domenica 14 settembre 2014

Jana, la Dea della Soglia


Uno dei principi cardinali della visione al femminile dell'universo è che la dinamicità della natura e il suo periodico rinnovamento fondano sull'equilibrio degli opposti, in cui la Dea incarna sia l'unità, sia la dualità delle varie nascite e morti, vivendo nella trinità della sua natura la sintesi finale di tutte le opposizioni.
Nella concezione di un Dio femminile, l'ordinamento delle realtà manifestate possiede una regolarità verificabile nei principali mutamenti che si ripetono in cicli giornalieri, mensili e annuali con le fasi di discesa ascesa della luce nei due solstizi, corrispondenti all'inizio dell'estate e dell'inverno, a simboleggiare una rigenerazione cosmica di tutto il creato. da qui deriva il simbolismo delle 'porte solstiziali' che aprono le varie fasi del cammino della luce (...)
Secondo René Guénon, era la Dea Jana o Diana a dirigere le cerimonie di morte e resurrezione, in cui la Luna era considerata Porta del Cielo e Porta degli Inferi (Diana ed Ecate) e il passaggio dalla condizione umana a quella divina si effettuava in armonia con la ciclicità delle stagioni e dei ritmi vitali. Sappiamo che gli esseri umani regolavano i loro incontri e le loro preghiere secondo i cicli naturali, le differenti stagioni, le diverse posizioni della terra rispetto agli altri pianeti, dove probabilmente l'incontro segnava il saluto, la gioia di rivedersi in armonia con le congiunzioni del creato.


