giovedì 11 settembre 2014

Memorie di un'Egizia

Sono arrivata! Immediatamente, percepisco la figura di luce di un essere celeste: la mia metà complementare! La sua forza d'attrazione irresistibile mi chiama a sé e, con gioia e felicità mi fondo in lui, nel suo cuore, in perfetta unità. Sono cosciente del fatto che Egli è sempre stato Me, ed Io Lui, immagine dualistica proiettata dal mio vero Sé divino. In quello stato dualistico, guardavo a Dio come ad un essere separato da me e lo sentivo come un "Tu". Ora, in quest'unione paradisiaca, sento che sto per diventare quella potenza invisibile che fino ad ora ho chiamato Dio. Un disco di fuoco comincia a girarmi attorno, ed è nel suo asse immutabile, nella mia colonna vertebrale, che abita il mio Sé autentico, IO.
Sento la mia colonna vertebrale bruciare come un arco di fuoco, come un ponte di corrente vitale che irradi una luce abbagliante in ognuno dei miei sette centri di energia ed animi tutto il mio corpo.
Fuori dal tempo e simultaneamente, vedo l'interminabile catena di tutte le forme di vita in cui mi sono incarnata fin dalla prima separazione dall'unità paradisiaca, forme che costituiscono il lungo, lunghissimo cammino dello sviluppo, tutto ciò che sono stata, tutto ciò che ho vissuto fino a quel momento. Osservo che le mie innumerevoli vite sono state, sono e saranno sempre legate agli stessi spiriti; gli eventi delle vite precedenti hanno creato nuove relazioni, nuovi sviluppi, nuovi rapporti che si completano reciprocamente, simili alle tessere di un grande mosaico.
Riconosco i legami che mi uniscono alla mia metà complementare, con Ptahotep, con Atothis, con Ima, Bo-Ghar e tanti altri. In tutte queste relazioni che abbiamo vissuto, vedo come anime più avanzate ci abbiano aiutati, come ci siamo aiutati reciprocamente, come abbiamo assistito quelli che erano meno avanzati di noi, come abbiamo lavorato per la spiritualizzazione della Terra sviluppando la nostra coscienza nella materia, nel corpo. L'esperienza che abbiamo accumulato nel corso di tutte queste vite e di cui tutti beneficiamo, serve ad allargare e ad approfondire la coscienza nel corpo che, progressivamente, diventa più spirituale e più bello. La materia che compone le nostre varie forme di manifestazione si fa più elastica, più morbida e risponde sempre meglio alla volontà e alle radianze dello spirito, fino a che il corpo diventa, finalmente, il servo obbediente del Sé che non maschera e non trattiene più alcun raggio luminoso dello Spirito.
Comprendo il Mistero della piramide perché sono diventata piramide usando la materia, il corpo, esclusivamente come base solida, ma che manifesta costantemente il Divino.


Iniziazione: memorie di un'Egizia - Elisabeth Haich


Un anelito di assoluta libertà, un arbitrio senza limiti, caratterizza il pensiero Egiziano.
Nessuna necessità cosmica, logica, spirituale, lo vincola: è signore del proprio destino. Crea mediante la parola pronunciata dalla sua bocca. Medi
ante uno sforzo della volontà magica raggiunge l'onnipotenza divina. Sente che nulla può resistergli in quanto vive nell'eterno. (...) L'Egiziano nega ogni possibile distinzione tra realtà e possibilità. Il concetto di impossibile non esisteva per lui; in altri termini, la sola cosa impossibile per questo antico popolo era giustamente ed effettivamente... l'impossibile. Hathor è "la Madre di suo Padre e la Figlia di suo Figlio"; Tum-Ra-Horchuti è "il Padre di sua Madre"; Ta-Urt è "la Madre di colui che l'ha generata con sua Madre", ecc.
Tutti i componenti del Mondo visibile e invisibile si amalgamavano, si univano in una simbiosi simile a un processo alchemico inverosimile (...) questa attitudine spirituale compenetrava tutto il Cosmo Egiziano di un'atmosfera di libertà, di plasticità, di esuberanza artistica.


Introduzione al Libro dei Morti degli Antichi Egiziani - G. Kolpaktchy, D. Piantanida

"Non sai, o Asclepio, che l'Egitto è l'immagine del Cielo, proiezione, qui nel profondo, di tutto l'ordinamento celeste? Tuttavia, sappilo, tempo verrà nel quale saranno reputati vani tutti i culti praticati, con tanta fede, dagli Egiziani ai loro dèi e tutte le loro sante invocazioni saranno considerate sterili e prive di senso. La Divinità lascerà la terra per risalire in cielo, abbandonando l'Egitto Sua antica dimora, che rimarrà privo di religione, orbato dalla presenza degli dèi... allora, questa terra consacrata da tanti santuari e templi, apparirà ricoperta di tombe e di morti.
Oh, Egitto, Egitto! Della tua religione altro non rimarrà che un fiabesco racconto, al quale i posteri più non presteranno orecchio, e sola testimonianza della tua fede, mute parole incise sulla pietra..."

Ermete Trismegisto

Siamo Dèi nel corpo di Dio, verità e amore il nostro destino.
E allora andate e portate la bellezza nel mondo, accendete una luce nell'oscurità.


"Inno ad Hathor", da "il risveglio di Osiride" - Libro egizio dei morti