"Oh
Regina del cielo, sii tu Cerere alma, Creatrice prima delle messi, tu
che nella gioia d'aver ritrovato tua figlia eliminasti l'antica usanza
di nutrirsi, come delle fiere, di ghiande, rivelando così agli uomini un
cibo più mite, e ora frequenti le zolle di Eleusi; sii tu Venere
celeste, che agli albori del mondo congiungesti i sessi in contrasto,
generando Amore e propagando con frutti sempre novelli
l'umana stirpe, e ora sei onorata nel santuario di Pafo che il mare
circonda; sii tu la sorella di Febo, che alleviando con le tue cure il
parto alle donne incinte, hai fatto nascere intere popolazioni, e ora
sei venerata nel tempio illustre di Efeso; sii tu la venerabile
Proserpina che la notte con le tue urla e col tuo triforme aspetto freni
l'impeto delle larve, sbarri le porte di sotterra, erri qua e là per le
selve e accogli propizia le varie cerimonie di ossequio; tu che con la
tua femminile luce rischiari ovunque le mura delle città e col tuo
rugiadoso splendore alimenti la rigogliosa semente e con le tue
solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore; con qualsiasi
nome, con qualsiasi rito, sotto qualsiasi aspetto sia lecito invocarti,
concedimi finalmente la tua assistenza nell'ora della estrema rovina,
rinsalda la mia afflitta fortuna e, dopo tante disgrazie che ho
sofferto, dammi tregua e riposo, basta con le fatiche, basta con i
pericoli. cancella l'orrido aspetto del quadrupede, rendimi agli occhi
dei miei, rendi a me quel Lucio ch'io ero, e, se un dio mi perseguita
con implacabile crudeltà per un'offesa che gli abbia fatta, mi sia
almeno concesso di morire, se non mi è concesso di vivere".
Ma
non avevo ancora chiuso completamente gli occhi ed ecco di mezzo al mare
una divina figura emergere, levando un volto degno di essere adorato
dagli dèi medesimi. Mi parve poi che, a poco alla volta, tutta la
persona, come una luminosa statua, si rizzasse dinanzi a me, scuotendo
l'onda marina.
"Io sono la genitrice dell'universo, la sovrana
di tutti gli elementi, l'origine prima dei secoli, la regina delle
ombre, la prima dei celesti; io riassumo nel mio volto l'aspetto di
tutte le divinità maschili e femminili; sono io che governo col cenno
del capo le vette luminose della volta celeste, i salutiferi venti del
mare, i desolati silenzi dell'Averno.
Indivisibile è la mia divina
essenza, ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme,
con riti diversi, sotto differenti nomi.
Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano Madre degli dèi, adorata in Pessinunte;
gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;
i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo;
i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;
i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;
gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea;
alcuni Giunone; altri Bellona; gli uni Ecate; gli altri Rammusia.
Ma le due stirpi degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi nascenti
del sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli
Egiziani il cui antico sapere conferisce potenza, mi onorano con riti
che appartengono a me sola, e mi chiamano col mio vero nome:
Iside Regina".
le Metamorfosi o l'Asino d'oro - Apuleio
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