Rosa Mistica - la Tradizione della Dea nel Nuovo Testamento, Elisa Ghigghini





sabato 13 settembre 2014

Memorie di un'Etrusca

Sembra, ad ogni modo, che il germe generatore del racconto sia stata un'usanza immemorabile, secondo la quale la donna etrusca, come si praticava nella società Cretese ed Egiziana, aveva - per Tito Livio - il privilegio di "fare i Re, quasi che la legittimità monarchica dipendesse dalla designazione e dalla consacrazione da parte della Regina.
(...)
Se Teopompo scriveva che gli Etruschi mettevano le donne in comune, sì che nascevano figli della cui paternità non si aveva certezza, coglieva un aspetto della posizione della donna nella società etrusca, vista nell'ottica di un greco. Esaminata invece con mentalità più aperta, la promiscuità di figli e figliastri può essere considerata come una naturale conseguenza dell'assoluta indipendenza di vita della donna. La quale non si poneva scrupoli moralistici, ma riteneva di avere diritto - almeno alla pari degli uomini - a vivere la sua vita, non quella imposta da regole e confini stabiliti fuori della sua volontà.
(...)
Presso alcuni templi, quelli dedicati ad Afrodite in particolare, esisteva la Prostituzione Sacra. Detta forma di prostituzione si estese al culto di Astarte (corrispondente siro-fenicia di Venere, la Dea dell'Amore). Recentemente è stata acclarata l'esistenza, nell'area del santuario di Gravisca (nei pressi di Tarquinia), di un culto di Astarte che accredita l'esistenza di forme di prostituzione sacra anche in quest'ultima località. Nel tempio di Afrodite di Gravisca è stata rinvenuta recentemente una ceramica riportante la dedica di una 'prostituta', Ramtha Veratres, indirizzata alla Dea dell'Amore. Negli ultimi anni la studiosa Antonia Rallo ha osservato che esiste "un testo che indirettamente potrebbe gettare uno spiraglio di luce sul problema di una Classe Sacerdotale Femminile in Etruria".
(...)
la Dea etrusca dell'Amore era Turan (la greca Afrodite, equivalente alla Venere latina), che letteralmente significava "la Signora", esprimendo l'idea base del Potere. A Turan erano dedicati santuari di vario livello, fra cui quello di Gravisca, dove di recente è stata accertata l'esistenza di pratiche di prostituzione sacra. E se il massimo nume etrusco Voltumna era rappresentato come mostro o come dio e guerriero, in Turan gli Etruschi riconoscevano l'onnipotenza e la duttilità dell'intervento divino nei fatti umani e nei cicli biologici naturali e, dunque, anche nei tempi e nei modi riguardanti il sesso. (...) Il mondo etrusco non conosceva quello che noi chiamiamo il senso del peccato. Fare all'Amore non solo non era peccato e non conduceva a perdizione eterna, ma paradossalmente potremmo affermare che era invece peccaminoso non farlo, rifiutare di conoscerlo, perché la divinità della procreazione e dell'abbondanza avrebbero potuto offendersi. Questi concetti, in qualsiasi società i tipo agricolo, erano i più alti concepibili e ammissibili(...) Siamo noi sessuomani di oggi che - portandoci appresso ancora, nel subcosciente, retaggi di prevenzioni, pregiudizi, repressioni in parte trasmessi agli esseri umani da concezioni religiose chiuse e spasmodicamente severe in materia di sesso - pretendiamo di spiegare, con la nostra mentalità, l'atteggiamento e il comportamento insiti nelle usanze d'altri tempi.
(...)
...si può arguire che gli Etruschi conoscessero tecniche amorose stravaganti, senza per questo avvertire una diversità rispetto ad altre popolazioni. Non avevano alcuna ragione di porsi un problema riguardante le antiche popolazioni. Erano pervenuti ad un tale stadio di civiltà per cui il sesso non costituiva un tabù, comunque fosse praticato. E proprio le annotazioni di Aristotele, di Dionigi d'Alicarnasso o di Teopompo, stanno a dirci che gli Etruschi possedevano una mentalità diversa dai Greci e dai Latini e perciò, in tema di rapporti sessuali, non trovavano alcun motivo per autolimitarsi o autocompiangersi.
Fu Platone, vissuto in epoca successiva all'apogeo della civiltà etrusca, a trasferire il tema dell'Amore dal piano immediato del desiderio e del godimento erotico (quale evidentemente era stato ovunque sino a quel momento praticato e considerato) ad un livello più alto: quello del Desiderio del Sapere. Fu il filosofo greco ad introdurre il concetto di bellezza purificata da ogni connotazione corporale e ad apprezzare la bellezza delle anime, sicché il desiderio, pur restando amoroso, può raggiungere il suo oggetto ideale. Platone si esprimeva da filosofo, eppure descriveva questo Amore tanto intenso quanto immateriale persino con le parole della generazione sessuata, mirando ad un altro tipo di generazione: quella dei discorsi, dei pensieri, dei progetti tendenti ad una immortalità d'ordine intellettuale. E l'attività intellettuale si lasciò, con Platone, rappresentare fino in fondo, addirittura in termini di concepimento, parto e allattamento. Il trasferimento della funzione generatrice da sòma (corpo) a psyche (mente-anima), portava a femminilizzare il desiderio di Sapere.

la Donna etrusca. Bella, Sensuale, Colta, Indipendente - la condizione femminile in Etruria, Ciriaco Di Giovanni


venerdì 12 settembre 2014

la Donna che vi fu data

"La donna è rara, dice Giradoux. dal momento che la maggior parte degli uomini sposa una mediocre contraffazione dell'uomo, un po' più scaltra, un po' più remissiva, questi, in realtà, sposano se stessi. Vedono se stessi passare per strada, con un po' più di seno, un po' più di anche, il tutto avvolto in jersey di seta, allora inseguono loro stessi, si abbracciano, si sposano. E' meno freddo, dopotutto, che sposare uno specchio.

La Donna è rara, genera le piene, rovescia i troni, arresta gli anni. la sua pelle è il marmo.
Quando ve n'è una, ella chiude ogni sbocco al mondo... dove vanno i fiumi, le nuvole, gli uccelli isolati? A gettarsi nella Donna... ma Ella è rara...
Bisogna fuggire quando la si vede, perché se Lei ama, se Lei detesta, è implacabile. La sua compassione è implacabile... ma Lei è rara.

