Cristina aveva anche per modello gli umanisti del Rinascimento, come Nicolò e Pico della Mirandola. Il suo problema era quello di conoscere il ruolo dell'uomo nei confronti della Divinità e quali fossero i limiti della conoscenza umana. era spinta, nel suo continuo indagare, dal voler conciliare la filosofia e la scienza con la religione, l'intelletto e la fede, gli slanci mistici del Cuore con la razionalità della mente; di capire, cioè, attraverso l'intelletto, le ragioni della Fede (Fides quaerens intellectum). Il suo atteggiamento non era quello di una passiva accettazione, ma di una conquista interiore attraverso il 'dubitare'. interessante è quanto scrive in proposito; "non si deve credere nulla se non dopo aver osato dubitare... credere a tutto è debolezza, credere a nulla è follia".
(...)
"Io non credevo nella religione in cui fui nutrita. tutto quello che mi insegnavano mi sembrava poco degno di Voi... odiavo mortalmente i lunghi e frequenti discorsi dei luterani, ma capivo che dovevo lasciarli dire e aver pazienza e che non dovevo manifestare quello che ne pensavo. divenuta più grande, mi formai una specie di religione a modo mio, attendendo quella che Voi mi avete ispirato, per la quale avevo già naturalmente una così grande inclinazione. Voi sapete quante volte, con un linguaggio sconosciuto alla maggior parte degli uomini, Vi ho chiesto la grazia di essere illuminata da Voi... e che io feci voto di obbedirVi al prezzo della mia sorte e della mia vita".
E' quel Fuoco d'Amore che la spinse fin da giovanissima a fondare l'Ordine dell'Amaranto, le cui 'fiamme immortali' sono quelle del Cuore della Regina e il cui emblema erano le due A intrecciate, simbolo di un Amore che va oltre la morte.
Cristina di Svezia e il suo Cenacolo Alchemico - Anna Maria Partini
martedì 20 gennaio 2015
la Regina di Roma e d'Amor
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sabato 17 gennaio 2015
l'Ape Regina
L’Ape è stata Simbolo di Regalità sin dai tempi degli Egizi e come tale
veniva utilizzata associata ai Faraoni, soprattutto collegata alla
sovranità sul Basso Egitto. Sempre per gli Egizi essa rappresentava la Divinità in quanto nata dalle lacrime di Ra. Nel corso della storia ha
anche rappresentato lo stesso Gesù, o per meglio dire il Cristo, in
quanto Emblema della Risurrezione a causa della sua sparizione durante i
mesi invernali ed il ritorno in primavera. Furono poi proprio i Merovingi a reintrodurre il Simbolo dell’Ape in quanto Sigillo Regale prima ancora del fiore di loto. (...) Va inoltre considerato il valore Alchemico dell’Ape determinato dalla
sua capacità di trasformare la materia, il nettare in miele, che può
essere associato al processo di Iniziazione della Massoneria tramite il
quale il novizio, la pietra grezza, viene lavorato sino a diventare una pietra perfetta.
tratto da: http://www.simonebarcelli.org/2010/04/la-cappella-di-rosslyn-rivela-un-nuovo-segreto-legato-alla-simbologia-dell-ape/
L'Ape, come Simbolo Regale di Sopravvivenza e di Resurrezione, è stata ricordata in leggende, in odi e nei testi sacri da tutti i popoli dell'antichità, perché le si accordavano dei doni divini, dei poteri sorprendenti e misteriosi. L’Ape è simbolo di fertilità, di nutrimento, di laboriosità ed efficienza, ma rappresenta anche la difesa intrepida della proprietà, della casa e quindi della famiglia. Svelare il Segreto dell'Alveare è come cercare di svelare il Mistero Femminile, penetrarne il significato, riuscire a sublimare principalmente nella sua "Regina", nell' immagine della penetrazione e fecondazione, l' importanza stessa della vita. I Celti le consideravano Messaggere degli Dei, portatrici della Conoscenza dell’Altromondo, ciò faceva del Miele un alimento sacro e pregiato, ingrediente fondamentale delle bevande rituali come l’idromele, e si riteneva fosse uno dei componenti della pozione che bolliva nel Calderone della Dea Madre, l’Awen.
