A quel tempo esisteva una Confraternita (come poi nel Rinascimento) di Iniziati Costruttori (3° Raggio), che ebbero il compito di evocare sulla civiltà umana energie cosmiche attraverso i Templi (soprattutto di 1° e 2° Raggio) e la formazione di Triangoli. Le decorazioni scolpite sui frontoni dei Templi erano in rapporto diretto con gli allineamenti astrologici e descrivevano il settore nel quale erano collocati.
Pitagora, fedele alle antiche Tradizioni Iniziatiche, attribuì molta importanza al ruolo della donna, tanto da istituire un'apposita sezione per l'Iniziazione femminile. Questa era già presente in India al tempo dei Veda, in Egitto con i Misteri di Iside, e in Grecia introdotta da Orfeo. Egli, però, diede un impulso nuovo e straordinario all'elevazione della Donna, consegnandole una precisa funzione all'interno della famiglia e della società: quella di Educatrice.
Le insegnò la scienza del concepimento e del rapporto sessuale, nonché l'arte della maternità e della vita coniugale. Consegnò alla Donna un potere straordinario: quello della trasformazione del desiderio in un Amore perfetto, capace di far diventare il matrimonio un Atto Sacrale, come testimonianza della equilibrata fusione di due Anime e non solo di due corpi. Il Matrimonio, secondo Pitagora, rappresentava il compendio dell'intera creazione. Affinché ciò fosse realizzato era necessario che sia l'uomo che la donna venissero Iniziati alla piena consapevolezza di essere i Rappresentanti del Principio Creatore.
La nascita di un figlio era, di conseguenza, un Atto Sacro, capace di attirare in incarnazione una coscienza elevata.
I Misteri, la Filosofia, le Religioni, dalla Creazione ai Misteri Romani - Francesco e Gabriella Varetto
martedì 7 aprile 2015
Rievocando i Misteri
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venerdì 3 aprile 2015
Inanna del Mattino e della Sera
Proprio come abbiamo rilevato nel tempio della Dea Occhio di Tell Brak, Betty De Shong Meador fa notare che "l'uso della lingua neolitica samaro/ubaida (del VI millennio) si protrasse direttamente nella cultura sumera". I Samari "usarono nella loro iconografia l'onnipresente simbolo del Serpente legato alla terra", come pure le favolose immagini di danzatrici (Dakini) roteanti con i capelli al vento.
La prima forma di scrittura sumera è stata usata per comporre inni di devozione alla Dea Inanna, e narra storie della Sua Sessualità Sacra e della sua discesa e Iniziazione sotto l'egida di Ereshkigal, sua tenebrosa sorella degli Inferi.
In questi ultimi trent'anni, le storie di Inanna sono state fondamentali per il pensiero femminista nel processo di revisione della storia e della religione. Tra gli epiteti di Inanna nel III millennio a. C. troviamo "la Principessa Inanna", "Inanna del Mattino e della Sera" (la Sua figura era intercambiabile con il Pianeta Venere), e ancora "Inanna delle Steppe". Era "guardiana delle abbondanti messi conservate nei depositi comuni di Uruk (la città più grande della Mesopotamia, odierno Iraq) e riceveva offerte differenti a seconda dei diversi aspetti del Suo Divino Sé.
Meador, studiosa junghiana, ha passato gli ultimi dieci anni a tradurre i poemi di Enheduanna, la Sacerdotessa di Inanna che visse nel 2300 a.C, periodo di cui possediamo un'ampia documentazione a supporto dell'esistenza delle Doppie Regine Amazzoni (la 'Guerriera' e la 'Sacerdotessa'). Enheduanna, descritta con una veste a balze e un alto copricapo conico a tesa rotonda, rappresenta la conclusione del lungo Lignaggio di Sacerdotesse che, per parecchi millenni nell'area dell'odierno Iraq, avevano presieduto ai riti sciamanici. Le sue origini sono legate allo zafferano che veniva raccolto nella città di Saffron, dove era nato il Potente Sargon, suo padre. Ciò lega Enheduanna alle Sacerdotesse Minoiche che raccolgono lo zafferano, ritratte nei murali di Creta e Santorini. La madre di Sargon era stata una "Sacerdotessa che aveva partorito in segreto un bambino" e lo aveva posto in un cesto nell'acqua, per essere poi allevato da un giardiniere".