La vera Donna, quella che viene dalla notte dei tempi, la donna che ci fu data, appartiene interamente ad un universo estraneo a quello dell'uomo. Ella risplende all'altra estremità del Creato. Ella conosce i segreti delle acque, delle pietre, delle piante e degli animali. Fissa il sole e vede chiaro nella notte. Ella possiede le chiavi della salute, del riposo, delle armonie della materia. E' la Strega bianca intravista da Michelet, la fata dai larghi fianchi umidi, dagli occhi trasparenti, che aspetta l'uomo per ricominciare il Paradiso terrestre.
Se si concede a lui, è attraverso un gesto di sacro panico, aprendogli in tal modo, nella calda oscurità del suo ventre, la porta di un altro mondo.
E' la fonte di virtù: il desiderio che Ella ispira consuma l'eccitazione. Immergersi in Lei ridona la castità.
Ella è sterile, perché ferma la ruota del tempo. O piuttosto è Lei che insemina l'uomo: lo dà di nuovo alla luce, reintroduce in lui l'infanzia del mondo. Lo restituisce al suo lavoro di uomo, che è quello di risalire al più alto gradino di se stesso.
Si dice 'Superuomo', non si dice Superdonna, perché la Donna, quella vera, è Colei che fa l'uomo superiore a quel che realmente è. A Lei basta esistere per essere con pienezza. L'uomo deve passare attraverso di Lei per pervenire all'Essere, a meno che non scelga altre ascesi, dove la incontrerà ancora, sotto forme simboliche..."


Tantra - l'altro sguardo sulla vita e sul sesso, André Van Lysebeth




giovedì 11 settembre 2014

Memorie di un'Egizia

Sono arrivata! Immediatamente, percepisco la figura di luce di un essere celeste: la mia metà complementare! La sua forza d'attrazione irresistibile mi chiama a sé e, con gioia e felicità mi fondo in lui, nel suo cuore, in perfetta unità. Sono cosciente del fatto che Egli è sempre stato Me, ed Io Lui, immagine dualistica proiettata dal mio vero Sé divino. In quello stato dualistico, guardavo a Dio come ad un essere separato da me e lo sentivo come un "Tu". Ora, in quest'unione paradisiaca, sento che sto per diventare quella potenza invisibile che fino ad ora ho chiamato Dio. Un disco di fuoco comincia a girarmi attorno, ed è nel suo asse immutabile, nella mia colonna vertebrale, che abita il mio Sé autentico, IO.
Sento la mia colonna vertebrale bruciare come un arco di fuoco, come un ponte di corrente vitale che irradi una luce abbagliante in ognuno dei miei sette centri di energia ed animi tutto il mio corpo.
Fuori dal tempo e simultaneamente, vedo l'interminabile catena di tutte le forme di vita in cui mi sono incarnata fin dalla prima separazione dall'unità paradisiaca, forme che costituiscono il lungo, lunghissimo cammino dello sviluppo, tutto ciò che sono stata, tutto ciò che ho vissuto fino a quel momento. Osservo che le mie innumerevoli vite sono state, sono e saranno sempre legate agli stessi spiriti; gli eventi delle vite precedenti hanno creato nuove relazioni, nuovi sviluppi, nuovi rapporti che si completano reciprocamente, simili alle tessere di un grande mosaico.
Riconosco i legami che mi uniscono alla mia metà complementare, con Ptahotep, con Atothis, con Ima, Bo-Ghar e tanti altri. In tutte queste relazioni che abbiamo vissuto, vedo come anime più avanzate ci abbiano aiutati, come ci siamo aiutati reciprocamente, come abbiamo assistito quelli che erano meno avanzati di noi, come abbiamo lavorato per la spiritualizzazione della Terra sviluppando la nostra coscienza nella materia, nel corpo. L'esperienza che abbiamo accumulato nel corso di tutte queste vite e di cui tutti beneficiamo, serve ad allargare e ad approfondire la coscienza nel corpo che, progressivamente, diventa più spirituale e più bello. La materia che compone le nostre varie forme di manifestazione si fa più elastica, più morbida e risponde sempre meglio alla volontà e alle radianze dello spirito, fino a che il corpo diventa, finalmente, il servo obbediente del Sé che non maschera e non trattiene più alcun raggio luminoso dello Spirito.
Comprendo il Mistero della piramide perché sono diventata piramide usando la materia, il corpo, esclusivamente come base solida, ma che manifesta costantemente il Divino.