Secondo la leggenda, "Api" erano chiamate le Sacerdotesse di Demetra (Dea delle messi) che nei Riti Eleusini esprimevano con un brusio di richiamo la loro raffinata istintualità. Le Api, o Melisse, sono Sacre anche alla Dea Brighid, che si dice avesse un meleto nel Mondo ultraterreno ove volavano le api per ottenere un nettare magico. La capacità dell’ape di trasformare il polline in miele si può accomunare al lento Lavoro Iniziatico. Al frutto del suo lavoro è attribuito un grande valore esoterico, per via del miele che serve alla preparazione dell’Ambrosia, bevanda Sacra presso i Celti, i Germani e i Greci, o della cera, per la composizione dei ceri, oggetti rituali e sacri. E' Emblema dell’Eterna Rinascita e del rinnovarsi della natura a causa della sua sparizione nei mesi invernali e del ritorno in primavera. Nell’antico Egitto l’Ape, paragonata all’Anima, riportava in vita il defunto qualora entrasse dalla sua bocca. Per gli Egizi la sua appartenenza divina era dovuta alla sua nascita dalle lacrime di Ra. La statua dell’Artemide (Diana) di Efeso mostra la Dea circondata da diversi animali tra cui le Api, per esprimere la ricchezza della natura, infatti anche le Sacerdotesse caste di Artemide venivano chiamate Melisse, o Api. Anche le Amazzoni spesso si definivano tali. Il ronzio incessante delle Api è spesso associato all'innalzamento dell'Energia che conduce all'estasi del Nirvana e una persona che giace in una fossa piena d'Api spesso rappresentava l'Illuminazione. Le Api sono Sacre anche a Buddha, spesso rappresentato ricoperto da questi insetti.
tratto da: http://spaziosacroaltaredibrigida.blogspot.it/2013/03/lape.html
Il fatto che anche il nome della Profetessa ebraica Deborah in ebraico significasse "Ape" suggerisce che l'associazione tra questo titolo e le Sacerdotesse oracolari era molto antica nell'area del Mediterraneo.
Marguerite Rigoglioso
tratto da: http://www.simonebarcelli.org/2010/04/la-cappella-di-rosslyn-rivela-un-nuovo-segreto-legato-alla-simbologia-dell-ape/
L'Ape, come Simbolo Regale di Sopravvivenza e di Resurrezione, è stata ricordata in leggende, in odi e nei testi sacri da tutti i popoli dell'antichità, perché le si accordavano dei doni divini, dei poteri sorprendenti e misteriosi. L’Ape è simbolo di fertilità, di nutrimento, di laboriosità ed efficienza, ma rappresenta anche la difesa intrepida della proprietà, della casa e quindi della famiglia. Svelare il Segreto dell'Alveare è come cercare di svelare il Mistero Femminile, penetrarne il significato, riuscire a sublimare principalmente nella sua "Regina", nell' immagine della penetrazione e fecondazione, l' importanza stessa della vita. I Celti le consideravano Messaggere degli Dei, portatrici della Conoscenza dell’Altromondo, ciò faceva del Miele un alimento sacro e pregiato, ingrediente fondamentale delle bevande rituali come l’idromele, e si riteneva fosse uno dei componenti della pozione che bolliva nel Calderone della Dea Madre, l’Awen.
Secondo la leggenda, "Api" erano chiamate le Sacerdotesse di Demetra (Dea delle messi) che nei Riti Eleusini esprimevano con un brusio di richiamo la loro raffinata istintualità. Le Api, o Melisse, sono Sacre anche alla Dea Brighid, che si dice avesse un meleto nel Mondo ultraterreno ove volavano le api per ottenere un nettare magico. La capacità dell’ape di trasformare il polline in miele si può accomunare al lento Lavoro Iniziatico. Al frutto del suo lavoro è attribuito un grande valore esoterico, per via del miele che serve alla preparazione dell’Ambrosia, bevanda Sacra presso i Celti, i Germani e i Greci, o della cera, per la composizione dei ceri, oggetti rituali e sacri. E' Emblema dell’Eterna Rinascita e del rinnovarsi della natura a causa della sua sparizione nei mesi invernali e del ritorno in primavera. Nell’antico Egitto l’Ape, paragonata all’Anima, riportava in vita il defunto qualora entrasse dalla sua bocca. Per gli Egizi la sua appartenenza divina era dovuta alla sua nascita dalle lacrime di Ra. La statua dell’Artemide (Diana) di Efeso mostra la Dea circondata da diversi animali tra cui le Api, per esprimere la ricchezza della natura, infatti anche le Sacerdotesse caste di Artemide venivano chiamate Melisse, o Api. Anche le Amazzoni spesso si definivano tali. Il ronzio incessante delle Api è spesso associato all'innalzamento dell'Energia che conduce all'estasi del Nirvana e una persona che giace in una fossa piena d'Api spesso rappresentava l'Illuminazione. Le Api sono Sacre anche a Buddha, spesso rappresentato ricoperto da questi insetti.
