giovedì 15 gennaio 2015

una Storia d'Egitto - capitolo VII



La Regina si svegliò all'alba, sotto una spessa coltre di grigia nebbia. 
Aveva pianto tutte le lacrime che aveva potuto e non le restava altro che dirigersi a palazzo e affrontare i due Padri usurpatori.

Entrò annunciata da un guerriero messo a vigilare l'accesso alla Sala del Trono. Per quanto lacera e malvestita, il suo sguardo rifulgente della Luce della Divina Iside suscitava ancora quel sacro rispetto a cui nessun mortale aveva mai saputo sottrarsi, in nessuna delle infinite galassie senza tempo. Si trovò di fronte il suo antico allievo, quel giovane tanto bello e fiero da sembrare un angelo ribelle. Mai era riuscita ad addomesticarlo, ma non se ne rammaricava, perché certe nature umane nascono con l'impronta del divino Osiride impressa a fuoco nella coscienza, e non possono essere piegate, ma solo saggiamente dirette. Guai a indirizzarle in una direzione pericolosa per la terra e i suoi figli, questo era ciò che Lei e tutte le sue antenate sapevano essere il Sacro Mistero di quell'energia interamente indomita e virile.

"Che cosa hai fatto.."

Il giovane Re la guardò superbo. Non aveva preso bene la sua decisione di abbandonare il Regno, perché nella sua arroganza autosufficiente era riuscito tuttavia a presagire che l'Energia di Iside era fondamentale per mantenere coesa una comunità.

"Che t'importa. Te ne sei andata, non ti riguarda più".

debdeashakti (continua) 



mercoledì 14 gennaio 2015

una Storia d'Egitto - Capitolo VI


"Che cos'è successo alla terra?", domandò la Regina all'uomo, già sapendo la risposta.

"La terra si è spenta, straniera, e adesso non sa più nutrirci. Dovremo presto lasciare i campi e partire alla conquista di nuova terra".

"Ma la terra non si conquista, fratello. noi le apparteniamo e Lei ci nutre come una Madre. Che ne sarà dei fratelli che incontrerete sul vostro cammino e che vivono ancora come figli di Iside?"

"Li conquisteremo, straniera. E non chiamarmi fratello. E' proibito adesso. Nuove regole vigono nel Regno da quando i due Padri lo guidano".


La Regina rimase a riflettere per un po'. 
Sentiva che tutto ciò che aveva sempre insegnato al proprio popolo non poteva essersi estinto, forse era solo sopito nel torpore di quel cambiamento tanto rapido quanto violento.

"Ho sentito di un uomo condannato a lasciare il corpo prima che al divino Osiride piaccia di richiamarlo a sé. come è possibile?".

L'uomo sfoggiò un sorriso inquietante e compiaciuto.

"I due Padri hanno detto che ha violato le regole, mancando di rispetto alla loro autorità e mettendo così in pericolo l'intero Regno. Domani sarà pubblicamente processato nella piazza del mercato e poi costretto a rendere l'anima al divino Osiride. E' proprio Osiride a volerlo, l'ha detto uno dei due Padri, durante l'ultima cerimonia sacra in suo onore".


La Regina ringraziò l'uomo e si allontanò sgomenta, rifugiandosi in un vicolo alla luce della luna e iniziò un pianto lento e abissale. Usurpare il Potere Regale era un errore umano. ma usurpare quello Sacerdotale era un atto ispirato dall'oscurità più cieca che risieda negli universi. 
Si accasciò a terra e trascorse la notte tra gli spasmi di dolore.

debdeashakti (continua)


il Sogno di Dio, il Gioco della Dea

Sì, è proprio da un Sogno che Tutto è nato!

Questo è il Postulato di base del Vangelo di Maria Maddalena, dal quale tutto procede. Evidentemente, si tratta di un Sogno con la S maiuscola, il Sogno della Forza inafferrabile che chiamiamo Dio. Dio che si proietta interamente in un ideale... la Creazione.
Ed è qui che appare improvvisamente ciò che con tanta difficoltà riusciamo a concepire, ciò che ci separa dalla nostra essenza: siamo Figli di un Sogno divino. E non solo: un Sogno che ci viene presentato come Gioco.

