Cristina aveva anche per modello gli umanisti del Rinascimento, come Nicolò e Pico della Mirandola. Il suo problema era quello di conoscere il ruolo dell'uomo nei confronti della Divinità
e quali fossero i limiti della conoscenza umana. era spinta, nel suo
continuo indagare, dal voler conciliare la filosofia e la scienza con la
religione, l'intelletto e la fede, gli slanci mistici del Cuore con la
razionalità della mente; di capire, cioè, attraverso l'intelletto, le
ragioni della Fede (Fides
quaerens intellectum). Il suo atteggiamento non era quello di una
passiva accettazione, ma di una conquista interiore attraverso il
'dubitare'. Interessante è quanto scrive in proposito: "Non si deve
credere nulla se non dopo aver osato dubitare... credere a tutto è
debolezza, credere a nulla è follia".
(...)
"Io
non credevo nella religione in cui fui nutrita. Tutto quello che mi
insegnavano mi sembrava poco degno di Voi... odiavo mortalmente i lunghi
e frequenti discorsi dei luterani, ma capivo che dovevo lasciarli dire e
aver pazienza e che non dovevo manifestare quello che ne pensavo. Divenuta più grande, mi formai una specie di religione a modo mio,
attendendo quella che Voi mi avete ispirato, per la quale avevo già
naturalmente una così grande inclinazione. Voi sapete quante volte, con
un linguaggio sconosciuto alla maggior parte degli uomini, Vi ho chiesto
la grazia di essere illuminata da Voi... e che io feci voto di
obbedirVi al prezzo della mia sorte e della mia vita".
E' quel Fuoco d'Amore che la spinse fin da giovanissima a fondare l'Ordine dell'Amaranto, le cui 'fiamme immortali' sono quelle del Cuore della Regina e il cui emblema erano le due A intrecciate, simbolo di un Amore che va oltre la morte.
Cristina di Svezia e il suo Cenacolo Alchemico - Anna Maria Partini
martedì 10 novembre 2015
La Regina di Roma e d'Amor
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lunedì 9 novembre 2015
La Statua Interiore
Così porto in me, scolpita fin dall'infanzia, una specie di Statua Interiore che dà una continuità alla mia vita, che è la parte più
intima, il nocciolo più duro del mio carattere. Questa statua l'ho
modellata durante tutta la mia vita.
Così, alberga in me non solo un personaggio ideale con il quale mi confronto incessantemente. Porto in me anche tutta una serie di figure morali, dalle qualità assolutamente contraddittorie, che la mia immaginazione vede sempre pronte a recitare la parte dei miei partner in situazioni e dialoghi impressi nella mia testa, fin dall'infanzia o dall'adolescenza...
E lì, nemmeno un gesto, nemmeno una parola che non siano imposti dalla Statua Interiore.
Così, alberga in me non solo un personaggio ideale con il quale mi confronto incessantemente. Porto in me anche tutta una serie di figure morali, dalle qualità assolutamente contraddittorie, che la mia immaginazione vede sempre pronte a recitare la parte dei miei partner in situazioni e dialoghi impressi nella mia testa, fin dall'infanzia o dall'adolescenza...
E lì, nemmeno un gesto, nemmeno una parola che non siano imposti dalla Statua Interiore.
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domenica 8 novembre 2015
Melissa
Il nome di Melissa deriva dal greco meli, “miele” e significa
letteralmente “colei che è datrice di miele”, “colei che offre il
miele”. Melissa, in origine, era dunque considerata un’ape mellifera, e
al contempo la regina di tutte le api.
Le sue leggende nascono nell’antico mondo mediterraneo, nella calda e selvaggia terra di Creta, dove lei era una delle luminose espressioni della “primitiva Potnia dei fiori (…) dal filo d’erba agli alberi delle millenarie foreste”. La si poteva descrivere come “Dea celata nelle forme di un’ape, di cui, di quando in quando, si libera o in cui nuovamente si nasconde”, ovvero come sacra e libera energia naturale che abitava sì nelle graziose api e nel loro regno fiorito, ma poteva assumere anche sembianze diverse in un’infinita e gioiosa libertà d’espressione; e incarnava tutte le caratteristiche dell’ape regina e delle sue figlie, delle quali era l’archetipo divino.