La Dea Doppia - Vicky Noble
Se mi chiedi a che religione appartengo, ti rispondo:
"Io Sono Figlia del Sole e della Luna,
Io Sono Figlia della Terra e delle Stelle".
Debdeashakti
La prima forma di scrittura sumera è stata usata per comporre inni di devozione alla Dea Inanna, e narra storie della Sua Sessualità Sacra e della sua discesa e Iniziazione sotto l'egida di Ereshkigal, sua tenebrosa sorella degli Inferi.
In questi ultimi trent'anni, le storie di Inanna sono state fondamentali per il pensiero femminista nel processo di revisione della storia e della religione. Tra gli epiteti di Inanna nel III millennio a. C. troviamo "la Principessa Inanna", "Inanna del Mattino e della Sera" (la Sua figura era intercambiabile con il Pianeta Venere), e ancora "Inanna delle Steppe". Era "guardiana delle abbondanti messi conservate nei depositi comuni di Uruk (la città più grande della Mesopotamia, odierno Iraq) e riceveva offerte differenti a seconda dei diversi aspetti del Suo Divino Sé.
Meador, studiosa junghiana, ha passato gli ultimi dieci anni a tradurre i poemi di Enheduanna, la Sacerdotessa di Inanna che visse nel 2300 a.C, periodo di cui possediamo un'ampia documentazione a supporto dell'esistenza delle Doppie Regine Amazzoni (la 'Guerriera' e la 'Sacerdotessa'). Enheduanna, descritta con una veste a balze e un alto copricapo conico a tesa rotonda, rappresenta la conclusione del lungo Lignaggio di Sacerdotesse che, per parecchi millenni nell'area dell'odierno Iraq, avevano presieduto ai riti sciamanici. Le sue origini sono legate allo zafferano che veniva raccolto nella città di Saffron, dove era nato il Potente Sargon, suo padre. Ciò lega Enheduanna alle Sacerdotesse Minoiche che raccolgono lo zafferano, ritratte nei murali di Creta e Santorini. La madre di Sargon era stata una "Sacerdotessa che aveva partorito in segreto un bambino" e lo aveva posto in un cesto nell'acqua, per essere poi allevato da un giardiniere".
La Dea Doppia - Vicky Noble
Se mi chiedi a che religione appartengo, ti rispondo:
"Io Sono Figlia del Sole e della Luna,
Io Sono Figlia della Terra e delle Stelle".
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martedì 31 marzo 2015
Rex et Sacerdos
Dal Culto della Dea Madre deriva il simbolo della Dea Doppia.
Presente in tutto il mondo, l'Archetipo della Dea Doppia espande il nostro modo di intendere l'antica autonomia e sovranità femminile.
Se collocati in un più ampio contesto, tutti gli sfrenati gruppi di indomite e profetiche Sacerdotesse-sciamane estatiche possono essere visti come elementi di un antico e universale Culto della Dea, tramandato da una precedente civiltà matristica legata alla terra, che era stata distrutta e costretta a migrare in tutte le direzioni. La cività delle isole, come quella di Malta, delle Cicladi, di Creta e di Cipro, divenne l'ultima roccaforte dei riti sciamanici della Dea, prettamente femminili, in un tempo in cui le culture continentali erano state decimate da violenti invasori.
Il Tempio Oracolare di Delo (luogo di nascita di Apollo e Artemide, i gemelli della Grecia classica) era il centro sacro del cerchio formato dalle isole cicladi, da cui trassero il loro nome. In quei luoghi, le donne si truccavano il volto e probabilmente officiavano la maggior parte dei più importanti riti religiosi (se non tutti), comprese le Rivelazioni delle Profezie Oracolari e i rituali funerari.