tratto da: http://spaziosacroaltaredibrigida.blogspot.it/2013/03/lape.html
Il fatto che anche il nome della Profetessa ebraica Deborah in ebraico significasse "Ape" suggerisce che l'associazione tra questo titolo e le Sacerdotesse oracolari era molto antica nell'area del Mediterraneo.
Marguerite Rigoglioso
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venerdì 16 gennaio 2015
il Simbolismo di Janus-Jana
E' stato pubblicato, qualche anno fa, da Charbonneau-Lassay su "Regnabit", un curioso documento che raffigura esplicitamente Cristo sotto le sembianze di Giano (...).
E' un cartiglio dipinto su una pagina staccata da un libro manoscritto di chiesa del secolo XV trovata a Luchon che conclude il foglietto del mese di gennaio sul calendario liminare di questo libro.
In cima al medaglione interno figura il Monogramma IHS sormontato da un Cuore; il rimanente del medaglione è occupato da un busto di Janus Bifrons, con un viso Maschile e uno Femminile, come si vede assai frequentemente; esso porta una Corona sulla testa, e tiene con una mano uno Scettro e con l'altra una Chiave.
"Sui monumenti Romani", scriveva Charbonneau-Lassay riproducendo questo documento, "Giano si mostra, come sul cartiglio di Luchon, con la Corona in testa e lo Scettro nella Mano Destra, perché è Re; tiene con l'altra mano una Chiave che apre e chiude le epoche; per questo, per estensione di concetto, i Romani gli consacravano le porte delle case e delle città... anche Cristo, come l'antico Giano, porta lo Scettro Regale con cui ha diritto in nome del Padre Celeste e dei suoi Antenati di quaggiù; e con l'altra Mano tiene la Chiave dei Segreti Eterni, la Chiave tinta del suo sangue che apre all'umanità perduta la Porta della Vita. (...)
L'interpretazione più comune dei Due Volti di Giano vede in essi la rappresentazione rispettivamente del passato e del futuro; questa interpretazione, pur essendo molto incompleta, da un certo punto di vista è comunque esatta. Per questo, in un numero abbastanza grande di rappresentazioni, i due volti sono quelli di un uomo anziano e di un uomo giovane; non è però il caso dell'Emblema di Luchon, un esame attento del quale non permette di dubitare che si tratti del Giano Androgino, o Janus-Jana, ed è quasi superfluo far notare lo stretto rapporto di questa forma di Giano con certi Simboli Ermetici come il Rebis.
Considerando il Simbolismo di Giano come riferito al tempo, è il caso di fare un'osservazione molto importante: fra il Passato che non è più e il Futuro che non è ancora, il Vero Volto di Giano, quello che guarda il Presente, non è, si dice, né l'uno né l'altro di quelli visibili. Questo Terzo Volto, infatti, è invisibile perché il Presente, nella manifestazione temporale, non è che un istante inafferrabile; ma, quando ci si innalza al di sopra delle condizioni di questa manifestazione transitoria e contingente, il Presente contiene al contrario Ogni Realtà. Il Terzo Volto di Giano corrisponde, in un altro simbolismo, quello della Tradizione Indù, all'Occhio frontale di Shiva, anch'esso invisibile, poiché non è rappresentato da nessun organo corporeo, e che raffigura il "Senso dell'Eternità". E' detto che uno sguardo di questo Terzo Occhio riduce tutto in cenere, cioè distrugge ogni manifestazione; ma quando la successione è tramutata in simultaneità, tutte le cose rimangono nell'Eterno Presente, di modo che l'apparente distruzione non è in verità che una 'trasformazione', nel senso più rigorosamente etimologico della parola..