Il suo era un regno di intima armonia femminile, di coralità perfetta fra sorelle nate dalla stessa prodigiosa madre; un regno basato sull’amorevole servizio ad una grande sovrana, unica femmina fertile del favo che dal bel ventre rigonfio genera tutte le sue devote figlie e ancelle, come pure i figli paredri, che nella loro breve esistenza stanno accanto a lei e ne fecondano le uova.
E tuttavia lei può generare anche da sola, indipendentemente dall’intervento del maschio, per questo richiama l’autonomia e l’indipendenza generativa della Grande Madre, androgina e completa in se stessa.
Melissa era dunque la dolce signora dell’alveo brunito, la materna Regina sempre gravida d’amore e la dolce e operosa Figlia; la languida femmina perennemente fertile e la fiera guerriera, che sacrifica la sua vita pur di proteggere il delicato equilibrio del suo piccolo mondo perfetto.
Rappresentava la Dea della Natura selvaggia, e anche della Trasformazione dopo la morte e della periodica Rigenerazione, e le sue ali d’oro indicavano la Rinascita ai regni sottili.
Al calare del sole, la selvatica Melissa solare lasciava il passo alla dolcissima Melissa lunare, la regolatrice dei cicli femminili, protettrice delle donne fertili e delle partorienti, e madrina dei bimbi, ai quali offriva il suo dolcissimo miele per addolcirne il latte.
tratto da: http://www.tempiodellaninfa.net/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=173&MDPROSID=.
Le sue leggende nascono nell’antico mondo mediterraneo, nella calda e selvaggia terra di Creta, dove lei era una delle luminose espressioni della “primitiva Potnia dei fiori (…) dal filo d’erba agli alberi delle millenarie foreste”. La si poteva descrivere come “Dea celata nelle forme di un’ape, di cui, di quando in quando, si libera o in cui nuovamente si nasconde”, ovvero come sacra e libera energia naturale che abitava sì nelle graziose api e nel loro regno fiorito, ma poteva assumere anche sembianze diverse in un’infinita e gioiosa libertà d’espressione; e incarnava tutte le caratteristiche dell’ape regina e delle sue figlie, delle quali era l’archetipo divino.
Il suo era un regno di intima armonia femminile, di coralità perfetta fra sorelle nate dalla stessa prodigiosa madre; un regno basato sull’amorevole servizio ad una grande sovrana, unica femmina fertile del favo che dal bel ventre rigonfio genera tutte le sue devote figlie e ancelle, come pure i figli paredri, che nella loro breve esistenza stanno accanto a lei e ne fecondano le uova.
E tuttavia lei può generare anche da sola, indipendentemente dall’intervento del maschio, per questo richiama l’autonomia e l’indipendenza generativa della Grande Madre, androgina e completa in se stessa.
Melissa era dunque la dolce signora dell’alveo brunito, la materna Regina sempre gravida d’amore e la dolce e operosa Figlia; la languida femmina perennemente fertile e la fiera guerriera, che sacrifica la sua vita pur di proteggere il delicato equilibrio del suo piccolo mondo perfetto.
Rappresentava la Dea della Natura selvaggia, e anche della Trasformazione dopo la morte e della periodica Rigenerazione, e le sue ali d’oro indicavano la Rinascita ai regni sottili.
Al calare del sole, la selvatica Melissa solare lasciava il passo alla dolcissima Melissa lunare, la regolatrice dei cicli femminili, protettrice delle donne fertili e delle partorienti, e madrina dei bimbi, ai quali offriva il suo dolcissimo miele per addolcirne il latte.
tratto da: http://www.tempiodellaninfa.net/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=173&MDPROSID=.
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domenica 1 novembre 2015
Debbee
L'Ape è un animale Solare e il Sole abbisogna per una rivoluzione intorno a se stesso di un tempo circa pari a quello che è occorrente per lo sviluppo di un fuco. Perciò l'Ape Regina non aspetta per la propria completa evoluzione un'intera rivoluzione del Sole, vale a dire che Essa rimane del tutto nell'ambito di una rivoluzione solare, così da rimanere sempre sotto l'influsso del Sole. Per questo Essa diventa un'Ape capace di deporre uova, poiché la facoltà ovipara è sotto l'influsso del Sole e nello stesso tempo anche dell'Universo.