In questi luoghi, le Sacerdotesse estatiche potrebbero aver praticato anche riti sessuali di tipo tantrico, come avvenne molto tempo dopo, quando yogini tibetane e indiane altamente evolute officiavano le loro sacre pratiche magiche nei cimiteri e negli ossari, con canti estatici collettivi che stimolavano la percezione.
Tirando le somme di tutte queste ipotetiche connessioni, diventerà finalmente possibile tracciare una discendenza diretta e ininterrotta degli antichi Misteri Femminili della Dea Doppia, da Catalhoyuk nel VII a. C. fino ai Misteri Eleusini che si svolgevano nell'Atene classica, al "fiorire della civiltà occidentale".
La Dea Doppia - Vicky Noble
Presente in tutto il mondo, l'Archetipo della Dea Doppia espande il nostro modo di intendere l'antica autonomia e sovranità femminile.
Se collocati in un più ampio contesto, tutti gli sfrenati gruppi di indomite e profetiche Sacerdotesse-sciamane estatiche possono essere visti come elementi di un antico e universale Culto della Dea, tramandato da una precedente civiltà matristica legata alla terra, che era stata distrutta e costretta a migrare in tutte le direzioni. La cività delle isole, come quella di Malta, delle Cicladi, di Creta e di Cipro, divenne l'ultima roccaforte dei riti sciamanici della Dea, prettamente femminili, in un tempo in cui le culture continentali erano state decimate da violenti invasori.
Il Tempio Oracolare di Delo (luogo di nascita di Apollo e Artemide, i gemelli della Grecia classica) era il centro sacro del cerchio formato dalle isole cicladi, da cui trassero il loro nome. In quei luoghi, le donne si truccavano il volto e probabilmente officiavano la maggior parte dei più importanti riti religiosi (se non tutti), comprese le Rivelazioni delle Profezie Oracolari e i rituali funerari.
In questi luoghi, le Sacerdotesse estatiche potrebbero aver praticato anche riti sessuali di tipo tantrico, come avvenne molto tempo dopo, quando yogini tibetane e indiane altamente evolute officiavano le loro sacre pratiche magiche nei cimiteri e negli ossari, con canti estatici collettivi che stimolavano la percezione.
Tirando le somme di tutte queste ipotetiche connessioni, diventerà finalmente possibile tracciare una discendenza diretta e ininterrotta degli antichi Misteri Femminili della Dea Doppia, da Catalhoyuk nel VII a. C. fino ai Misteri Eleusini che si svolgevano nell'Atene classica, al "fiorire della civiltà occidentale".
La Dea Doppia - Vicky Noble
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lunedì 30 marzo 2015
il Divino Androgino
Inanna è stata ritratta in veste di Guerriera, Gran Sacerdotessa, Amante. Ora, in una sezione dell'inno, Essa crea un rito specifico per onorare l'aspetto cerimoniale delle persone dalla definizione sessuale ambigua.
Inanna
vestendo una vergine
entro le stanze delle donne
abbraccia con cuore pieno
la giovane fanciulla dall'aspetto di uomo prestante.
Enheduanna descrive la giovane fanciulla con la parola sumera la-la che significa: "il vigore di un giovane uomo nel suo pieno rigoglio". Il termine inglese "handsome" (avvenente; uomo prestante) traduce al meglio il significato cross-gender, come possiamo comprendere in contesto proseguendo nella lettura. La giovane donna dell'inno, a causa delle sue sembianze maschili, ha subito in Sumeria lo stesso ostracismo che molti androgini sopportano ancora oggi. L'Androginia cerimoniale ha una lunga storia. In Mesopotamia, nei testi letterari collegati al rituale del Tempio, il personale del tempio che venera la Dea è spesso descritto come degli Androgini, sessualmente ambivalenti, eunuchi, ermafroditi o travestiti. Nei tempi moderni, alcune culture native americane hanno creato una figura per manifestare la sacralità cross-gender, come ad esempio quella della 'berdache', o lesbica sacra.
