mercoledì 1 ottobre 2014

incontrando la Dea Rossa

Ad un certo punto del percorso si è manifestata dentro e nella Tradizione la Dea Rossa.

Dove tutto sia cominciato non so dirlo, perché è come una sfumatura che si assottiglia, senza mai scomparire, perdendosi nella lontananza del tempo, come un fascio di luce che si getta lontano fin dove non lo si distingue più con lo spazio e il cielo.

Fu chiaro a un certo punto che era Lei la portatrice dell'energia sensuale ed erotica, è Lei che induce il movimento di Risveglio dal profondo che nasce come condivisione, come battito, per poi divenire luce, trasformazione, intento. Questo movimento nasce dalla pancia, e poi sale verso il Cuore, mostrando poi ancora la Divinità come un aspetto dell'universo oltre la mente e l'ordinario. La giostra su cui ci fa salire può essere lenta o vorticosa, ma esprime sempre il Risveglio della Dea, conducendoci verso la condivisione transpersonale. 

la Dea Rossa è un mondo, una conoscenza, una sapienza antica.

Per me le sue mani sono dolci e accoglienti, e il suo sapore femminile entusiastico. A volte non occorrono molti giorni perché si mostri e condivida con noi il gioco delle sue eterne carezze. Ma più difficile è crederLe e sostenerLa fidandosi del Suo sentire.

Potremmo adesso dire che l'acqua è la femminilità, ma il fuoco la sua guarigione, la luce il suo portento, la naturalezza il movimento che offre. La certezza è che siamo docili al Suo cospetto, e forti quando occorre. La ripetitività del Suo atto magico è l'unione del Maschile e del Femminile: supini i corpi sulla distesa acqua del mare, mentre il fuoco li rinfranca e conduce dentro, verso altro oltre sé. Il culmine è la Sua guarigione, il dardo attraverso cui raggiungere la regione degli Dei, ma non è quello comune, bensì il magico. Nessuno ha mai toccato il Suo firmamento, la Sua origine, che resta ancora intatta e pura.

La Sua luce infuoca la missione personale, il Risveglio attraverso le epoche comandate dal giorno, svuotate dal senso, maturate nel Comandamento Supremo: l'Amore Assoluto.


il Risveglio della Dea Rossa, la Tradizione degli Eroi Guerrieri dell'Amore - Roberto Giordano


giovedì 25 settembre 2014

Iside Regina

"Oh Regina del cielo, sii tu Cerere alma, Creatrice prima delle messi, tu che nella gioia d'aver ritrovato tua figlia eliminasti l'antica usanza di nutrirsi, come delle fiere, di ghiande, rivelando così agli uomini un cibo più mite, e ora frequenti le zolle di Eleusi; sii tu Venere celeste, che agli albori del mondo congiungesti i sessi in contrasto, generando Amore e propagando con frutti sempre novelli l'umana stirpe, e ora sei onorata nel santuario di Pafo che il mare circonda; sii tu la sorella di Febo, che alleviando con le tue cure il parto alle donne incinte, hai fatto nascere intere popolazioni, e ora sei venerata nel tempio illustre di Efeso; sii tu la venerabile Proserpina che la notte con le tue urla e col tuo triforme aspetto freni l'impeto delle larve, sbarri le porte di sotterra, erri qua e là per le selve e accogli propizia le varie cerimonie di ossequio; tu che con la tua femminile luce rischiari ovunque le mura delle città e col tuo rugiadoso splendore alimenti la rigogliosa semente e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore; con qualsiasi nome, con qualsiasi rito, sotto qualsiasi aspetto sia lecito invocarti, concedimi finalmente la tua assistenza nell'ora della estrema rovina, rinsalda la mia afflitta fortuna e, dopo tante disgrazie che ho sofferto, dammi tregua e riposo, basta con le fatiche, basta con i pericoli. cancella l'orrido aspetto del quadrupede, rendimi agli occhi dei miei, rendi a me quel Lucio ch'io ero, e, se un dio mi perseguita con implacabile crudeltà per un'offesa che gli abbia fatta, mi sia almeno concesso di morire, se non mi è concesso di vivere".