Iniziazione: memorie di un'Egizia - Elisabeth Haich


Un anelito di assoluta libertà, un arbitrio senza limiti, caratterizza il pensiero Egiziano.
Nessuna necessità cosmica, logica, spirituale, lo vincola: è signore del proprio destino. Crea mediante la parola pronunciata dalla sua bocca. Medi
ante uno sforzo della volontà magica raggiunge l'onnipotenza divina. Sente che nulla può resistergli in quanto vive nell'eterno. (...) L'Egiziano nega ogni possibile distinzione tra realtà e possibilità. Il concetto di impossibile non esisteva per lui; in altri termini, la sola cosa impossibile per questo antico popolo era giustamente ed effettivamente... l'impossibile. Hathor è "la Madre di suo Padre e la Figlia di suo Figlio"; Tum-Ra-Horchuti è "il Padre di sua Madre"; Ta-Urt è "la Madre di colui che l'ha generata con sua Madre", ecc.
Tutti i componenti del Mondo visibile e invisibile si amalgamavano, si univano in una simbiosi simile a un processo alchemico inverosimile (...) questa attitudine spirituale compenetrava tutto il Cosmo Egiziano di un'atmosfera di libertà, di plasticità, di esuberanza artistica.


Introduzione al Libro dei Morti degli Antichi Egiziani - G. Kolpaktchy, D. Piantanida

"Non sai, o Asclepio, che l'Egitto è l'immagine del Cielo, proiezione, qui nel profondo, di tutto l'ordinamento celeste? Tuttavia, sappilo, tempo verrà nel quale saranno reputati vani tutti i culti praticati, con tanta fede, dagli Egiziani ai loro dèi e tutte le loro sante invocazioni saranno considerate sterili e prive di senso. La Divinità lascerà la terra per risalire in cielo, abbandonando l'Egitto Sua antica dimora, che rimarrà privo di religione, orbato dalla presenza degli dèi... allora, questa terra consacrata da tanti santuari e templi, apparirà ricoperta di tombe e di morti.
Oh, Egitto, Egitto! Della tua religione altro non rimarrà che un fiabesco racconto, al quale i posteri più non presteranno orecchio, e sola testimonianza della tua fede, mute parole incise sulla pietra..."

Ermete Trismegisto

Siamo Dèi nel corpo di Dio, verità e amore il nostro destino.
E allora andate e portate la bellezza nel mondo, accendete una luce nell'oscurità.


"Inno ad Hathor", da "il risveglio di Osiride" - Libro egizio dei morti




mercoledì 10 settembre 2014

il Risveglio della Dea, il mio Calendario senza Tempo

Il Calendario 201* - il Risveglio della Dea è un itinerario da contemplare e si rivolge soprattutto a coloro che hanno "occhi per vedere". Non è scontato infatti saper vedere oltre il velo, oltre la superficie, anche quando è un riflesso bellissimo del creato.

La forma, quella femminile per eccellenza, è come una "terribile schiera spiegata a vessillo", direbbe il Cantico dei Cantici, la sua forza evocativa è tremenda, tanto da volerla dominare, anziché conoscerla fino in fondo, e l'uomo se ne accosta con "timore e tremore", come davanti all'esperienza del sacro. Ogni uomo o donna che sia ne può essere soggiogato o liberato al contempo.

E' dunque un Cammino Iniziatico, un itinerario di trasformazione, quanto viene proposto dall'artista protagonista profondamente Femmina, Donna e Dea, che lo offre "aperta-mente", come testimoniano le antiche immagini dei templi indù che cantano l'eterna unione cosmica del Maschile e del Femminile.