La Sacerdotessa o il Sacerdote Cross-Gender possiede l'abilità di "passare dall'altra parte, di rivelare i due mondi essenzialmente diversi l'uno all'altro".
Il culto veniva praticato da personale di genere ambiguo entro i limiti imposti dal rituale del tempio. Contenuto in questa maniera questo strappo nel tessuto della realtà consentiva ai veneratori di contemplare la fragilità della loro realtà costituita e di far spazio all'instabilità nel loro mondo prevalentemente stabile.
... "Trasformare un uomo in donna / una donna in uomo / sono cose Tue, Inanna".
Inanna, Signora dal Cuore Immenso - Betty De Shong Meador
Inanna
vestendo una vergine
entro le stanze delle donne
abbraccia con cuore pieno
la giovane fanciulla dall'aspetto di uomo prestante.
Enheduanna descrive la giovane fanciulla con la parola sumera la-la che significa: "il vigore di un giovane uomo nel suo pieno rigoglio". Il termine inglese "handsome" (avvenente; uomo prestante) traduce al meglio il significato cross-gender, come possiamo comprendere in contesto proseguendo nella lettura. La giovane donna dell'inno, a causa delle sue sembianze maschili, ha subito in Sumeria lo stesso ostracismo che molti androgini sopportano ancora oggi. L'Androginia cerimoniale ha una lunga storia. In Mesopotamia, nei testi letterari collegati al rituale del Tempio, il personale del tempio che venera la Dea è spesso descritto come degli Androgini, sessualmente ambivalenti, eunuchi, ermafroditi o travestiti. Nei tempi moderni, alcune culture native americane hanno creato una figura per manifestare la sacralità cross-gender, come ad esempio quella della 'berdache', o lesbica sacra.
La Sacerdotessa o il Sacerdote Cross-Gender possiede l'abilità di "passare dall'altra parte, di rivelare i due mondi essenzialmente diversi l'uno all'altro".
Il culto veniva praticato da personale di genere ambiguo entro i limiti imposti dal rituale del tempio. Contenuto in questa maniera questo strappo nel tessuto della realtà consentiva ai veneratori di contemplare la fragilità della loro realtà costituita e di far spazio all'instabilità nel loro mondo prevalentemente stabile.
... "Trasformare un uomo in donna / una donna in uomo / sono cose Tue, Inanna".
Inanna, Signora dal Cuore Immenso - Betty De Shong Meador
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sabato 28 marzo 2015
Dabar
Gli antichi
Babilonesi ( 1600 a. C. circa) veneravano il dio Mithra, che era
rappresentato come un leone che teneva nelle sue fauci un’Ape.
Ape
infatti, nella lingua locale, si pronunciava “Dabar” e “Dabar” era anche
il termine per indicare la “Parola” (divina). Questo termine verrà
utilizzato successivamente anche dagli antichi ebrei per invocare il
Messia. In ebraico, la parola che indica l'Ape, "Dbure", ha origine dal
termine "Dbr", ossia discorso, e perciò, tra i primi credenti ebrei, le Api simboleggiavano l'eloquenza e l'intelligenza. La Torah afferma: "Lo
spirito dell'uomo è la candela del Signore", la stessa Terra promessa
era descritta come il “Paese ove scorre latte e
miele".
Nel mondo cristiano le Api erano spesso un simbolo di Cristo, con il loro miele e pungiglione a rappresentare la sua misericordia e giustizia. L' Alveare divenne metafora cristiana della vita casta, caritatevole e regolata dalle comunità monastiche. L'errata credenza secondo cui le Api (che in realtà si accoppiano in imponenti sciami volanti) si riproducono costantemente come i fiori che impollinano, le rese emblemi della Vergine Maria.