Nel momento stesso in cui l'Ape vien nutrita in modo da richiedere per il proprio sviluppo quasi un'intera rivoluzione solare, come nel caso dell'ape operaia, questa si trova più vicina all'influsso dell'evoluzione terrestre. Ora l'ape operaia è invero ancora decisamente un animale solare, ma già un po' terrestre. Il fuco, invece, a sviluppo più lungo pari circa al periodo di rivoluzione del Sole su se stesso, è animale terrestre, si distacca dal Sole.
Vi sono tre possibilità: abbiamo la Regina, l'ape operaia e il Sole nel quale abbiamo forze extraterrestri, ma già un po' terrestri, e ci sono i fuchi che non hanno più nulla delle forze solari, che sono del tutto animali terrestri. Tutto quel che succede nello sviluppo dei tre tipi di Api non è sotto l'influsso di forze terrestri, all'infuori della fecondazione stessa.
Ora il fatto strano è quello che si osserva nel volo nuziale: (...) la Regina fa proprio una fuga verso il Sole, e quando è nuvoloso la fecondazione non avviene. I fuchi, che vogliono introdurre l'elemento terrestre in quello solare, combattono perfino nell'aria, e quelli che sono deboli soccombono. Solamente quello che conserva la forza fino all'ultimo e vola alto come la Regina può compiere la fecondazione. Seppure la Regina è fecondata non vuol dire che ogni uovo sia fecondato, ma lo è solo la parte delle uova della Regina da cui nascono api operaie e Regine; una parte rimane non fecondata nel corpo della Regina, e da quella nasceranno i fuchi. Se poi la Regina non è fecondata affatto, nascono solo fuchi. Da Regina fecondata possono nascere fuchi da uova non fecondate, oppure operaie e Regine da uova fecondate, quando cioè l'elemento celeste è venuto in contatto con l'elemento terrestre, cosicchè quando accanto ai fuchi ci sono delle api operaie, i fuchi derivano dal fatto che sono stati esposti al massimo dell'influsso terrestre, poiché nessuna fecondazione ha avuto luogo. Devono appunto venir esposti all'influsso terrestre, per rimaner capaci di vita, devono venir nutriti più a lungo.
Le Api - Rudolf Steiner
Nel momento stesso in cui l'Ape vien nutrita in modo da richiedere per il proprio sviluppo quasi un'intera rivoluzione solare, come nel caso dell'ape operaia, questa si trova più vicina all'influsso dell'evoluzione terrestre. Ora l'ape operaia è invero ancora decisamente un animale solare, ma già un po' terrestre. Il fuco, invece, a sviluppo più lungo pari circa al periodo di rivoluzione del Sole su se stesso, è animale terrestre, si distacca dal Sole.
Vi sono tre possibilità: abbiamo la Regina, l'ape operaia e il Sole nel quale abbiamo forze extraterrestri, ma già un po' terrestri, e ci sono i fuchi che non hanno più nulla delle forze solari, che sono del tutto animali terrestri. Tutto quel che succede nello sviluppo dei tre tipi di Api non è sotto l'influsso di forze terrestri, all'infuori della fecondazione stessa.
Ora il fatto strano è quello che si osserva nel volo nuziale: (...) la Regina fa proprio una fuga verso il Sole, e quando è nuvoloso la fecondazione non avviene. I fuchi, che vogliono introdurre l'elemento terrestre in quello solare, combattono perfino nell'aria, e quelli che sono deboli soccombono. Solamente quello che conserva la forza fino all'ultimo e vola alto come la Regina può compiere la fecondazione. Seppure la Regina è fecondata non vuol dire che ogni uovo sia fecondato, ma lo è solo la parte delle uova della Regina da cui nascono api operaie e Regine; una parte rimane non fecondata nel corpo della Regina, e da quella nasceranno i fuchi. Se poi la Regina non è fecondata affatto, nascono solo fuchi. Da Regina fecondata possono nascere fuchi da uova non fecondate, oppure operaie e Regine da uova fecondate, quando cioè l'elemento celeste è venuto in contatto con l'elemento terrestre, cosicchè quando accanto ai fuchi ci sono delle api operaie, i fuchi derivano dal fatto che sono stati esposti al massimo dell'influsso terrestre, poiché nessuna fecondazione ha avuto luogo. Devono appunto venir esposti all'influsso terrestre, per rimaner capaci di vita, devono venir nutriti più a lungo.