Nelle sue pose, di volta in volta sempre più oscene, di un'ostentazione però mai banale o costruita, c'è un invito ad 'andare oltre', un disvelamento del Mistero non per fermarsene alla soglia, ma per cogliere tutta la sua sapienza. Solo i "forti" possono davvero contemplarlo e al tempo stesso fruirne appieno.

Volutamente qui c'è una sfida che va accolta e oltrepassata. I veli della femminilità sono tolti e per questo il Mistero si fa ancora più grande e torna ad essere velato per chi giudica coi soliti parametri del bene e del male, o semplicemente guarda per puro e semplice godimento.

Anche la scelta dei simboli che accompagnano questo nudo che si offre a chi guarda con purezza e devozione, senza ambiguità, va intesa in questo senso.

Un monito a saper vedere il Divino proprio in quelle forme al cospetto delle quali siamo maggiormente propensi a dimenticarcene, rigettandole scandalizzati.
Nulla è profano però, lo è solo ciò che non si riesce a riscattare dal banale, dallo scorrere incosciente del tempo e delle cose e pertanto lo si rende un peccato, lo si sciupa.

Ecco che le immagini qui proposte sono decisamente e volutamente "forti", abbinate anche in modo provocatorio per far "disarticolare la mente", troppo ristretta e chiusa in confini abituali e forse troppo materiali. Un invito a uscire dal "Tempio fatto di pietra" per incontrare la realtà del "Tempio fatto di carne".

Questo è anche il messaggio del Tantra e del Cristianesimo stesso, proposti qui attraverso dei simboli, la rappresentazione nuda e cruda del Lingam, la Yoni femminile, il Rosario.

Due Vie queste, il Tantra e il Cristianesimo stesso, viste come antitetiche, ma che in realtà sono unite dal Mistero del Divino che prende forma nel corpo dell'Uomo e di cui la Donna è custode sacra e tramite di salvezza.

Non è meno scandalosa la "discesa nella carne" di cui narra il Vangelo con l'Incarnazione, rispetto al Tantra, nel considerare il corpo umano segno e psicodiagramma del cosmo divinizzato: la Shakti potenza stessa di Shiva.

L'autrice di questo Calendario e queste mie righe di commento vogliono testimoniare questa possibile trasformazione iniziatica dove la sessualità, la passione e la bellezza, la religione e la spiritualità, sono considerate un'unica Via di Redenzione, non tralasciando nessun passaggio dall'impuro al puro, perché di fatto questa distinzione non esiste, ma c'è solo un unico cammino di maturazione e Risveglio personale al Divino.

Il Calendario 201* - Il Risveglio della Dea
vuole farci cogliere la potenza iniziatica del femminile, così vicina alla vita, non avendone paura, ma amandola fino in fondo.

 
Divya Shakti (Alberto C.), Teologo, Antropologo, Scrittore e Maestro di Yoga
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martedì 9 settembre 2014

fanciulla Maddy, fanciulla Kore

Gesù esaltò molti valori tipici delle società matriarcali, messi in evidenza dall'archeologa Marija Gimbutas: l'antica abitudine di condividere anziché opprimere, di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, valori di affiliazione e di unione e non di dominio, valori di giustizia e bellezza in una società pacifica e ugualitaria, tutti raggiungibili se si ha una concezione globale della realtà umana, dove i confini tra ciò che è visibile e ciò che non lo è sono labili, in una dimensione spesso identificata con l'acqua del mare, ossia con l'inconscio. Un segno di riconoscimento dei primi cristiani fu inoltre il 'pesce', simbolo identificativo anche di Persefone. Maria Maddalena, considerata dagli gnostici come Sofia, aveva come simbolo il 'pesce', animale acquatico e connesso con il mare. Il mutismo del pesce simboleggiava inoltre il silenzio a cui era obbligato l'iniziato, che doveva eliminare tutti gli ostacoli che si frapponevano alla sua visione interiore.
Karol Kerényi, nel suo studio 'Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia', afferma che in connessione con la festa dei Misteri in Eleusi si rappresentava l'emergere di una Dea dal mare: una fanciulla nasceva da una conchiglia simboleggiando come Afrodite, fanciulla divina, l'amore nella sua forma fisica. Si dice che la bella Phryne fosse una 'prostituta'. Il riferimento alla prostituta rimanda alla figura della Maddalena, nell'accezione di cui abbiamo già avuto modo di discutere. Ricordo, infatti, che per gli gnostici questo ruolo simboleggiava l'aspetto di Sofia che, inconsapevole della sua natura divina, si concedeva a molti amanti, mostrando la sua natura infedele; ma allorquando Sofia conquistava la consapevolezza della sua origine divina, un principio informatore di carattere spirituale guidava la sua vita e la prostituta, una volta redenta, trovava la sua vera Madre divina.


