mercoledì 7 gennaio 2015

una Storia d'Egitto - capitolo V



La Regina arrivò con le vesti lacerate e i piedi feriti, un macigno nel petto e un labbro tremante, alle porte del Regno. E le trovò sbarrate.

Due uomini della Casta dei Guerrieri presidiavano quell'entrata che sempre era stata accessibile ai viandanti, perché quella terra mai aveva conosciuto un uomo che fosse considerato un pericolo per i propri Fratelli e Sorelle. 
La Regina fu bloccata senza spiegazioni, ma quando si tolse il mantello dal capo e piantò i suoi occhi neri infuocati in quelli dei guerrieri, le porte si spalancarono al ricordo della sua Antica Regalità.


Entrò nel viale che conduceva a quello che era stato il suo palazzo, lanciando sguardi addolorati tutt'intorno. L'atmosfera era cambiata. Sentimenti di cui nessuno aveva ancora mai inventato il nome aleggiavano tra i sudditi. Oggi diremmo la diffidenza, la paura dell'altro, la prontezza all'attacco. 

Per quanto Lei avesse accettato quell'avvicendamento di potere, non riusciva a evitare tuttavia di stupirsi della rapidità con cui quel maleficio pareva essersi propagato, al punto che anche la terra, dopo solo un Ciclo di Luna, appariva arida e secca, incapace di nutrire i suoi figli. 

Si avvicinò ad un agricoltore, che parve guardare con sospetto le sue vesti lacere e i suoi piedi feriti. Non le rivolse il consueto abbraccio che Lei e tutte le Sue Antenate avevano insegnato un tempo a rivolgere a qualunque straniero entrasse nel Regno. Né tantomeno sembrò preoccuparsi di offrirle un catino per lavare i suoi piedi stanchi e sanguinanti, altra consuetudine d'Egitto.

debdeashakti (continua) 




Nessun commento:

Posta un commento