Le Api - Rudolf Steiner
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giovedì 29 ottobre 2015
Fanciulla Maddy, Fanciulla Kore
Gesù
esaltò molti valori tipici delle società matriarcali, messi in evidenza
dall'archeologa Marija Gimbutas: l'antica abitudine di condividere
anziché opprimere, di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a
noi, valori di affiliazione e di unione e non di dominio, valori di
giustizia e bellezza in una società pacifica e ugualitaria, tutti
raggiungibili se si ha una concezione globale della
realtà umana, dove i confini tra ciò che è visibile e ciò che non lo è
sono labili, in una dimensione spesso identificata con l'acqua del mare,
ossia con l'inconscio. Un segno di riconoscimento dei primi cristiani
fu inoltre il 'pesce', simbolo identificativo anche di Persefone. Maria
Maddalena, considerata dagli gnostici come Sofia, aveva come simbolo il
'pesce', animale acquatico e connesso con il mare. Il mutismo del pesce
simboleggiava inoltre il silenzio a cui era obbligato l'iniziato, che
doveva eliminare tutti gli ostacoli che si frapponevano alla sua visione
interiore.
Karol Kerényi, nel suo studio 'Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia', afferma che in connessione con la festa dei Misteri in Eleusi si rappresentava l'emergere di una Dea dal mare: una fanciulla nasceva da una conchiglia simboleggiando come Afrodite, fanciulla divina, l'amore nella sua forma fisica. Si dice che la bella Phryne fosse una 'prostituta'. Il riferimento alla prostituta rimanda alla figura della Maddalena, nell'accezione di cui abbiamo già avuto modo di discutere. Ricordo, infatti, che per gli gnostici questo ruolo simboleggiava l'aspetto di Sofia che, inconsapevole della sua natura divina, si concedeva a molti amanti, mostrando la sua natura infedele; ma allorquando Sofia conquistava la consapevolezza della sua origine divina, un principio informatore di carattere spirituale guidava la sua vita e la prostituta, una volta redenta, trovava la sua vera Madre divina.
Maria Maddalena fu quindi considerata una prostituta probabilmente perché aveva svolto lo stesso ruolo di Phryne nei Misteri della Dea; nella parte finale dei Misteri eleusini avveniva il ricongiungimento della fanciulla 'prostituta' con la sua origine divina, ossia con la sua Dea Madre e con la Dea dei morti, in modo da ritornare alla Trinità degli aspetti Persefone-Demetra-Ecate. Questo ricongiungimento era la Risurrezione, la nuova nascita, che comportava l'apparizione di un bambino divino.
Rosa Mistica, la Tradizione della Dea nel Nuovo Testamento - Elisa Ghigghini
Karol Kerényi, nel suo studio 'Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia', afferma che in connessione con la festa dei Misteri in Eleusi si rappresentava l'emergere di una Dea dal mare: una fanciulla nasceva da una conchiglia simboleggiando come Afrodite, fanciulla divina, l'amore nella sua forma fisica. Si dice che la bella Phryne fosse una 'prostituta'. Il riferimento alla prostituta rimanda alla figura della Maddalena, nell'accezione di cui abbiamo già avuto modo di discutere. Ricordo, infatti, che per gli gnostici questo ruolo simboleggiava l'aspetto di Sofia che, inconsapevole della sua natura divina, si concedeva a molti amanti, mostrando la sua natura infedele; ma allorquando Sofia conquistava la consapevolezza della sua origine divina, un principio informatore di carattere spirituale guidava la sua vita e la prostituta, una volta redenta, trovava la sua vera Madre divina.