Ma non avevo ancora chiuso completamente gli occhi ed ecco di mezzo al mare una divina figura emergere, levando un volto degno di essere adorato dagli dèi medesimi. Mi parve poi che, a poco alla volta, tutta la persona, come una luminosa statua, si rizzasse dinanzi a me, scuotendo l'onda marina.

"Io sono la genitrice dell'universo, la sovrana di tutti gli elementi, l'origine prima dei secoli, la regina delle ombre, la prima dei celesti; io riassumo nel mio volto l'aspetto di tutte le divinità maschili e femminili; sono io che governo col cenno del capo le vette luminose della volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi dell'Averno.
Indivisibile è la mia divina essenza, ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme, con riti diversi, sotto differenti nomi.
Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano Madre degli dèi, adorata in Pessinunte;
gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;
i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo;
i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;
i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;
gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea;
alcuni Giunone; altri Bellona; gli uni Ecate; gli altri Rammusia.
Ma le due stirpi degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi nascenti del sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli Egiziani il cui antico sapere conferisce potenza, mi onorano con riti che appartengono a me sola, e mi chiamano col mio vero nome
:
 

Iside Regina".

le Metamorfosi o l'Asino d'oro - Apuleio





Ritratto di Donna, Sacerdotessa, Dea

Luca Bagatin: Sei legatissima alla spiritualità. Sia Orientale che Occidentale. Come ti sei avvicinata alla figura dell'iconografia Indù, in particolare? Che cos'è per te la spiritualità e come può, questa, fondersi con l'erotismo e l'amore?

Debdea Shakti: Sono sempre stata dotata di un forte richiamo verso la spiritualità e fede in quella che potremmo chiamare divina provvidenza. Insomma, credo in un’intelligenza superiore che ci trascende, ma questa visione non mi è mai bastata, la sentivo incompleta e la mia cultura non mi dava modo di integrarla con altri aspetti che sentivo altrettanto veri: se c’era un Dio Padre, lassù nei Cieli, doveva esserci anche una Dea Madre, un principio immanente che si manifesta in ogni aspetto della creazione, a partire da quaggiù, la Terra. E forse, se ci sono una Madre e un Padre, l’essere umano è un Dio Figlio che gode di entrambi questi aspetti, potenzialmente androgino. La divinità è quindi nei cieli, nella terra e si sposa in noi. Questa visione la trovo completa e riscontrare che in oriente viene usata, in riferimento all’iconografia di Shiva, Shakti e Ganesha, una triade divina indù (una sacra famiglia, in effetti), ad esempio, mi ha riempita di gioia. Come a dire che a volte quando non ci si riconosce nella religione del luogo in cui nasciamo, preferiamo rinunciare a fede e spiritualità tout court, professarci atei o agnostici, che lo trovo un atteggiamento molto infantile. Te lo metto sotto metafora: un figlio accetta fino a un certo punto gli insegnamenti impartiti in famiglia, per poi maturare una sana ribellione, andare per il mondo a cercare la propria verità e infine pacificarsi con la famiglia d’origine, salvando ciò che di buono gli ha trasmesso e superando quella visione, arricchendola della propria esperienza personale. Se si ferma a recriminare tutta la vita per gli insegnamenti ricevuti in famiglia, a combatterli o rinnegarli, diventa un eterno bambino dipendente, per contrapposizione, esattamente da una visione distorta di quegli stessi insegnamenti.
Riguardo al legame tra spiritualità e sessualità, già credo di averti risposto: per me sono due aspetti complementari e inestricabili. E’ attraverso la sessualità che entriamo nel mondo, quindi già per questo è sacra. Ma è attraverso l’energia sessuale correttamente indirizzata che possiamo rinascere, ricrearci come esseri umani liberi e integri, e per questo è ancora più sacra. Diciamo che sesso e spirito sono due poli che si attivano a vicenda. Non c’è Shiva senza Shakti e viceversa, potremmo dire. Non c’è energia spirituale senza energia sessuale, né principio maschile senza quello femminile. E’ un dualismo che va ricomposto in una dualità di opposti complementari che vivono l’uno grazie all’altro, come il simbolo dello yin/yang. Per questo è pericoloso separarli: il sesso senza spirito diventa ben presto bestiale o meccanico, la spiritualità priva di una corretta gestione dell’energia sessuale è effimera, sterile. Non puoi trovare Dio se rinneghi la Dea e il suo aspetto più importante, cioè l’energia sessuale e creatrice.