Da queste poche considerazioni è già facile capire che Giano rappresenta veramente Colui che è, non soltanto il 'Signore del Triplice Tempo' (designazione applicata nella dottrina indù pure a Shiva), ma anche e soprattutto il 'Signore dell'Eternità'.
Simboli della Scienza Sacra - René Guénon
E' un cartiglio dipinto su una pagina staccata da un libro manoscritto di chiesa del secolo XV trovata a Luchon che conclude il foglietto del mese di gennaio sul calendario liminare di questo libro.
In cima al medaglione interno figura il Monogramma IHS sormontato da un Cuore; il rimanente del medaglione è occupato da un busto di Janus Bifrons, con un viso Maschile e uno Femminile, come si vede assai frequentemente; esso porta una Corona sulla testa, e tiene con una mano uno Scettro e con l'altra una Chiave.
"Sui monumenti Romani", scriveva Charbonneau-Lassay riproducendo questo documento, "Giano si mostra, come sul cartiglio di Luchon, con la Corona in testa e lo Scettro nella Mano Destra, perché è Re; tiene con l'altra mano una Chiave che apre e chiude le epoche; per questo, per estensione di concetto, i Romani gli consacravano le porte delle case e delle città... anche Cristo, come l'antico Giano, porta lo Scettro Regale con cui ha diritto in nome del Padre Celeste e dei suoi Antenati di quaggiù; e con l'altra Mano tiene la Chiave dei Segreti Eterni, la Chiave tinta del suo sangue che apre all'umanità perduta la Porta della Vita. (...)
L'interpretazione più comune dei Due Volti di Giano vede in essi la rappresentazione rispettivamente del passato e del futuro; questa interpretazione, pur essendo molto incompleta, da un certo punto di vista è comunque esatta. Per questo, in un numero abbastanza grande di rappresentazioni, i due volti sono quelli di un uomo anziano e di un uomo giovane; non è però il caso dell'Emblema di Luchon, un esame attento del quale non permette di dubitare che si tratti del Giano Androgino, o Janus-Jana, ed è quasi superfluo far notare lo stretto rapporto di questa forma di Giano con certi Simboli Ermetici come il Rebis.
Considerando il Simbolismo di Giano come riferito al tempo, è il caso di fare un'osservazione molto importante: fra il Passato che non è più e il Futuro che non è ancora, il Vero Volto di Giano, quello che guarda il Presente, non è, si dice, né l'uno né l'altro di quelli visibili. Questo Terzo Volto, infatti, è invisibile perché il Presente, nella manifestazione temporale, non è che un istante inafferrabile; ma, quando ci si innalza al di sopra delle condizioni di questa manifestazione transitoria e contingente, il Presente contiene al contrario Ogni Realtà. Il Terzo Volto di Giano corrisponde, in un altro simbolismo, quello della Tradizione Indù, all'Occhio frontale di Shiva, anch'esso invisibile, poiché non è rappresentato da nessun organo corporeo, e che raffigura il "Senso dell'Eternità". E' detto che uno sguardo di questo Terzo Occhio riduce tutto in cenere, cioè distrugge ogni manifestazione; ma quando la successione è tramutata in simultaneità, tutte le cose rimangono nell'Eterno Presente, di modo che l'apparente distruzione non è in verità che una 'trasformazione', nel senso più rigorosamente etimologico della parola..
Da queste poche considerazioni è già facile capire che Giano rappresenta veramente Colui che è, non soltanto il 'Signore del Triplice Tempo' (designazione applicata nella dottrina indù pure a Shiva), ma anche e soprattutto il 'Signore dell'Eternità'.
Simboli della Scienza Sacra - René Guénon
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Io Sono il Segreto del mio Nome
Io sono il silenzio che è incomprensibile,
e l'idea il cui ricordo è costante.
Io sono la voce il cui suono è multiforme
e la parola la cui apparizione è molteplice.
Io sono la pronuncia del mio nome.
Perché, voi che mi odiate, mi amate,
ed odiate quelli che mi amano?
Voi che mi rinnegate, mi riconoscete,
e voi che mi riconoscete, mi rifiutate.
Voi che dite la verità su di me, mentite su di me,
e voi che avete mentito su di me, dite la verità.
Voi che mi conoscete, ignoratemi,
e quelli che non mi hanno conosciuta,
lasciate che mi conoscano.
Perché Io sono il sapere e l’ignoranza.
Io sono la vergogna e l’impudenza.