L 'Alveare simboleggiava anche le celle dei monasteri dove i monaci vivevano e lavoravano. Anche abitazioni preistoriche comuni scoperte sull' isola di Creta sono di struttura ad Alveare.
In Grecia, lo stesso Zeus sarebbe stato nutrito dalle Api, o meglio nutrito di solo miele da sua madre Melissa. Il nome di Melissa deriva dal greco meli, “miele” e significa letteralmente “Colei che è datrice di miele”, “Colei che offre il miele”. Melissa, in origine, era dunque considerata un’Ape mellifera, ed al contempo la Regina di tutte le Api. Nelle leggende greche, Ella ci viene descritta come una bellissima principessa cretese, certe volte come una materna Ninfa del Miele, che aveva nutrito il piccolo Zeus nel tempo in cui il grande dio patriarcale non era ancora l’onnipotente padre degli Dei, ma il grazioso figlio della "vergine Dea".
Melissa fu definita proprio "Vergine Dea" perchè aveva la facoltà di essere autogenerativa, proprio come le Api, che possono riprodursi senza l' unione sessuale con il maschio. Quando Zeus crebbe, per ringraziare la principessa delle sue dolci cure, decise di liberarla del suo semplice corpo di donna mortale e la trasformò in Ape. Si racconta anche che le Api chiesero a Zeus (quando divenne un dio) di poter avere un pungiglione per potersi difendere dagli uomini che rubavano loro il miele. Zeus non gradì la loro richiesta, ma le accontentò, avvertendole che qualora avessero usato il pungiglione avrebbero pagato con la vita.
Secondo un’altra leggenda, Melissa era una Sacerdotessa dedicata a Demetra, depositaria delle segrete conoscenze e dei Sacri Riti Misterici della Dea, sui quali aveva giurato di mantenere l’assoluto silenzio. Infastidita da un gruppo di curiose, che la istigavano a rivelare i suoi saperi, ella negò senza mai cedere, fino a quando le donne, deluse ed infuriate, la uccisero facendola a pezzi. La Dea vide ciò che era accaduto e trasformò il corpo straziato della sua amata figlia in uno sciame lucente di Api, che si levò leggero e volò verso l’infinito per ricongiungersi a Lei. Le sacerdotesse della Grande Dea Madre Demetra a Eleusi erano proprio chiamate "Api". I greci antichi ritenevano che le Api fossero nate spontaneamente da cadaveri di animali, e che perciò simboleggiassero la Resurrezione e la Rinascita. Le veneravano in quanto sacre messaggere che portavano le preghiere dalla Terra al Cielo, ogni cosa creata da queste sacre creature, come il miele o la cera, era considerata un dono degli dei. Secondo le leggende nordiche esse affioravano sulla terra da un sotterraneo mondo incantato, dove vivevano insieme alle fate. Si riteneva che possedessero virtù profetiche, per questo se ne osservava il volo per divinare e determinare il futuro, e che fosse portatrice del fuoco divino.
In un' immagine poetica di bruciante desiderio, Kama, il dio hindu dell'Amore, appare con una corda d'arco fatta di Api. Nell'arte indu, Vishnu viene anche ritratto come un'Ape posata su un loto e Shiva come un'Ape sopra un triangolo. Le antiche Dee mediterranee delle Api in Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma sono connesse con la Dea indiana Hindu: Brahmari Devi, la Dea delle Api, nelle sue connessioni con gli insegnamenti inerenti i chakra. Questi sette reami della coscienza emanano dal primo suono - il pulsare del tamburo cosmico - il battito del cuore della Dea. La Maha Devi (o Grande Madre), la Kundalini, si manifesta in forma di suono come un'Ape Regina (Brahmari Devi) circondata da nuvole di api ronzanti.
tratto da: http://www.mutatemente.com/api.html
Nel mondo cristiano le Api erano spesso un simbolo di Cristo, con il loro miele e pungiglione a rappresentare la sua misericordia e giustizia. L' Alveare divenne metafora cristiana della vita casta, caritatevole e regolata dalle comunità monastiche. L'errata credenza secondo cui le Api (che in realtà si accoppiano in imponenti sciami volanti) si riproducono costantemente come i fiori che impollinano, le rese emblemi della Vergine Maria.