Luca Bagatin: In privato mi hai detto che il tuo obiettivo è quello di "ristabilire il culto dell'Amore e dell'Eros". Come si sostanzia questo tuo obiettivo ?

Debdea Shakti: Sai, un tempo, se mi avessi chiesto che avrei voluto fare da grande, ti avrei risposto: la scrittrice. A un certo punto ho capito che volevo e potevo essere soltanto la protagonista della narrazione della mia vita. In effetti, mi limito a incarnare il modello di donna che vorrei tornasse ad essere legittimato nel mondo: la Sacerdotessa del culto dell’Amore e dell’Eros, qualcuno per cui sesso e sacralità vanno sempre di pari passo, che suscita rispetto non ‘nonostante’ sia associata al sesso, ma esattamente per questo. Il sesso deve essere restituito alla sua sfera di competenza: il Sacro e con esso le sue sacerdotesse (etimologicamente: coloro che conducono al sacro). 

Se Gandhi aveva ragione, essere il cambiamento che vorrei vedere manifestarsi nel mondo dovrebbe bastare.

Tratto dall'intervista di Luca Bagatin a Debdea Shakti in Ritratti di Donna, Ipertesto Edizioni






Colei che è Vita, Coscienza, Esperienza

La mia Runa si chiamava Ingwaz. 

Ingwaz è un altro nome della Dea Nerthus, la Grande Madre primordiale, fonte di tutta la vita, e ne simboleggia la Vulva in una rappresentazione simile a quella della Dea irlandese Sheela-Na-Gig, presente in molte chiese dell'isola, e a quelle delle incisioni rupestri rinvenute in Francia e risalenti a oltre tremila anni fa. Significa fertilità e indica un nuovo sentiero attraverso il quale l'eroina, o l'eroe, giunge alla Dea. Rappresenta tanto i magici poteri di rinascita che scaturiscono dal suo grembo quanto i suoi occhi che tutto vedono. E' quindi un simbolo del dono della seconda vista e anche un emblema della sessualità femminile e del potere di creare la vita dall'abisso. Denota la necessità di liberarsi dai vincoli del passato e dalle limitazioni imposte da educazione e cultura.

il Sentiero della Dea - Phyllis Curott

Il significato della Creazione è contemplare la forma portatrice e generatrice.
Allora una Donna meravigliosa emerse dall'oceano.
La meravigliosa forma della Donna,
la portatrice della prima parte.
Essa è l'Energia dinamica
che emerge dal primo al di là.
il suo nome è MahaKali,
contemplazione della meravigliosa forma della Donna.
(Kalika Khaned)

Essa è la forma di tutto ciò che è cosciente.
L'origine della conoscenza, la percezione della realtà, l'istigatrice dell'intelletto.
(Devi Bhagavata)

Da Me proviene il cibo che si mangia, ciò che si vede, ciò che si respira, ciò che si ode.
Coloro che mi ignorano vengono distrutti.
Ascoltate quindi e meditate con rispetto quanto dico.
Io Sono la gioia degli dèi e degli uomini.
Rendo ciascuno come desidera essere, timoroso o generoso, un uomo di intuizione o di intelletto...
Io pervado il Cielo e la Terra.
Io do nascita al Padre. Sono la sua testa.
Nasco dalle acque primordiali: da là mi sono diffusa nell'universo.
Con il mio corpo tocco il cielo. Quando creo i mondi, soffio come il vento.
La mia grandezza supera il Cielo e la Terra.
(Rg Veda)