Allora, ecco il Proposito: imparare a sviluppare uno sguardo diverso, un diverso ascolto. Infatti, perché mai la Creazione non potrebbe essere un Gioco? 

E' così che possiamo rischiarare di nuova luce il Gioco supremo in questione. E' guardando le cose dall'alto che possiamo penetrare in un'altra dimensione, uno spazio interiore in cui comprendiamo il principio seguente: il Divino si interpreta da Sé.

E' il Suo Soffio che si confonde con la Creazione; è il Suo Soffio, quindi, il Suo Sogno Primordiale, a propagarsi in noi, e che portiamo in noi. Ecco da dove deriva la nostalgia che conosciamo fin dalla Notte dei Tempi, questa conoscenza innata di una Pienezza assoluta a cui aspiriamo e che per contrasto evidenzia una sorta di vuoto, di Assenza interiore.

E' chiaro che non vi è Creatore senza Creazione, e che un Creatore è infinitamente presente, permanentemente, a tutti i livelli della Sua Creazione. Ecco perché sarebbe vano tentare di separarli l'Uno dall'Altra. Non bisogna forse essere in Due per generare un movimento di Vita?

Il Vangelo di Maria Maddalena... restituito dal Libro del Tempo - Daniel Meurois - Givaudan





martedì 13 gennaio 2015

Gli Oannes

Dalla religione mesopotamica, gli Egizi hanno derivato il simbolo del Pesce Sacro. L’Oannes babilonese è il Pesce/Salvatore. Nella religione indù è detto Matsya, un termine sanscrito da cui deriva Messia. Nei vangeli, l’Oannes viene personificato in Iohannes, Giovanni Battista, che versa sul capo di Gesù (immerso nelle acque basse della non-consapevolezza) le acque alte dell’Illuminazione. 

Il Battesimo ha questo significato.

Gesù è l’incarnazione di Dio come il Faraone è l’incarnazione di Osiride: in entrambi i casi, la storia viene legata al mito.

Daniele Luttazzi, tratto da https://danieleluttazzi.wordpress.com/2015/01/07/87/


 





















lunedì 12 gennaio 2015

il Tuono, Mente Perfetta

Io fui mandata avanti dal Potere,
ed Io sono venuta presso coloro che riflettono su di Me,
ed Io sono stata trovata tra quelli che Mi cercano.

Cercatemi, voi che meditate su di Me, e voi uditori, ascoltateMi.
Voi che Mi state aspettando, portateMi a voi.
E non allontanateMi dalla vostra vista.
E non fate in modo che la vostra voce Mi possa odiare, e neppure il vostro ascolto.
Non ignorateMi, ovunque ed in ogni tempo. State in guardia!
Non ignorateMi.

Perché Io sono la Prima e l’Ultima.
Io sono l'Onorata e la Disprezzata.
Io sono la Prostituta e la Santa.
Io sono la Sposa e la Vergine.
Io sono la Madre e la Figlia.
Io sono le Membra di Mia Madre.

Io sono la sterile
E molti sono i miei figli.

Io sono Colei il cui matrimonio è grande, eppure Io non ho marito.
Io sono la levatrice e Colei che non partorisce.
Io sono il conforto dei Miei dolori del parto.
Io sono la Sposa e lo Sposo,
ed è Mio marito che Mi generò.

Io sono la Madre di Mio Padre
e la Sorella di Mio Marito
Ed Egli è la Mia progenie.
Io sono la Schiava di Colui, il quale mi istruì.

Io sono il Sovrano della Mia progenie.
Ma egli è colui il quale mi generò prima del tempo, nel giorno della nascita.
Ed egli è la mia progenie, a suo tempo, ed il mio potere proviene da lui.
Io sono l'appoggio del suo potere nella sua giovinezza, ed egli il sostegno della mia vecchiaia.
E qualsiasi cosa egli voglia, mi succede.

Io sono il silenzio che è incomprensibile,
e l'idea il cui ricordo è costante.
Io sono la voce il cui suono è multiforme
e la parola la cui apparizione è molteplice.
Io sono la pronuncia del mio nome.