L 'Alveare simboleggiava anche le celle dei monasteri dove i monaci vivevano e lavoravano. Anche abitazioni preistoriche comuni scoperte sull' isola di Creta sono di struttura ad Alveare.
In Grecia, lo stesso Zeus sarebbe stato nutrito dalle Api, o meglio nutrito di solo miele da sua madre Melissa. Il nome di Melissa deriva dal greco meli, “miele” e significa letteralmente “Colei che è datrice di miele”, “Colei che offre il miele”. Melissa, in origine, era dunque considerata un’Ape mellifera, ed al contempo la Regina di tutte le Api. Nelle leggende greche, Ella ci viene descritta come una bellissima principessa cretese, certe volte come una materna Ninfa del Miele, che aveva nutrito il piccolo Zeus nel tempo in cui il grande dio patriarcale non era ancora l’onnipotente padre degli Dei, ma il grazioso figlio della "vergine Dea".
Melissa fu definita proprio "Vergine Dea" perchè aveva la facoltà di essere autogenerativa, proprio come le Api, che possono riprodursi senza l' unione sessuale con il maschio. Quando Zeus crebbe, per ringraziare la principessa delle sue dolci cure, decise di liberarla del suo semplice corpo di donna mortale e la trasformò in Ape. Si racconta anche che le Api chiesero a Zeus (quando divenne un dio) di poter avere un pungiglione per potersi difendere dagli uomini che rubavano loro il miele. Zeus non gradì la loro richiesta, ma le accontentò, avvertendole che qualora avessero usato il pungiglione avrebbero pagato con la vita.
Secondo un’altra leggenda, Melissa era una Sacerdotessa dedicata a Demetra, depositaria delle segrete conoscenze e dei Sacri Riti Misterici della Dea, sui quali aveva giurato di mantenere l’assoluto silenzio. Infastidita da un gruppo di curiose, che la istigavano a rivelare i suoi saperi, ella negò senza mai cedere, fino a quando le donne, deluse ed infuriate, la uccisero facendola a pezzi. La Dea vide ciò che era accaduto e trasformò il corpo straziato della sua amata figlia in uno sciame lucente di Api, che si levò leggero e volò verso l’infinito per ricongiungersi a Lei. Le sacerdotesse della Grande Dea Madre Demetra a Eleusi erano proprio chiamate "Api". I greci antichi ritenevano che le Api fossero nate spontaneamente da cadaveri di animali, e che perciò simboleggiassero la Resurrezione e la Rinascita. Le veneravano in quanto sacre messaggere che portavano le preghiere dalla Terra al Cielo, ogni cosa creata da queste sacre creature, come il miele o la cera, era considerata un dono degli dei. Secondo le leggende nordiche esse affioravano sulla terra da un sotterraneo mondo incantato, dove vivevano insieme alle fate. Si riteneva che possedessero virtù profetiche, per questo se ne osservava il volo per divinare e determinare il futuro, e che fosse portatrice del fuoco divino.
In un' immagine poetica di bruciante desiderio, Kama, il dio hindu dell'Amore, appare con una corda d'arco fatta di Api. Nell'arte indu, Vishnu viene anche ritratto come un'Ape posata su un loto e Shiva come un'Ape sopra un triangolo. Le antiche Dee mediterranee delle Api in Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma sono connesse con la Dea indiana Hindu: Brahmari Devi, la Dea delle Api, nelle sue connessioni con gli insegnamenti inerenti i chakra. Questi sette reami della coscienza emanano dal primo suono - il pulsare del tamburo cosmico - il battito del cuore della Dea. La Maha Devi (o Grande Madre), la Kundalini, si manifesta in forma di suono come un'Ape Regina (Brahmari Devi) circondata da nuvole di api ronzanti.