Maria Maddalena fu quindi considerata una prostituta probabilmente perché aveva svolto lo stesso ruolo di Phryne nei Misteri della Dea; nella parte finale dei Misteri eleusini avveniva il ricongiungimento della fanciulla 'prostituta' con la sua origine divina, ossia con la sua Dea Madre e con la Dea dei morti, in modo da ritornare alla Trinità degli aspetti Persefone-Demetra-Ecate. Questo ricongiungimento era la Risurrezione, la nuova nascita, che comportava l'apparizione di un bambino divino.
Rosa Mistica, la Tradizione della Dea nel Nuovo Testamento - Elisa Ghigghini
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mercoledì 21 ottobre 2015
il Segreto dell'Alveare
Ti ringrazio, Ape
che mi hai insegnato la tua antica arte della collaborazione...
il ronzio di gruppo che porta con sé
il nettare che trasformate in
Divino Nutrimento,
grazie perchè in un periodo storico dove
la distruzione è ovunque,
Tu con le tue Sorelle
continuate deditamente a produrre
il vostro Oro
e provvedete a tenere in equilibrio
la Madre Terra.
Titti Bertolin, ne "L'Agenda della Dea - Il Corpo Sacro"
Ora possiamo precisare che quando si descrivono da un lato le vespe o le formiche si può affermare che si tratta di animali che si sottraggono all'influsso del Pianeta Venere, al quale invece sono del tutto soggette le Api, che sviluppano la vita amorosa nel complesso del loro Alveare. Qui essa diventa una vita saggia, e vi potete immaginare quanto saggia debba essere. Vi ho già descritto diversi fatti sulla procreazione della discendenza, in essa vi è molta saggezza inconscia. Le Api sviluppano questa saggezza inconscia nella loro azione esteriore. Così abbiamo nell'Alveare nel suo complesso, come una sostanza, l'elemento che in noi vive manifestamente quando il nostro cuore sviluppa Amore. L'intero Alveare è compenetrato di vita amorosa, le singole Api rinunciano tutte all'Amore e sviluppano complessivamente l'Amore nell'Alveare.
Si comincia quindi a comprendere la vita delle Api quando si appura che l'Ape vive come in un'atmosfera tutta impregnata d'Amore.
Le Api - Rudolf Steiner
L’Ape è stata Simbolo di Regalità sin dai tempi degli Egizi e come tale veniva utilizzata associata ai Faraoni, sopratutto collegata alla sovranità sul Basso Egitto. Sempre per gli Egizi essa rappresentava la Divinità in quanto nata dalle lacrime di Ra. Nel corso della storia ha anche rappresentato lo stesso Gesù, o per meglio dire il Cristo, in quanto Emblema della Risurrezione a causa della sua sparizione durante i mesi invernali ed il ritorno in primavera. Furono poi proprio i Merovingi a reintrodurre il Simbolo dell’Ape in quanto Sigillo Regale prima ancora del fiore di loto. (...) va inoltre considerato il valore Alchemico dell’Ape determinato dalla sua capacità di trasformare la materia, il nettare in miele, che può essere associato al processo di Iniziazione della Massoneria tramite il quale il novizio, la pietra grezza, viene lavorato sino a diventare una pietra perfetta.
tratto da: http://www.simonebarcelli.org/2010/04/la-cappella-di-rosslyn-rivela-un-nuovo-segreto-legato-alla-simbologia-dell-ape/
L’Ape è simbolo di fertilità, di nutrimento, di laboriosità ed efficienza, ma rappresenta anche la difesa intrepida della proprietà, della casa e quindi della famiglia. Svelare il Segreto dell'Alveare è come cercare di svelare il Mistero Femminile, penetrarne il significato, riuscire a sublimare principalmente nella sua "Regina", nell' immagine della penetrazione e fecondazione, l' importanza stessa della vita. I Celti le consideravano Messaggere degli Dei, portatrici della Conoscenza dell’Altromondo, ciò faceva del Miele un alimento sacro e pregiato, ingrediente fondamentale delle bevande rituali come l’idromele, e si riteneva fosse uno dei componenti della pozione che bolliva nel Calderone della Dea Madre, l’Awen.