La Creazione nasce dalla manifestazione della triplice potenza di Realtà (Lakshmi), Coscienza (Sarasvati), Esperienza (Durga).
Secondo il Piano concepito nello spirito divino, l'Energia (Shakti) sorse dall'irraggiamento di Realtà-Coscienza-Esperienza.
Dall'Energia scaturì la vibrazione primaria (nada), il punto limite, inizio della manifestazione (bindu).
(Shri Bhagavati-tattva)

"Colei che dà la Vita, Colei che dà la Forma" - Luciana Percovich





mercoledì 24 settembre 2014

Anasyromai, la sacralità di un gesto dimenticato - 2

Nel pensiero taoista, l'idea che i genitali femminili siano l'Origine di tutta la vita nell'universo è espressa dalle seguenti parole tratte dal Tao Teh-Ching:

Lo Spirito della Valle non muore,
è la Misteriosa Femmina.
La Porta della Misteriosa Femmina
è la scaturigine del Cielo e della Terra.
Perennemente dentro di noi in ogni momento
puoi attingervi finché vuoi, non si esaurisce.

Lao Tzu - la Regola Celeste

L'idea della Vagina come origine simbolica dell'universo si esprime anche nel linguaggio. Il termine sanscrito per indicare i genitali femmini è Yoni, parola che significa 'grembo', 'origine', e 'sorgente'.
Se si consulta un dizionario o un'enciclopedia, si vede che la definizione di Yoni è stratificata. Il primo significato fa riferimento ai "genitali femminili, visti come simbolo divino del piacere sessuale, matrice della generazione e forma visibile di Shakti". Il secondo significato rinvia a un' "immagine dei genitali femminili in quanto oggetto di venerazione". Il più celebre testo erotico indiano, il Kamasutra (redatto da Vatsyayana intorno al IV secolo d.C. ) parla della Yoni come di "un'area sacra, un cuscinetto di piacere, una regione occulta che merita venerazione e un simbolo dei Misteri cosmici". Un antico testo indù informa inoltre che coloro che venerano la Vagina, "questo altare dell'Amore", vedranno esauditi tutti i loro desideri.

Questo modo reverenziale e religioso di concepire la Vagina ha dato origine a numerosi miti e rituali. Ogni giorno in India pellegrini si recano al tempio e alla grotta di KamaKhya Pitha vicino a Gauhati, nello stato dell'Assam, per venerare un luogo sacro che considerano l'Axis Mundi, il centro dell'Universo. L'Axis Mundi è lo Yonimandala, una roccia collocata all'interno della grotta che ha la forma di una Yoni ed è "mestruata" una volta all'anno, quando da essa sgorga acqua di colore rosso. Durante il resto dell'anno la Yoni è mantenuta umida da una sorgente naturale sotterranea. Secondo la mitologia indù, lo Yonimandala rappresenta il luogo in cui cadde la Yoni della Dea Shakti quando il suo corpo smembrato precipitò sulla Terra. un tempio fu quindi eretto in onore della sua Yoni.
La "mestruazione" annuale viene interpretata dai fedeli come una naturale conferma dell'importanza di venerare la Vagina e come la prova che la Terra è una Dea. Il "sangue" della roccia sacra è il risultato del traboccamento della sorgente sotterranea all'inizio della stagione dei monsoni, e la colorazione rossa è attribuita alla presenza di ossido di ferro. Altre formazioni naturali e grotte che ricordano la Yoni vengono venerate in diverse zone dell'India, dove i genitali femminili sono considerati Simboli Sacri della Divinità Femminile. Due delle più importanti Dee indù, Durga e Kali, sono celebrate come incarnazioni dei poteri di Vita e di Morte, creazione e distruzione, della Vagina. Anche la versione indiana del Paradiso, l'isola di Jambu, ha la forma di una Vagina.