Io sono la svergognata; Io sono colei che si vergogna.
Io sono la forza e la paura.
Io sono la guerra e la pace.
Prestatemi attenzione.
Io sono la disonorata e la grande.
Prestate attenzione alla mia povertà e alla mia ricchezza.
il Tuono, Mente Perfetta
e l'idea il cui ricordo è costante.
Io sono la voce il cui suono è multiforme
e la parola la cui apparizione è molteplice.
Io sono la pronuncia del mio nome.
Perché, voi che mi odiate, mi amate,
ed odiate quelli che mi amano?
Voi che mi rinnegate, mi riconoscete,
e voi che mi riconoscete, mi rifiutate.
Voi che dite la verità su di me, mentite su di me,
e voi che avete mentito su di me, dite la verità.
Voi che mi conoscete, ignoratemi,
e quelli che non mi hanno conosciuta,
lasciate che mi conoscano.
Perché Io sono il sapere e l’ignoranza.
Io sono la vergogna e l’impudenza.
Io sono la svergognata; Io sono colei che si vergogna.
Io sono la forza e la paura.
Io sono la guerra e la pace.
Prestatemi attenzione.
Io sono la disonorata e la grande.
Prestate attenzione alla mia povertà e alla mia ricchezza.
il Tuono, Mente Perfetta
giovedì 15 gennaio 2015
una Storia d'Egitto - capitolo VII
La Regina si svegliò all'alba, sotto una spessa coltre di
grigia nebbia.
Aveva pianto tutte le lacrime che aveva potuto e non le restava
altro che dirigersi a palazzo e affrontare i due Padri usurpatori.
Entrò annunciata da un guerriero messo a vigilare l'accesso
alla Sala del Trono. Per quanto lacera e malvestita, il suo sguardo rifulgente
della Luce della Divina Iside suscitava ancora quel sacro rispetto a cui nessun
mortale aveva mai saputo sottrarsi, in nessuna delle infinite galassie senza
tempo. Si trovò di fronte il suo antico allievo, quel giovane tanto bello e
fiero da sembrare un angelo ribelle. Mai era riuscita ad addomesticarlo, ma non
se ne rammaricava, perché certe nature umane nascono con l'impronta del divino
Osiride impressa a fuoco nella coscienza, e non possono essere piegate, ma solo
saggiamente dirette. Guai a indirizzarle in una direzione pericolosa per la
terra e i suoi figli, questo era ciò che Lei e tutte le sue antenate sapevano
essere il Sacro Mistero di quell'energia interamente indomita e virile.
"Che cosa hai fatto.."
Il giovane Re la guardò superbo. Non aveva preso bene la sua decisione di abbandonare il Regno, perché nella sua arroganza autosufficiente era riuscito tuttavia a presagire che l'Energia di Iside era fondamentale per mantenere coesa una comunità.
"Che t'importa. Te ne sei andata, non ti riguarda più".
debdeashakti (continua)
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mercoledì 14 gennaio 2015
una Storia d'Egitto - Capitolo VI
"Che cos'è successo alla terra?", domandò la Regina all'uomo, già sapendo la risposta.
"La terra si è spenta, straniera, e adesso non sa più
nutrirci. Dovremo presto lasciare i campi e partire alla conquista di nuova
terra".
"Ma la terra non si conquista, fratello. noi le
apparteniamo e Lei ci nutre come una Madre. Che ne sarà dei fratelli che
incontrerete sul vostro cammino e che vivono ancora come figli di Iside?"
"Li conquisteremo, straniera. E non chiamarmi fratello. E' proibito adesso. Nuove regole vigono nel Regno da quando i due Padri lo
guidano".
La Regina rimase a riflettere per un po'.
Sentiva che tutto
ciò che aveva sempre insegnato al proprio popolo non poteva essersi estinto,
forse era solo sopito nel torpore di quel cambiamento tanto rapido quanto
violento.
"Ho sentito di un uomo condannato a lasciare il corpo
prima che al divino Osiride piaccia di richiamarlo a sé. come è
possibile?".
L'uomo sfoggiò un sorriso inquietante e compiaciuto.
"I due Padri hanno detto che ha violato le regole,
mancando di rispetto alla loro autorità e mettendo così in pericolo l'intero Regno. Domani sarà pubblicamente processato nella piazza del mercato e poi
costretto a rendere l'anima al divino Osiride. E' proprio Osiride a volerlo,
l'ha detto uno dei due Padri, durante l'ultima cerimonia sacra in suo
onore".
