe stata un'impresa ardua trasferirgli la saggezza e l'amore necessari per diventare il Padre del Regno, così come Lei era sempre stata la Madre. ma sentiva che sarebbe stato possibile. Mai sfida sarebbe stata più adatta ad essere intrapresa.


Il giovane Guerriero era un ribelle nato e a volte le faceva desiderare di desistere dall'impresa, ma sarebbe stato un buon condottiero, un giorno. 
Il ragazzo aveva un fratello. di sangue e di spirito, suo amico inseparabile, alimentato dallo stesso potere virile, ma più ambizioso, subdolo, mellifluo. Un'intelligenza notevole animata però da propositi inquietanti. 
La Regina capì ben presto che tutta la propria Saggezza non sarebbe prevalsa sul rapporto fraterno che legava i due uomini. 
Aveva appena incoronato il nuovo Re che i due tramarono per estrometterla dal potere, imponendo una linea tutta maschile al governo, fatta di conquiste, compromessi politici e assegnazione di nomine lusinghiere a sottoposti di loro fiducia. Lei sarebbe potuta rimanere, ma privata a tutti gli effetti del proprio Potere Sacerdotale. 

Così, seppure a malincuore, e anzi con profondo dolore per il proprio popolo, la Regina accettò di buon grado l'avvicendamento al potere, sapendo tuttavia che un potere maschile è sterile se lasciato a se stesso, come un seme senza un terreno in cui germogliare. 
Abbandonò il Regno con una lacrima che le brillava tra le ciglia e non si voltò indietro.

debdeashakti (continua)