Il fatto che il Culto della Vagina abbia ancora un ruolo nella coscienza pubblica fa sì che le immagini raffiguranti il gesto di mostrare la Vagina (simili alle fanciulle Sheela-Na-Gig) siano considerate Sacre.

Storia di V, biografia del sesso femminile - Catherine Blackledge



martedì 23 settembre 2014

Arianna, la sposa del Dio delle Donne

Nell'antica Grecia così come nel mondo romano alcuni dei rituali e delle Feste Dionisiache avevano carattere pubblico ed erano aperte a un grande numero di persone, tuttavia tali occasioni non erano celebrate col fine di ottenere quegli stati entusiastici che apportavano la conoscenza divina di cui si è già parlato. Invece erano riti segreti e destinati a un ristretto numero di candidati scelti (di solito si trattava esclusivamente di donne) a portare all'Iniziazione, ovvero a permettere di intraprendere un cammino spirituale che avrebbe potuto condurre a conoscere modi d'essere superumani.
Il senso di un'Iniziazione può essere ravvisato anche grazie all'etimologia di tale parola. Infatti il verbo 'iniziare' sembra venire dal latino in-ire, ovvero andare, entrare dentro e potrebbe avere il senso di cominciare, grazie all'incontro con un Maestro o una Maestra in grado di farlo, un nuovo percorso che consenta di accedere a una dimensione sconosciuta, di scoprire all'interno di sé una parte in grado di dare inizio a una vita diversa. L'etimologia suggerisce l'ingresso di una nuova Forza all'interno dell'adepto, un'Energia che viene fatta entrare, risvegliata in colui che comincerà a percorrere una Via di trasformazione e trascendenza.

Il verbo greco per designare l'Iniziazione, ovvero 'teléo', ha il duplice senso di nascere, sorgere, cominciare qualcosa di nuovo, come quello di morire, finire, portare a termine, questo tema della fine e della morte potrebbe riferirsi alla condizione precedente e ordinaria che viene abbandonata. Inoltre tale verbo ha anche il senso di portare a compimento un'azione in modo perfetto, ineccepibile, di concludere un'impresa con pieno successo e raggiungere un obiettivo, ed in questo si potrebbe ipotizzare si nasconda un'allusione all'Iniziazione come un modo per ritrovare il migliore e il più completo senso dell'esistenza.

Per riassumere si potrebbe intendere a questo punto un'Iniziazione come il coraggioso inizio di una nuova vita, che condurrà, grazie ad un insegnamento, ad abbandonare la parte umana con cui solitamente ci si identifica, a far morire il proprio io, per rinascere ad una condizione spirituale più alta, che permetterà di vivere la propria vita in funzione di dimensioni divine e trascendenti, grazie soprattutto a ciò che di divino e non personale alberga dentro coloro che hanno le qualificazioni per intraprendere questo cammino.

Dioniso e le Donne, ovvero la gioiosa follia - Leda Bearné






lunedì 22 settembre 2014

la Lupa

Cominciammo la ricerca del selvaggio, da piccole o da adulte, perché nel pieno di una qualche ardente impresa sentimmo che era vicina una presenza selvaggia e confortevole. sentimmo all'interno della psiche il rumore di un respiro familiare che veniva da lontano, sentimmo tremiti attraverso la terra, e istintivamente sapemmo che qualcosa di possente e d'importante, una selvaggia libertà dentro di noi, era in movimento.
Prendemmo a seguire come ombre la Donna Selvaggia, e Lei amorevolmente fece altrettanto. ululava, e cercammo di risponderle, prima ancora di ricordare come si parla il suo linguaggio, prima ancora di sapere esattamente con chi avremmo parlato. Lei ci attese, e ci incoraggiò. Questo è il miracolo della natura selvaggia e istintuale. 


Prive di piena conoscenza, sapemmo. 

Prive di una completa visione, comprendemmo che una forza miracolosa e amorosa esisteva al di là dei confini dell'Io.

Donne che corrono coi lupi - Clarissa Pinkola Estés