tratto da: http://www.mutatemente.com/api.html
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Tribute to Marija Gimbutas
Marija Gimbutas iniziò i suoi studi di archeologia, religioni antiche e folklore presso l'Università di Vilna (Lituania), quindi frequentò le Università di Vienna, Innsbruck e Tubingen, dove ha conseguito la laurea nel 1946. Nel '50 fu nominata docente di Archeologia e nel '62 di Etnologia all'Università di Harvard. Ottenne infine la docenza all'Università di Los Angeles, dove è anche curatrice della sezione di Archeologia presso il Cultural History Museum. Ha scritto più di venti opere, ed è inoltre autrice di oltre duecento pubblicazioni che spaziano dalla preistoria e dalla mitologia dell'Est europeo fino alle origini degli Indoeuropei. Tra il 1975 e il 1985 ha realizzato un lavoro di ricerca che Ashley Montague ha definito "pietra miliare nella storia della civiltà", pubblicato nel 1980, 'The Language of the Goddess', quindi nelle edizioni italiane (Longanesi 1990 e Neri Pozza 1997) con il titolo 'Il Linguaggio della Dea'.
L'Autrice - considerata una pioniera dell'Archeomitologia: una nuova scienza che comprende archeologia, mitologia e folklore - ha raccolto ed esaminato bel 2000 manufatti dell'Europa arcaica (che ha poi riportato nel citato libro), intesi a comprovare l'importanza e la diffusione del Culto della Grande Madre, che dal Paleolitico Superiore e fino al I-II millennio avanti Cristo precedette nell'intera Europa (ma anche nel resto del mondo) la religione del Dio Padre.
Lo studio della Gimbutas è minuzioso all'estremo e documentatissimo ("una costruzione imponenente", ha giustamente commentato Sabatino Moscati). Marija suddivide l'opera in quattro parti. Nella prima ci descrive la Grande Dea nella Sua raffigurazione simbolica ornitologica (Dea-Uccello Acquatico) e perciò quale "Dispensatrice di Vita"; nella seconda, sotto l'aspetto fecondativo-materno; nella terza, quale "Signora della Morte e della Rigenerazione" (cfr. Kali); ed infine, nell'ultima parte, attraverso il simbolismo dell'energia e dello sviluppo.
Poiché anche una ridotta recensione dell'opera sarebbe lavoro immane e richiederebbe un'altra pubblicazione, non possiamo far altro che raccomandarne l'attenta consultazione da parte delle più interessate Lettrici, nonché dei più interessati Lettori: specie se maschilisti...
Fratelli e Sorelle per l'Età dell'Acquario, né Patriarcato né Matriarcato - Eugenio Mazzolla
L'Autrice - considerata una pioniera dell'Archeomitologia: una nuova scienza che comprende archeologia, mitologia e folklore - ha raccolto ed esaminato bel 2000 manufatti dell'Europa arcaica (che ha poi riportato nel citato libro), intesi a comprovare l'importanza e la diffusione del Culto della Grande Madre, che dal Paleolitico Superiore e fino al I-II millennio avanti Cristo precedette nell'intera Europa (ma anche nel resto del mondo) la religione del Dio Padre.
Lo studio della Gimbutas è minuzioso all'estremo e documentatissimo ("una costruzione imponenente", ha giustamente commentato Sabatino Moscati). Marija suddivide l'opera in quattro parti. Nella prima ci descrive la Grande Dea nella Sua raffigurazione simbolica ornitologica (Dea-Uccello Acquatico) e perciò quale "Dispensatrice di Vita"; nella seconda, sotto l'aspetto fecondativo-materno; nella terza, quale "Signora della Morte e della Rigenerazione" (cfr. Kali); ed infine, nell'ultima parte, attraverso il simbolismo dell'energia e dello sviluppo.
