Guardami, Guerriero.
Guardami.
Sono indifesa.
Il mio corpo è fragile.
Mostro la mia carne seminuda in trasparenza.
Adesso aspetta un attimo, rifletti prima di rispondere alle mie domande.
Sai posare i tuoi occhi su di me senza desiderare di ferirmi in un modo qualunque?
Sai desiderare senza imporre?
Sai toccare senza pretendere?
Chiudi gli occhi ora.
Parla con Lei, quella parte di te che è Donna.
Che è Libera, impetuosa, fluida, amorevole.
Oggi sei qui, in un corpo di uomo, in una cultura che asseconda la tua
sete di predominio su tutto ciò che è femminile: i corpi delle donne, la
Natura stessa.
Ma il tuo dominio è Illusione.
Possiederai il Femminile quando saprai immaginarti in corpo di Donna e
trattare ogni creatura più fragile con la stessa delicatezza che
vorresti fosse riservata a te.
debdeashakti
Recentemente durante la lettura di due testi che considero fondamentali
nell'educazione letteraria e psicologica di una donna (e
successivamente di un uomo) mi è capitato di imbattermi in questi due
tipi di Archetipi, uno femminile l'altro maschile.
Un confronto è stato
subito inevitabile.
Il primo testo si chiama "Le figlie della
Donna di Rame", una sorta di racconto mitologico e archetipico che
proviene da un'antichissima Cultura Matriarcale di indigene canadesi.
Il
secondo è il celeberrimo "Donne che corrono con i Lupi", dell'analista
junghiana e cantadora Clarissa Pinkòla Estès.
La Donna
Pagliaccio era la Sciamana del villaggio, la Donna di Potere della
comunità. Il suo Potere non aveva nulla a che fare con l'odierno modo di
intendere questo concetto. L'Essenza del suo Potere era nell'essere
sostanzialmente priva di un'identità riconoscibile. Era, di fatto, una Mutaforma. Fin da piccola questa sua dote emergeva spontaneamente: era
sua abitudine andare dietro agli altri membri della comunità e, qualora
li cogliesse in fallo mentre davano prova di un difetto da correggere, Lei prendeva a imitarli, esacerbando quella loro caratteristica. Così,
silenziosamente, senza rimproveri né punizioni, coloro che si lasciavano
andare a intollerabili inclinazioni, come la gelosia, l'invidia, la
possessività, l'avidità di beni materiali, venivano redarguiti mostrando
loro quello stesso difetto ingigantito in modo che, guardandosi come in
uno specchio, comprendessero quanto fosse grottesco e se ne liberassero
con una risata. a missione compiuta, la Donna Pagliaccio mutava
nuovamente forma e diventava l'Ombra di qualcun altro...
La
figura del Predatore viene introdotta invece nel secondo libro
attraverso la celebre favola di Barbablù.
Un uomo ricco e potente chiede
in sposa la minore di tre sorelle. Lei, fragile e ingenua, ma
desiderosa di godere del benessere materiale e della condizione
privilegiata di nobildonna, accetta, anche se il personaggio è alquanto
inquietante e circolano strane storie sul suo conto. Un giorno il marito
deve partire per un viaggio e le lascia in consegna il castello e un
mazzo con tutte le chiavi. L'avverte però di non aprire una piccola
porticina in cantina, mentre avrebbe potuto avere libero accesso a
qualunque altra stanza. Incoraggiata dalle sorelle, la ragazza cede alla
curiosità e apre proprio la piccola porta, scoprendo la stanza in cui
il feroce Barbablù aveva nascosto i cadaveri delle sue precedenti mogli,
tutte uccise esattamente perché avevano violato quell'unica regola,
proprio come lei. Certamente ognuno di voi conosce il seguito della
storia, pertanto non mi dilungo. Ma è bene notare come questa forza
psichica, che la Estès definisce 'Predatore', è un aspetto censore della
psiche, riconducibile a un aspetto della cultura misogina e patriarcale
che vuole tenere a freno la curiosità femminile, l'unica Forza che
invece, facendo leva sull'Intuizione, ricollega direttamente le donne
soprattutto (ma anche gli uomini che ne siano dotati) con le facoltà
dell'Anima. E' inevitabile il parallelo con il divieto biblico di
cogliere la mela dall'albero della conoscenza del bene e del male e che
sia stata proprio la forza femminile a infrangere il divieto e suscitare
le ire del dio patriarcale per eccellenza. Di fatto, dice la Estès,
quando il Predatore domina in un cultura, tutte le donne sono in grave
pericolo, perché le loro facoltà intuitive e animiche verranno
ferocemente ostacolate fino alla punizione dell'uccisione o
emarginazione (che è un'uccisione psichica agli occhi della comunità di
appartenenza). E' un dato di fatto che il Predatore sia la forza psichica
più potente nelle culture di matrice patriarcale e maschilista, che
impongono alle donne una morale e un comportamento rigidamente
controllati dall'alto. Se le donne interiorizzano questo Predatore nella
loro stessa psiche sono perdute, in quanto la forza mutevole e
multiforme della Donna Selvaggia (di cui la Donna pagliaccio è uno degli
aspetti sicuramente più potenti), la summa dell'Energia Femminile
pienamente espressa, è in loro inibita.
debdeashakti