Secondo la leggenda, "Api" erano chiamate le Sacerdotesse di Demetra (Dea delle messi) che nei Riti Eleusini esprimevano con un brusio di richiamo la loro raffinata istintualità. Le Api, o Melisse, sono Sacre anche alla Dea Brighid, che si dice avesse un meleto nel Mondo ultraterreno ove volavano le api per ottenere un nettare magico. La capacità dell’ape di trasformare il polline in miele si può accomunare al lento Lavoro Iniziatico. Al frutto del suo lavoro è attribuito un grande valore esoterico, per via del miele che serve alla preparazione dell’Ambrosia, bevanda Sacra presso i Celti, i Germani e i Greci, o della cera, per la composizione dei ceri, oggetti rituali e sacri. E' Emblema dell’Eterna Rinascita e del rinnovarsi della natura a causa della sua sparizione nei mesi invernali e del ritorno in primavera. Nell’antico Egitto l’Ape, paragonata all’Anima, riportava in vita il defunto qualora entrasse dalla sua bocca. Per gli Egizi la sua appartenenza divina era dovuta alla sua nascita dalle lacrime di Ra. La statua dell’Artemide (Diana) di Efeso mostra la Dea circondata da diversi animali tra cui le Api, per esprimere la ricchezza della natura, infatti anche le Sacerdotesse caste di Artemide venivano chiamate Melisse, o Api. Anche le Amazzoni spesso si definivano tali. Il ronzio incessante delle Api è spesso associato all'innalzamento dell'Energia che conduce all'estasi del Nirvana e una persona che giace in una fossa piena d'Api spesso rappresentava l'Illuminazione. Le Api sono Sacre anche a Buddha, spesso rappresentato ricoperto da questi insetti.
tratto da: http://spaziosacroaltaredibrigida.blogspot.it/2013/03/lape.html
Il fatto che anche il nome della Profetessa ebraica Deborah in ebraico significasse "Ape" suggerisce che l'associazione tra questo titolo e le Sacerdotesse oracolari era molto antica nell'area del Mediterraneo.
Marguerite Rigoglioso - Partenogenesi
che mi hai insegnato la tua antica arte della collaborazione...
il ronzio di gruppo che porta con sé
il nettare che trasformate in
Divino Nutrimento,
grazie perchè in un periodo storico dove
la distruzione è ovunque,
Tu con le tue Sorelle
continuate deditamente a produrre
il vostro Oro
e provvedete a tenere in equilibrio
la Madre Terra.
Titti Bertolin, ne "L'Agenda della Dea - Il Corpo Sacro"
Ora possiamo precisare che quando si descrivono da un lato le vespe o le formiche si può affermare che si tratta di animali che si sottraggono all'influsso del Pianeta Venere, al quale invece sono del tutto soggette le Api, che sviluppano la vita amorosa nel complesso del loro Alveare. Qui essa diventa una vita saggia, e vi potete immaginare quanto saggia debba essere. Vi ho già descritto diversi fatti sulla procreazione della discendenza, in essa vi è molta saggezza inconscia. Le Api sviluppano questa saggezza inconscia nella loro azione esteriore. Così abbiamo nell'Alveare nel suo complesso, come una sostanza, l'elemento che in noi vive manifestamente quando il nostro cuore sviluppa Amore. L'intero Alveare è compenetrato di vita amorosa, le singole Api rinunciano tutte all'Amore e sviluppano complessivamente l'Amore nell'Alveare.
Si comincia quindi a comprendere la vita delle Api quando si appura che l'Ape vive come in un'atmosfera tutta impregnata d'Amore.