Perché, voi che mi odiate, mi amate,
ed odiate quelli che mi amano?
Voi che mi rinnegate, mi riconoscete,
e voi che mi riconoscete, mi rifiutate.
Voi che dite la verità su di me, mentite su di me,
e voi che avete mentito su di me, dite la verità.

Voi che mi conoscete, ignoratemi,
e quelli che non mi hanno conosciuta,
lasciate che mi conoscano.


Perché Io sono il sapere e l’ignoranza.
Io sono la vergogna e l’impudenza.
Io sono la svergognata; Io sono colei che si vergogna.
Io sono la forza e la paura.
Io sono la guerra e la pace.
Prestatemi attenzione.
Io sono la disonorata e la grande.
Prestate attenzione alla mia povertà e alla mia ricchezza.

Non siate arroganti con me quando Io sono gettata fuori sulla terra,
e voi mi troverete in quelli che stanno per giungere.
E non cercatemi nel mucchio di letame
Non andate lasciandomi esiliata fuori,
e voi mi troverete nei regni.
E non cercatemi quando sono gettata fuori
tra coloro che sono disgraziati e nei luoghi più miseri.

Non ridete di me.
E non lasciatemi fuori tra quelli che sono uccisi nella violenza.
Ma Io, Io sono compassionevole ed Io sono crudele.
State in guardia!
Non odiate la mia obbedienza
E non amate il mio auto controllo.
Nella mia debolezza, non abbandonatemi,
e non siate spaventati del mio potere.
Perché voi disprezzate la mia paura
E maledite la mia gloria?
Ma Io sono Colei che esiste in tutti i timori
E la forza nel tremare.
Io sono quella che è debole,
ed Io sto bene in un luogo piacevole.
Io sono la dissennata ed Io sono la saggia.
Perché mi avete odiata nelle vostre deliberazioni?
Perché Io dovrò essere silenziosa tra quelli che sono silenziosi,
ed Io dovrò apparire e parlare,
Perché quindi mi avete odiata, voi Greci?
Perché Io sono una barbara tra i barbari?
Perché Io sono la saggezza dei Greci
Ed il sapere dei Barbari.
Io sono il giudizio dei Greci e dei barbari.
Io sono quella la cui immagine è grande in Egitto
e quella che non ha immagine tra i barbari.

Io sono quella che è stata odiata ovunque
e quella che è stata amata in ogni luogo.
Io sono quella che essi chiamano Vita,
e che voi avete chiamato Morte.
Io sono quella che essi chiamano Legge,
e voi avete chiamato Illegalità.
Io sono quella che voi avete inseguito,
ed Io sono Colei che avete afferrato.
Io sono quella che avete dispersa,
eppure mi avete raccolta insieme.
Io sono quella di cui prima vi siete vergognati,
e voi siete stati svergognati verso di me.
Io sono colei che non riceve festeggiamenti,
ed Io sono quella le cui celebrazioni sono molte.

Io, Io sono senza Dio,
ed Io sono quella il cui Dio è grande.
Io sono quella sui cui avete meditato,
eppure voi mi avete disprezzata.
Io sono incolta,
ed essi imparano da me.
Io sono quella che voi avete disprezzata,
eppure riflettete su di me.
Io sono quella dalla quale vi siete nascosti,
eppure voi apparite a me.
Ma se mai vi nascondeste,
Io stessa apparirò.
Perché se mai voi appariste,
Io stessa mi nasconderò da voi.

Quelli che hanno(…) ad esso (…) insensibilmente.
Prendetemi ( …conoscenza ) dal dolore
Ed accoglietemi
Da ciò che è conoscenza e dolore.
Ed accoglietemi dai luoghi che sono brutti e in rovina,
e sottratti da quelli che sono buoni
anche se in bruttezza.
Fuori dalla vergogna, portatemi a voi sfacciatamente,
e fuori dalla sfrontatezza e dalla vergogna,
riprendete le mie membra in voi.
E venite a promuovermi, voi che mi conoscete
E voi che conoscete le mie membra,
e stabilite la Grande tra le prime piccole creature.
Venite ad appoggiarmi presso l’infanzia,
e non disprezzatela perché è piccola e piccina.
E non distaccate le grandezze in diverse parti dalle piccolezze,
perché le piccolezze sono conosciute dalle grandezze.

