mercoledì 22 ottobre 2014

l'Arte Anasyromai, ovvero l'orgoglio Vaginale della Dea

L'arte Anasyromai può assumere varie forme: sculture arcaiche, statuette, amuleti, figurine, incisioni sui sigilli, gioielli. alcune delle immagini più antiche risalgono al 1400 a. C.; si tratta di sigilli cilindrici provenienti dalla Siria in cui sono raffigurate Donne con le gambe aperte o che sollevano le vesti per rivelare la Vulva, gesti che sono stati interpretati in termini sacri. Molti di questi manufatti sono egizi, risalenti all'epoca Tolemaica (323-330 a. C.) o al II-III secolo d. C.
Osservando queste immagini arcaiche, uno degli aspetti che più colpiscono è il senso di Orgoglio e di Gioia delle Donne nei confronti dei propri organi genitali. Non si percepisce alcuna vergogna, solo un'imperturbabile dignità. Una figura deliziosa, una piccola donna accovacciata in terracotta, vi aggiunge un pizzico di piacere appoggiando la mano destra sulla Vulva e toccandosi mentre guarda dritto davanti a Sé. L'effetto è sorprendente. Potete ammirarla al Museo di Copenhagen. Una della sue Sorelle invece si trova al British Museum di Londra. Altre due statuette di terracotta provenienti da Alessandria d'Egitto (II-III d. C.) mostrano Donne orgogliosamente in piedi, che indossano lunghe vesti e ostentano elaborate acconciature. Guardando davanti a sé, senza abbassare gli occhi, sollevano in modo leggiadro i loro eleganti abiti per rivelare il pube scoperto.

A lasciare perplessi è l'identità di queste figurine, che resta incerta. Si tratta di Regine, Dee, Donne importanti del tempo? Alcuni sostengono che si tratti di rappresentazioni di Baubò o di sue accolite. Poiché molte di queste statuette provengono dall'Egitto, altri le collegano invece ad Hathor o eventualmente a una divinità strettamente legata a Lei: Iside, "il Principio Femminile della Natura", venerata come Colei che ha inventato l'agricoltura.

Iside fu adorata, più tardi, anche dai Greci e dai Romani. Di certo si può solo dire che molti elementi di queste figurine le collegano a Divinità Creatrici Femminili o Dee della fertilità, come Demetra, Hathor o Iside.

Storia di V, biografia del sesso femminile - Catherine Blackledge





Dualità Divina

La Dea Doppia è un archetipo del passato che rappresenta l'idea della sovranità femminile, in un contesto di antichi lignaggi sciamanici caratterizzati da princìpi e pratiche di donne, che formarono la struttura organizzativa delle più antiche culture del mondo prima del patriarcato.
Scolpite nella pietra, nell'osso, nell'argilla, dipinte sui muri o forgiate come vasi, queste immagini di donne gemelle spesso condividono un unico corpo, altre presentano una donna con due teste, altre ancora hanno i fianchi congiunti con quattro seni chiaramente delineati. Gemelle che si generano e rinnovano l'un l'altra, l'icona della dea doppia esprime in modo positivo, salutare e dinamico i poli duali della nostra natura: vita e morte, luce e tenebra, ovulazione e mestruazioni, ossia quello che l'autrice chiama "la nostra intensa e singolare esistenza bipolare", esortandoci a ripensare quanto ha di prezioso la nostra condizione biologica e ad attingere alla potente corrente sotterranea dell'energia femminile "che fluisce là dove siamo dai tempi
più antichi fino a oggi".

Dee, sacerdotesse, regine, sciamane, guerriere, streghe, donne; co-governatrici, leader religiose e temporali, amanti, sorelle, amiche, madri e figlie, tutte, ugualmente, sono contenute nell'archetipo della dea doppia, che, come in uno specchio, si riflette nell'intimità del vincolo femminile. Sono donne che condividono lo stesso lignaggio, la stessa trasmissione della proprietà e della conoscenza, attraverso la linea femminile di madre in figlia. Donne che si identificano in donne, donne che condividono il potere e che ci forniscono un modello femminile egualitario di convivenza, scambio, fiducia, amore, esortandoci ad acquisire nuove capacità l'una dall'altra.

Non solo, esse ci forniscono anche un modello femminile di governo: le regali regine che siedono sul trono, fianco a fianco, in posizione di potere, o il corteo della Dea, seguita da due regine, in una cerimonia intesa a conferire la regalità all'uomo che sta in piedi di fronte a lei, sono immagini di grande potenza, che ci rimandano a un tempo in cui i re ricevevano la loro legitttimazione dalle sacerdotesse che impersonavano la Dea.

Queste testimonianze ci giungono da molte parti del mondo e da culture di differenti periodi: dal Neolitico, dall'età del Bronzo, dal periodo classico; dall'Africa del Nord, dall'Asia Centrale, dal Medio Oriente, dall'India, dal Tibet, dall'Antica Europa e dalle aree del Mediterraneo e dell'Egeo, e ci suggeriscono l'esistenza di un coerente lignaggio femminile, forse mai interrotto, che si è espresso nei millenni attraverso tortuosi legami di pratiche sciamaniche, rituali estatici e linguaggi in codice. Una sorta di lingua segreta, sepolta nel passato e nascosta nella storia recente: nelle arti tessili femminili con la loro storia dei tessuti, nell'arte popolare con i suoi canti e le sue danze, nelle tecniche di guarigione con i loro rimedi curativi e poteri magici, nelle facoltà oracolari e profetiche. 

 tratto da:  http://www.universitadelledonne.it/dea%20doppia.htm