Le Api - Rudolf Steiner
L’Ape è stata Simbolo di Regalità sin dai tempi degli Egizi e come tale veniva utilizzata associata ai Faraoni, sopratutto collegata alla sovranità sul Basso Egitto. Sempre per gli Egizi essa rappresentava la Divinità in quanto nata dalle lacrime di Ra. Nel corso della storia ha anche rappresentato lo stesso Gesù, o per meglio dire il Cristo, in quanto Emblema della Risurrezione a causa della sua sparizione durante i mesi invernali ed il ritorno in primavera. Furono poi proprio i Merovingi a reintrodurre il Simbolo dell’Ape in quanto Sigillo Regale prima ancora del fiore di loto. (...) va inoltre considerato il valore Alchemico dell’Ape determinato dalla sua capacità di trasformare la materia, il nettare in miele, che può essere associato al processo di Iniziazione della Massoneria tramite il quale il novizio, la pietra grezza, viene lavorato sino a diventare una pietra perfetta.
tratto da: http://www.simonebarcelli.org/2010/04/la-cappella-di-rosslyn-rivela-un-nuovo-segreto-legato-alla-simbologia-dell-ape/
L’Ape è simbolo di fertilità, di nutrimento, di laboriosità ed efficienza, ma rappresenta anche la difesa intrepida della proprietà, della casa e quindi della famiglia. Svelare il Segreto dell'Alveare è come cercare di svelare il Mistero Femminile, penetrarne il significato, riuscire a sublimare principalmente nella sua "Regina", nell' immagine della penetrazione e fecondazione, l' importanza stessa della vita. I Celti le consideravano Messaggere degli Dei, portatrici della Conoscenza dell’Altromondo, ciò faceva del Miele un alimento sacro e pregiato, ingrediente fondamentale delle bevande rituali come l’idromele, e si riteneva fosse uno dei componenti della pozione che bolliva nel Calderone della Dea Madre, l’Awen.
Secondo la leggenda, "Api" erano chiamate le Sacerdotesse di Demetra (Dea delle messi) che nei Riti Eleusini esprimevano con un brusio di richiamo la loro raffinata istintualità. Le Api, o Melisse, sono Sacre anche alla Dea Brighid, che si dice avesse un meleto nel Mondo ultraterreno ove volavano le api per ottenere un nettare magico. La capacità dell’ape di trasformare il polline in miele si può accomunare al lento Lavoro Iniziatico. Al frutto del suo lavoro è attribuito un grande valore esoterico, per via del miele che serve alla preparazione dell’Ambrosia, bevanda Sacra presso i Celti, i Germani e i Greci, o della cera, per la composizione dei ceri, oggetti rituali e sacri. E' Emblema dell’Eterna Rinascita e del rinnovarsi della natura a causa della sua sparizione nei mesi invernali e del ritorno in primavera. Nell’antico Egitto l’Ape, paragonata all’Anima, riportava in vita il defunto qualora entrasse dalla sua bocca. Per gli Egizi la sua appartenenza divina era dovuta alla sua nascita dalle lacrime di Ra. La statua dell’Artemide (Diana) di Efeso mostra la Dea circondata da diversi animali tra cui le Api, per esprimere la ricchezza della natura, infatti anche le Sacerdotesse caste di Artemide venivano chiamate Melisse, o Api. Anche le Amazzoni spesso si definivano tali. Il ronzio incessante delle Api è spesso associato all'innalzamento dell'Energia che conduce all'estasi del Nirvana e una persona che giace in una fossa piena d'Api spesso rappresentava l'Illuminazione. Le Api sono Sacre anche a Buddha, spesso rappresentato ricoperto da questi insetti.
tratto da: http://spaziosacroaltaredibrigida.blogspot.it/2013/03/lape.html
Il fatto che anche il nome della Profetessa ebraica Deborah in ebraico significasse "Ape" suggerisce che l'associazione tra questo titolo e le Sacerdotesse oracolari era molto antica nell'area del Mediterraneo.
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martedì 20 ottobre 2015
Ritorno alla Luce
Che i Misteri Eleusini presentassero agli Iniziati un Divino modello dell'Immortalità nelle figure di Dioniso e Demetra (e Core e Plutone) piace a tutti sentirlo.
Quel che piace di meno è sentir ricordare che Demetra è la spiga - il pane - e Dioniso l'uva - il vino.
"Prendete e mangiate..."
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò - Il Mistero
Quel che piace di meno è sentir ricordare che Demetra è la spiga - il pane - e Dioniso l'uva - il vino.
"Prendete e mangiate..."
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò - Il Mistero
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