Poiché anche una ridotta recensione dell'opera sarebbe lavoro immane e richiederebbe un'altra pubblicazione, non possiamo far altro che raccomandarne l'attenta consultazione da parte delle più interessate Lettrici, nonché dei più interessati Lettori: specie se maschilisti...
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giovedì 26 marzo 2015
Inanna, Venere, Kali: i diversi aspetti di Shakti
Oltre a indicare Vie per la Salvezza dell'individuo, ''Signora dal
Cuore immenso'' rivela anche il compito essenziale della Gran
Sacerdotessa e cioè quello di rappresentare Inanna al popolo come la
natura paradossale su cui posano le credenze mesopotamiche. Enheduanna
si fece carico dell'adorare, contenere, appagare ed emulare questo
Paradosso chiamato Inanna, portando avanti fedelmente i rituali degli
Dei.
... L'assira Ishtar è un ''Potere Divino che agisce nell'uomo'' e deve essere compreso ''nei termini della Sua manifestazione umana: Lei è l'emozione che muove il profeta, il respiro che emana dal 'Cuore' di lui o lei". Da questo punto di vista Ishtar è paragonabile allo Spirito Santo cristiano o all'ebraica Shekinah. Non conosciamo le origini di queste idee teologiche, ma alcuni aspetti di Inanna possono essere rintracciati nelle Dee Neolitiche. Un flusso di credenze si estende dal VI millennio a. C. fino al presente; nel contesto di questo continuum, Enheduanna non è soltanto una poetessa e una pensatrice intelligente, ma anche una donna mistica ispirata nello scrivere dalla sua esperienza con la Divina Inanna.
Inanna viene descritta spesso come una Dea dell'Amore, simile a Venere, in cui si incontrano le immagini della seduttiva Afrodite o di una Marilyn Monroe. Inanna può ammantarsi di seduzione, ma è la Dea dell'Amore in un senso più ampio: è quel desiderio roboante che ''genera l'energia dell'universo''. Inanna assomiglia incredibilmente alla Dea indiana Kali. Secondo la credenza hindu, Kali è il Principio Primevo Creativo alla base del cosmo; è la forza energica di tutte le divinità, di ogni essere e di ogni cosa. L'immagine di Kali che si unisce al Suo Dio, con Lei in posizione superiore, è l'immagine della Forza Divina che genera l'Universo.
Inanna, Signora dal Cuore immenso - Betty De Shong Meador
... L'assira Ishtar è un ''Potere Divino che agisce nell'uomo'' e deve essere compreso ''nei termini della Sua manifestazione umana: Lei è l'emozione che muove il profeta, il respiro che emana dal 'Cuore' di lui o lei". Da questo punto di vista Ishtar è paragonabile allo Spirito Santo cristiano o all'ebraica Shekinah. Non conosciamo le origini di queste idee teologiche, ma alcuni aspetti di Inanna possono essere rintracciati nelle Dee Neolitiche. Un flusso di credenze si estende dal VI millennio a. C. fino al presente; nel contesto di questo continuum, Enheduanna non è soltanto una poetessa e una pensatrice intelligente, ma anche una donna mistica ispirata nello scrivere dalla sua esperienza con la Divina Inanna.
Inanna viene descritta spesso come una Dea dell'Amore, simile a Venere, in cui si incontrano le immagini della seduttiva Afrodite o di una Marilyn Monroe. Inanna può ammantarsi di seduzione, ma è la Dea dell'Amore in un senso più ampio: è quel desiderio roboante che ''genera l'energia dell'universo''. Inanna assomiglia incredibilmente alla Dea indiana Kali. Secondo la credenza hindu, Kali è il Principio Primevo Creativo alla base del cosmo; è la forza energica di tutte le divinità, di ogni essere e di ogni cosa. L'immagine di Kali che si unisce al Suo Dio, con Lei in posizione superiore, è l'immagine della Forza Divina che genera l'Universo.
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