La Regina ringraziò l'uomo e si allontanò sgomenta, rifugiandosi in un vicolo alla luce della luna e iniziò un pianto lento e abissale. Usurpare il Potere Regale era un errore umano. ma usurpare quello Sacerdotale era un atto ispirato dall'oscurità più cieca che risieda negli universi.
Si accasciò a terra e trascorse la notte tra gli spasmi di
dolore.
debdeashakti (continua)
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il Sogno di Dio, il Gioco della Dea
Sì, è proprio da un Sogno che Tutto è nato!
Questo è il Postulato di base del Vangelo di Maria Maddalena, dal quale tutto procede. Evidentemente, si tratta di un Sogno con la S maiuscola, il Sogno della Forza inafferrabile che chiamiamo Dio. Dio che si proietta interamente in un ideale... la Creazione.
Ed è qui che appare improvvisamente ciò che con tanta difficoltà riusciamo a concepire, ciò che ci separa dalla nostra essenza: siamo Figli di un Sogno divino. E non solo: un Sogno che ci viene presentato come Gioco.
Allora, ecco il Proposito: imparare a sviluppare uno sguardo diverso, un diverso ascolto. Infatti, perché mai la Creazione non potrebbe essere un Gioco?
E' così che possiamo rischiarare di nuova luce il Gioco supremo in questione. E' guardando le cose dall'alto che possiamo penetrare in un'altra dimensione, uno spazio interiore in cui comprendiamo il principio seguente: il Divino si interpreta da Sé.
E' il Suo Soffio che si confonde con la Creazione; è il Suo Soffio, quindi, il Suo Sogno Primordiale, a propagarsi in noi, e che portiamo in noi. Ecco da dove deriva la nostalgia che conosciamo fin dalla Notte dei Tempi, questa conoscenza innata di una Pienezza assoluta a cui aspiriamo e che per contrasto evidenzia una sorta di vuoto, di Assenza interiore.
E' chiaro che non vi è Creatore senza Creazione, e che un Creatore è infinitamente presente, permanentemente, a tutti i livelli della Sua Creazione. Ecco perché sarebbe vano tentare di separarli l'Uno dall'Altra. Non bisogna forse essere in Due per generare un movimento di Vita?
Il Vangelo di Maria Maddalena... restituito dal Libro del Tempo - Daniel Meurois - Givaudan
Questo è il Postulato di base del Vangelo di Maria Maddalena, dal quale tutto procede. Evidentemente, si tratta di un Sogno con la S maiuscola, il Sogno della Forza inafferrabile che chiamiamo Dio. Dio che si proietta interamente in un ideale... la Creazione.
Ed è qui che appare improvvisamente ciò che con tanta difficoltà riusciamo a concepire, ciò che ci separa dalla nostra essenza: siamo Figli di un Sogno divino. E non solo: un Sogno che ci viene presentato come Gioco.
Allora, ecco il Proposito: imparare a sviluppare uno sguardo diverso, un diverso ascolto. Infatti, perché mai la Creazione non potrebbe essere un Gioco?
E' così che possiamo rischiarare di nuova luce il Gioco supremo in questione. E' guardando le cose dall'alto che possiamo penetrare in un'altra dimensione, uno spazio interiore in cui comprendiamo il principio seguente: il Divino si interpreta da Sé.
E' il Suo Soffio che si confonde con la Creazione; è il Suo Soffio, quindi, il Suo Sogno Primordiale, a propagarsi in noi, e che portiamo in noi. Ecco da dove deriva la nostalgia che conosciamo fin dalla Notte dei Tempi, questa conoscenza innata di una Pienezza assoluta a cui aspiriamo e che per contrasto evidenzia una sorta di vuoto, di Assenza interiore.
E' chiaro che non vi è Creatore senza Creazione, e che un Creatore è infinitamente presente, permanentemente, a tutti i livelli della Sua Creazione. Ecco perché sarebbe vano tentare di separarli l'Uno dall'Altra. Non bisogna forse essere in Due per generare un movimento di Vita?
Il Vangelo di Maria Maddalena... restituito dal Libro del Tempo - Daniel Meurois - Givaudan
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