Maria Maddalena fu quindi considerata una prostituta probabilmente perché aveva svolto lo stesso ruolo di Phryne nei Misteri della Dea; nella parte finale dei Misteri eleusini avveniva il ricongiungimento della fanciulla 'prostituta' con la sua origine divina, ossia con la sua Dea Madre e con la Dea dei morti, in modo da ritornare alla Trinità degli aspetti Persefone-Demetra-Ecate. Questo ricongiungimento era la Risurrezione, la nuova nascita, che comportava l'apparizione di un bambino divino.


Rosa Mistica, la Tradizione della Dea nel Nuovo Testamento - Elisa Ghigghini


lunedì 8 settembre 2014

Shakti, Donna Tantrica, Donna Orgasmica 2/2

Nelle principali religioni tradizionali i rapporti sessuali sono visti come ostacolo al progresso spirituale, qualcosa da superare e da trascendere. Vi sono, tuttavia, due Sentieri orientali che hanno una prospettiva alquanto diversa e sono, rispettivamente, il Tantra e il Taoismo. Ambedue affermano che non è necessario rifiutare il corpo e i suoi desideri, anzi, considerandoli come sacramenti e mezzi di trasformazione spirituale, conducono sulla via dell'illuminazione.
(...)
il sesso infatti controbatte lo stato di depressione, facendo acquisire forza ed energia vitale. Per questo motivo è stato sottoposto, nei millenni, a regole sociali e religiose rigide, proprio come forma di controllo e di potere sull'intera popolazione da parte di chi emanava tali regole. Nel tempo questa situazione ha portato a una distorsione della sessualità, allontanandola dal significato di unione sacra destinata alla creazione di una prole migliore e vincente, sia in termini personali che in termini di evoluzione della specie.
(...)
Anche se si è figli della rivoluzione sessuale sessantottina, si è largamente condizionati dal sistema di convinzioni che instilla, fin dall'infanzia, colpevolezza, paura, insicurezza, vergogna.
Questi imprinting negativi, anche se confinati nel subconscio, raramente permettono un viaggio sereno nel potenziale spirituale dell'amore sessuale. Così come è vissuto comunemente, l'atto sessuale non è un atto d'amore. Lo si vive in modo colpevole, con un atteggiamento repressivo, o in fretta, per concluderlo al più presto, quasi a volersene sbarazzare subito. Se non c'è amore, l'atto sessuale è un atto frettoloso. In questo caso si usa l'altra persona, che diventa un semplice strumento. E' uno sfruttamento reciproco, anziché una fusione. A causa della repressione alla quale il sesso è stato sottoposto finora, geneticamente se ne ha paura, sembra pericoloso.
(...)
Il Tantra rappresenta un esempio unico per un vivere intenzionale e amorevole. Offre uno stile di vita passionale ed espansivo per coloro i quali cercano di vivere la propria sessualità in maniera positiva e centrata, in una maniera che celebra la libertà dello spirito unita a quella del corpo. Vivere finalmente liberi dalle terribili catene di repressione, radicate in noi da secoli di oscurantismo, paure, inibizioni e tabù, per andare oltre le barriere di divieti e regole, abitudini mentali e profondi condizionamenti che limitano le potenzialità umane.

Tantra - Alice Ki