Perché mi maledite e mi venerate?
Voi avete recato offesa e voi avete avuto misericordia.
Non separatemi dai primi che avete conosciuto.
E non allontanate, né scacciate alcuno
[...] scacciare voi e [...conoscer] lo per niente.
[...].
Ciò che è mio [...].

Conosco quelli che vennero per primi e quelli dopo di loro conoscono me.
Ma Io sono la Mente [Perfetta] ed il riposo di [...].
Io sono la conoscenza della mia domanda,
E la scoperta di quelli che aspirano a me,
e il comando di quelli che di me domandano,
e il potere dei poteri nella mia scienza
degli angeli, che sono stati mandati al mio ordine,
e degli dei nelle loro ere dal mio consiglio,
e degli spiriti di ogni uomo che esiste con me,
e delle donne che dimorano dentro di me.
Io sono quella che è venerata, e che è pregata,
e che è disprezzata sdegnosamente.

Io sono la pace,
e la guerra è venuta per causa mia.
E Io sono uno straniero e un compatriota.
Io sono la sostanza e quello che non ha sostanza.
Quelli che sono senza unione con me sono ignari di me,
e quelli che sono nella mia sostanza sono quelli che conoscono me.
Quelli che sono vicini a me sono stati ignari di me,
e quelli che sono distanti da me sono quelli che mi hanno conosciuto.
Nel giorno in cui Io sono vicino a te, tu sei distante da me,
e nel giorno in cui Io sono distante da te, Io sono vicino a te.

[Io sono ...] dentro.
[Io sono ...] delle nature.
Io sono [...] della creazione degli spiriti.
[...] preghiera delle anime.
Io sono il controllo e l'incontrollabile.
Io sono l'unione e la dissoluzione.
Io sono ciò che è perenne ed Io sono la dissoluzione della materia.

Io sono quella sotto,
ed essi vengono sopra di me.
Io sono il giudizio e l'assoluzione.
Io, Io sono senza peccato,
e la radice del peccato deriva da me.
Io bramo avidamente l'apparenza esteriore,
e il proprio controllo interiore esiste dentro di me.
Io sono l'ascolto accessibile a tutti
E il discorso che non può essere capito.
Io sono un muto che proprio non parla,
e grande è la moltitudine delle mie parole.

Ascoltatemi in grazia, e imparate di me con approssimazione.
Io sono colei che urla,
e Io sono rigettata sopra la faccia della terra.
Io preparo il pane e la mia mente dentro.
Io sono la conoscenza del mio nome.
Io sono quella che grida,
ed Io ascolto.
Io appaio e [... ] cammino in [... ] sigillo del mio [... ].
Io sono [... ] la difesa [... ].
Io sono quella che è chiamata Verità e ingiustizia [... ].

Voi mi onorate [... ] e voi mormorate contro di me.
Voi che siete conquistati, giudicate chi conquista voi
prima che essi esprimano sentenza contro di voi,
perché il giudizio e la parzialità risiedono in voi.
Se voi siete condannati da questo, chi vi affrancherà?
Oppure, se voi sarete liberati da questo,
chi sarà in grado di tenervi in custodia?
Perché ciò che è dentro di voi è quello che a voi è fuori,
e quello che vi avvolge all’esterno
è quello che dà la forma all’interno di voi.
E quello che voi vedete fuori di voi, voi lo vedete dentro di voi;
esso è evidente ed è il vostro vestito.

Ascoltatemi, voi che mi udite,
e imparate le mie parole, voi che mi conoscete.
Io sono la conoscenza che è accessibile a chiunque:
Io sono il discorso che non può essere compreso.
Io sono il nome del suono
e il suono del nome.
Io sono il segno della lettera
e la destinazione della separazione
Ed Io [...].(3 linee mancanti)
[...] luce [...].
[...] ascoltatori [...] a voi
[...] il grande potere.
E [...] non rimuoverà il nome.
[...] all’entità che mi ha creato.
E Io dirò il suo nome.
Fate attenzione allora alle sue parole
e a tutte le scritture che sono state composte.
Prestate attenzione allora, voi che ascoltate
ed anche voi, gli angeli e quelli che sono stati inviati,
e voi spiriti che vi siete levati dai morti.

