sabato 13 settembre 2014

Memorie di un'Etrusca

Sembra, ad ogni modo, che il germe generatore del racconto sia stata un'usanza immemorabile, secondo la quale la donna etrusca, come si praticava nella società Cretese ed Egiziana, aveva - per Tito Livio - il privilegio di "fare i Re, quasi che la legittimità monarchica dipendesse dalla designazione e dalla consacrazione da parte della Regina.
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Se Teopompo scriveva che gli Etruschi mettevano le donne in comune, sì che nascevano figli della cui paternità non si aveva certezza, coglieva un aspetto della posizione della donna nella società etrusca, vista nell'ottica di un greco. Esaminata invece con mentalità più aperta, la promiscuità di figli e figliastri può essere considerata come una naturale conseguenza dell'assoluta indipendenza di vita della donna. La quale non si poneva scrupoli moralistici, ma riteneva di avere diritto - almeno alla pari degli uomini - a vivere la sua vita, non quella imposta da regole e confini stabiliti fuori della sua volontà.
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Presso alcuni templi, quelli dedicati ad Afrodite in particolare, esisteva la Prostituzione Sacra. Detta forma di prostituzione si estese al culto di Astarte (corrispondente siro-fenicia di Venere, la Dea dell'Amore). Recentemente è stata acclarata l'esistenza, nell'area del santuario di Gravisca (nei pressi di Tarquinia), di un culto di Astarte che accredita l'esistenza di forme di prostituzione sacra anche in quest'ultima località. Nel tempio di Afrodite di Gravisca è stata rinvenuta recentemente una ceramica riportante la dedica di una 'prostituta', Ramtha Veratres, indirizzata alla Dea dell'Amore. Negli ultimi anni la studiosa Antonia Rallo ha osservato che esiste "un testo che indirettamente potrebbe gettare uno spiraglio di luce sul problema di una Classe Sacerdotale Femminile in Etruria".
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la Dea etrusca dell'Amore era Turan (la greca Afrodite, equivalente alla Venere latina), che letteralmente significava "la Signora", esprimendo l'idea base del Potere. A Turan erano dedicati santuari di vario livello, fra cui quello di Gravisca, dove di recente è stata accertata l'esistenza di pratiche di prostituzione sacra. E se il massimo nume etrusco Voltumna era rappresentato come mostro o come dio e guerriero, in Turan gli Etruschi riconoscevano l'onnipotenza e la duttilità dell'intervento divino nei fatti umani e nei cicli biologici naturali e, dunque, anche nei tempi e nei modi riguardanti il sesso. (...) Il mondo etrusco non conosceva quello che noi chiamiamo il senso del peccato. Fare all'Amore non solo non era peccato e non conduceva a perdizione eterna, ma paradossalmente potremmo affermare che era invece peccaminoso non farlo, rifiutare di conoscerlo, perché la divinità della procreazione e dell'abbondanza avrebbero potuto offendersi. Questi concetti, in qualsiasi società i tipo agricolo, erano i più alti concepibili e ammissibili(...) Siamo noi sessuomani di oggi che - portandoci appresso ancora, nel subcosciente, retaggi di prevenzioni, pregiudizi, repressioni in parte trasmessi agli esseri umani da concezioni religiose chiuse e spasmodicamente severe in materia di sesso - pretendiamo di spiegare, con la nostra mentalità, l'atteggiamento e il comportamento insiti nelle usanze d'altri tempi.
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...si può arguire che gli Etruschi conoscessero tecniche amorose stravaganti, senza per questo avvertire una diversità rispetto ad altre popolazioni. Non avevano alcuna ragione di porsi un problema riguardante le antiche popolazioni. Erano pervenuti ad un tale stadio di civiltà per cui il sesso non costituiva un tabù, comunque fosse praticato. E proprio le annotazioni di Aristotele, di Dionigi d'Alicarnasso o di Teopompo, stanno a dirci che gli Etruschi possedevano una mentalità diversa dai Greci e dai Latini e perciò, in tema di rapporti sessuali, non trovavano alcun motivo per autolimitarsi o autocompiangersi.
Fu Platone, vissuto in epoca successiva all'apogeo della civiltà etrusca, a trasferire il tema dell'Amore dal piano immediato del desiderio e del godimento erotico (quale evidentemente era stato ovunque sino a quel momento praticato e considerato) ad un livello più alto: quello del Desiderio del Sapere. Fu il filosofo greco ad introdurre il concetto di bellezza purificata da ogni connotazione corporale e ad apprezzare la bellezza delle anime, sicché il desiderio, pur restando amoroso, può raggiungere il suo oggetto ideale. Platone si esprimeva da filosofo, eppure descriveva questo Amore tanto intenso quanto immateriale persino con le parole della generazione sessuata, mirando ad un altro tipo di generazione: quella dei discorsi, dei pensieri, dei progetti tendenti ad una immortalità d'ordine intellettuale. E l'attività intellettuale si lasciò, con Platone, rappresentare fino in fondo, addirittura in termini di concepimento, parto e allattamento. Il trasferimento della funzione generatrice da sòma (corpo) a psyche (mente-anima), portava a femminilizzare il desiderio di Sapere.

la Donna etrusca. Bella, Sensuale, Colta, Indipendente - la condizione femminile in Etruria, Ciriaco Di Giovanni


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