Perché Io sono quella che da sola esiste,
ed Io non ho alcuno che mi giudicherà.
Perché sono molti i gradevoli aspetti che esistono
in numerosi peccati
e smoderatezze
e passioni scandalose
e piaceri momentanei
che (gli uomini) assaporano finché non diventano equilibrati
e salgono al loro luogo di riposo.

E loro mi troveranno lì
ed essi vivranno
ed essi non moriranno di nuovo.




mercoledì 7 gennaio 2015

una Storia d'Egitto - capitolo V



La Regina arrivò con le vesti lacerate e i piedi feriti, un macigno nel petto e un labbro tremante, alle porte del Regno. E le trovò sbarrate.

Due uomini della Casta dei Guerrieri presidiavano quell'entrata che sempre era stata accessibile ai viandanti, perché quella terra mai aveva conosciuto un uomo che fosse considerato un pericolo per i propri Fratelli e Sorelle. 
La Regina fu bloccata senza spiegazioni, ma quando si tolse il mantello dal capo e piantò i suoi occhi neri infuocati in quelli dei guerrieri, le porte si spalancarono al ricordo della sua Antica Regalità.


Entrò nel viale che conduceva a quello che era stato il suo palazzo, lanciando sguardi addolorati tutt'intorno. L'atmosfera era cambiata. Sentimenti di cui nessuno aveva ancora mai inventato il nome aleggiavano tra i sudditi. Oggi diremmo la diffidenza, la paura dell'altro, la prontezza all'attacco. 

Per quanto Lei avesse accettato quell'avvicendamento di potere, non riusciva a evitare tuttavia di stupirsi della rapidità con cui quel maleficio pareva essersi propagato, al punto che anche la terra, dopo solo un Ciclo di Luna, appariva arida e secca, incapace di nutrire i suoi figli. 

Si avvicinò ad un agricoltore, che parve guardare con sospetto le sue vesti lacere e i suoi piedi feriti. Non le rivolse il consueto abbraccio che Lei e tutte le Sue Antenate avevano insegnato un tempo a rivolgere a qualunque straniero entrasse nel Regno. Né tantomeno sembrò preoccuparsi di offrirle un catino per lavare i suoi piedi stanchi e sanguinanti, altra consuetudine d'Egitto.

debdeashakti (continua) 




una Storia d'Egitto - capitolo IV



La Regina non ebbe un attimo di esitazione. doveva tornare indietro e assicurarsi coi propri occhi che nulla fosse più possibile, prima di procedere con la sua decisione di abbandonare definitivamente la propria terra e il proprio popolo, che amava come una Madre ama il figlio.


Mentre percorreva a ritroso la strada verso casa, coi piedi nudi e delicati privi dei calzari raffinati che sempre li avevano rivestiti in patria, sentiva il sangue scorrere attraverso le lacerazioni della carne e del cuore. 
Mai due padri avrebbero dovuto avere in gestione un popolo, nemmeno se Iniziati ai Misteri della Madre: ma tantopiù i due Guerrieri usurpatori, pronti fin da subito ad atti insani e punitivi. 
Eppure, nella sua infinita saggezza, la Regina sapeva che se ciò era stato possibile, il Fato e gli Dèi stavano semplicemente manifestando la propria magnificenza, già dimostrata nell'atto di dotare l'essere umano del potere della scelta. Il suo popolo era stato rapido ad assimilare quello stolto pensiero, ancor più rapido ad accettare di buon grado l'avvicendamento al potere. 

Il divide et impera non si può imporre a coloro che restano saldi nel principio della Fratellanza.


La Regina sentì che presto quell'irresponsabile potere guerriero sarebbe dilagato nel mondo. E mai, neanche nella corsa che le lacerò la carne che intraprese per tornare indietro, pensò di potersi opporre a questo.

debdeashakti (continua)